Autore Redazione
mercoledì
4 Giugno 2014
00:00
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Cronaca - Valenza

Choc a Valenza: cassa a rotazione per 160 lavoratori del gruppo Damiani

Choc a Valenza: cassa a rotazione per 160 lavoratori del gruppo Damiani

Il sole splendeva ieri mattina su Valenza. Una giornata apparentemente come tante altre in una città fatta di laboratori e operosità, senza sussulti né clamori. Eppure, mentre i raggi solari rimbalzavano sui tetti, il distretto faceva i conti con la crudeltà del tempo che scorre e cambia tutto. Bastava scendere gli scalini dell’oratorio Sant’Antonio per accorgersi che la crisi non molla e azzanna le certezze, senza guardare in faccia nessuno. Entrare in quella sala e trovarsi davanti oltre 120 lavoratori in attesa di conoscere come potrebbero cambiare le loro vite, racconta un altro mondo, quello vero, fatto di pensieri che rimbalzano in testa, che stropicciano le notti e che fanno traballare il futuro. Il numero dei lavoratori riunito nell’oratorio Sant’Antonio era imponente, perché dietro a ognuna di quelle persone ci sono delle famiglie e la tenuta di una parte considerevole di città. Erano tutti là per capire cosa faranno nei prossimi mesi Damiani e Rocca. Le aziende, da aprile, hanno infatti avviato una richiesta di cassa integrazione straordinaria per, complessivamente, oltre 160 lavoratori (150 per Damiani e 18 per Rocca). Quel silenzio religioso e composto, quella folla di persone rappresenta uno choc per la città dell’oro. Il passato rassicurante è ormai sempre più lontano e preoccupa la Cgil che ha usato parole dirette per rappresentare la situazione in assemblea: “si è aperta una procedura che fa preoccupare per i numeri e le cifre – ha spiegato Massimo Mensi, Filcams Cgil nazionale. Attualmente c’è una richiesta di cassa integrazione straordinaria. La procedura ha comunque ancora dei margini di lavorazione e di confronto anche al Ministero e noi siamo fiduciosi su un lavoro di mediazione per la tutela dei lavoratori e per il mantenimento dei livelli di efficienza dell’azienda.”
Le domande sono fioccate a ripetizione, timide e composte, e hanno permesso alla Cgil di percepire quale sia la situazione all’interno dell’azienda: “abbiamo capito questa mattina che i lavoratori non erano perfettamente a conoscenza della situazione – ha spiegato Mario Galati della Filcams Cgil.”

Il sindacato in queste settimane ha già iniziato a imbastire una trattativa volta “alla massima tutela dei dipendenti“. L’idea è di applicare i contratti di solidarietà, ritenuti “un’opportunità anche per l’azienda visto che permette anche di immaginare un rilancio – ha spiegato ancora Galati. Al Ministero nel prossimo incontro di giovedì proporremo questa soluzione per evitare una cassa integrazione straordinaria che, in qualche modo, potrebbe mettere a rischio il futuro dei posti di lavoro. In questa maniera contiamo di mettere al riparo i lavoratori da ogni possibile licenziamento in una città come Valenza già segnata da troppi problemi.”
E infatti a Valenza la crisi non scherza. I numeri citati nei documenti e in assemblea sono crudi e schietti: “anche i numeri hanno un’anima e dietro le cifre ci sono delle famiglie – ha spiegato ancora Massimo Mensi. Poi, dati i rapporti con la città, questa situazione rischia di rappresentare un impoverimento di tutta la comunità. Non a caso il sindacato ha voluto avviare questo confronto diretto con i lavoratori per vedere i termini dell’impatto e decidere insieme quali misure prendere. Oggi c’è stato un segnale positivo in termini di solidarietà”.
Dall’altra parte Giuseppe Viola, Direttore Centrale di Damiani spa, raggiunto da Radio Gold News, ha spiegato: “la domanda che abbiamo inoltrato formalmente al Ministero riguarda 160 persone degli stabilimenti di Valenza e Milano. Tuttavia – ha voluto puntualizzare il Direttore – occorre prestare attenzione perché questa cifra rappresenta la popolazione su cui l’operazione insisterà, ma non significa certamente che andranno in cassa integrazione 160 persone contemporaneamente. Le persone verranno scelte di volta in volta anche per la natura stagionale del lavoro che abbiamo. Da questo ragionamento sono esclusi i collaboratori nei vari negozi dove non abbiamo ridondanze”.
L’operazione avviata da Damiani, ha spiegato Viola, parte dalla denunciata necessità “di un percorso di risanamento del gruppo, un prerequisito fondamentale per affrontare sufficientemente sani un periodo di nuovo sviluppo. Abbiamo messo in atto tutta una serie di processi di ristrutturazione. Il business sta diventando sempre più internazionale e prevede dei punti di forza che stanno nell’italianità e nello sviluppo del prodotto fatto in Italia e sono cose che abbiamo cercato di presidiare. Nel tempo abbiamo arretrato alcune strutture all’estero in favore di quella italiana e quindi abbiamo rinforzato dove è stato possibile l’assetto italiano. Oggi però il mercato è sempre più internazionale e quindi abbiamo bisogno di rimodellare il profilo organizzativo del gruppo.”
In questo caso però Giuseppe Viola rifugge la parola delocalizzazione: “è una semplice operazione di adeguamento delle strutture e del profilo dei costi alle dinamiche del business”. Tutto sarebbe incentrato quindi su ‘un’operazione di risanamento’ la cui durata è agganciata alla necessità di azzerare le passività riscontrate negli esercizi precedenti: “il gruppo ha sopportato negli anni scorsi sforzi importanti. Per fortuna il gruppo è solido e ha continuato a non fermare la catena degli investimenti necessari a garantire un futuro all’azienda. Abbiamo risentito delle congiunture dei mercati tradizionali, italiani ed europei ma l’azienda non ha mai fermato la catena degli investimenti. Per affrontare con energia e snellezza nuove fasi di sviluppo, che possono essere anche importanti, dobbiamo avere una forma finanziaria molto più adeguata. Ci siamo dati come obiettivo di riportare i conti in pareggio.”
Adesso però bisogna guardare al contingente e quindi alla trattativa da avviare con i sindacati, decisi a garantire al massimo i lavoratori. In questo caso però la soluzione ambita dalla Cgil, vale a dire i contratti di solidarietà, dovrà scontrarsi con l’approccio rigido del gruppo Damiani: “posso capire la loro richiesta, ma sinceramente credo che le cifre su cui stiamo facendo questa operazione e la nostra articolazione organizzativa e artigianale ci induce a pensare che la cassa integrazione straordinaria sia la soluzione migliore per modellare questo tipo di intervento rispetto alla nostra realtà. E’ un’operazione che sottrarrà forza alla struttura organizzativa però siamo convinti che lo strumento della cassa sia più congruo per gli interventi mirati specificamente sull’organizzazione”.
Il Gruppo Damiani, rispetto ai numeri complessivi del personale coinvolto nella cassa, immagina di applicare l’ammortizzatore sociale a “un terzo delle persone interessate. Proprio per questo abbiamo scelto questo strumento: per identificare i periodi adatti e le parti dell’organizzazione di volta in volta chiamati in causa”.
La prossime tappa sarà giovedì al Ministero. Da una parte la Cgil, intenzionata a non cedere e a far “lavorare tutti e meno”, dall’altra il Gruppo Damiani determinato sul percorso della cassa.

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