Autore Redazione
venerdì
21 Febbraio 2014
00:00
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Cronaca - Tortona

Imprenditore tortonese ‘sorvegliato speciale’ per legami con la criminalita’

Imprenditore tortonese ‘sorvegliato speciale’ per legami con la criminalita’

Il Tribunale di Alessandria ha riconosciuto come “persona socialmente pericolosa” il noto imprenditore edile tortonese, Francesco Ruberto. Il 50enne è stato infatti sottoposto a un provvedimento di sorveglianza speciale e all’obbligo di soggiorno per 3 anni nel Comune di Tortona, oltre al versamento di una cauzione di 10 mila euro. Il provvedimento, così come previsto dalle disposizioni del nuovo Codice Antimafia, è scattato a seguito della richiesta inoltrata dal Questore di Alessandria, Mario Della Cioppa, ed è frutto della collaborazione tra Questura, Carabinieri e Guardia di Finanza. La condivisione dei dati raccolti da tutte le Forze dell’Ordine ha reso più robusti i sospetti sui legami tra la criminalità organizzate e il 50enne.
Gli elementi raccolti partono da una denuncia delle Fiamme Gialle che, alcuni mesi prima, avevano accertato l’intestazione fittizia di un’automobile eseguita da Ruberto in favore di Aldo Gaglianò, noto pregiudicato calabrese, da anni residente nel tortonese e insieme al fratello Ercole sottoposto a sorveglianza speciale per presunti legami con la ‘ndrangheta. Un’intestazione, secondo gli inquirenti, attuata allo scopo di evitare il sequestro del bene di Gaglianò.
Le Forze di Polizia avrebbero però trovato ulteriori collegamenti tra Ruberto e la criminalità organizzata calabrese anche scavando tra i dipendenti delle aziende dell’imprenditore tortonese. Nell’elenco di nomi le Forze di Polizia hanno infatti riconosciuto quello di Antonio Ditto, ritenuto collegato al clan degli Strangio e destinatario di una misura di prevenzione in corso di dibattimento. I legami tra Francesco Ruberto e la ‘ndrangheta sarebbero però emersi anche nell’ambito della maxi-operazione ‘Infinito”, condotta dai Carabinieri del Ros e dalle Direzioni Distrettuali Antimafia di Reggio Calabria e Milano. Le intercettazioni telefoniche avrebbero infatti svelato “l’influenza” sulle attività dell’imprenditore tortonese da parte di Carmine Giuseppe Verterame, in carcere a Novara per il reato di associazione a delinquere di stampo mafioso.
Il provvedimento illustrato in conferenza stampa dal Questore Mario Della Cioppa, affiancato dal Dirigente della Divisione Anticrimine, Alessandro Perugini, dal Comandante provinciale dei Carabinieri, Alessandro Della Nebbia, accompagnato dal Comndante della Compagnia di Alessandria, Massimiliano Girardi e dal Comandante provinciale della Guardia di Finanza, Antonio Borgia, si associa alle notizie giunte dalla Prefettura solo un mese fa. Il nome dell’imprenditore tortonese era infatti finito sui giornali in seguito allo stop all’attività delle sue aziende disposto dal Prefetto, Romilda Tafuri proprio per presunti legami con esponenti della criminalità organizzata.
Francesco Ruberto, hanno infine spiegato ancora le forze dell’ordine, gestisce infatti una lunga serie di attività in provincia. L’imprenditore è titolare, o socio di maggioranza, di un gruppo di aziende tra cui la “Idrotecnica” di Tortona, specializzata nel commercio all’ingrosso di materiali da costruzione, ‘l’Immobiliare Patrizia s.r.l.’, addetta alla compravendita di beni immobili, la ‘Ruberto Francesco & C. S.a.s.’ per la gestione di stazioni di servizio, distribuzione di carburante e ristorazione, l’Immobiliare Gierrebi s.r.l. con sede a Novi Ligure. “Dominus” di almeno altre cinque società, secondo gli inquirenti, Francesco Ruberto avrebbe anche gestito in prima persona la “Ruberto s.r.l.” di Tortona, azienda del settore immobiliare e dell’edilizia, intestata però “in maniera fittizia” al figlio.

Francesco Ruberto, nel 2007, era stato vittima di un attentato vicino a casa, a Mombisaggio. Ignoti spararono diversi colpi da arma da fuoco contro la sua auto, ma l’uomo riuscì a sfuggire all’attentato. 

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