Autore Redazione
mercoledì
8 Marzo 2017
07:47
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Cronaca - Casale Monferrato

La Polizia insieme alle donne contro le violenze di genere

La Polizia insieme alle donne contro le violenze di genere

CASALE MONFERRATO – “Se ti ricatta … non è amore. Se minaccia te o i tuoi figli … non è amore. Se ti isola, umilia, offende …non è amore. Se ti perseguita con mail e sms ossessivi ….non è amore. Se ti prende con violenza quando non vuoi … non è amore. Se ti chiede “l’ultimo appuntamento” …non è amore”. Se ti uccide …non è amore“.

Con questo messaggio la Polizia di Stato torna in piazza con una campagna di sensibilizzazione contro la violenza di genere, accompagnata dallo slogan: ”Questo non è amore”.

In questa seconda occasione, la Questura di Alessandria ha scelto di allestire, oggi, 8 marzo, dei gazebo in Piazza Mazzini a Casale Monferrato.

Il confronto con la città cerca di rompere l’isolamento e il dolore delle vittime di violenza di genere, offrendo il supporto di un’equipe di operatori specializzati, in prevalenza composta da donne e formata da personale di Polizia specializzato, da medici, psicologi e da rappresentanti dei centri antiviolenza.

La postazione della Polizia di Stato accoglierà gli alunni delle classi IV e V delle scuole secondarie superiori e i cittadini che vorranno ricevere informazioni e/o denunciare, in ambiente protetto, episodi di violenza.

Accanto al personale della Sezione Anticrimine e della Squadra investigativa del locale Commissariato e dell’Ufficio controllo del territorio, saranno presenti, inoltre, un operatore socio-assistenziale del Centro di ascolto di Casale e una rappresentante del centro antiviolenza “Me.dea”, che già in altre occasioni hanno rappresentato preziose risorse per lo sviluppo di iniziative di settore, integrando per gli aspetti di specifica competenza, l’attività del personale della Polizia di Stato.

Oltre alla tutela offerta dalla legge, che va dagli strumenti dell’allontanamento d’urgenza dalla casa familiare, dell’ammonimento del Questore nei casi di violenza domestica, al divieto di avvicinamento fino ai domiciliari e al carcere per i casi più gravi, la battaglia più importante si gioca sul campo della prevenzione in cui la Polizia di Stato è impegnata, non solo nel contribuire attraverso l’informazione al superamento di una mentalità di sopraffazione, ma a fare da sentinella per intercettare prima possibile comportamenti violenti e intimidatori.

In questa prospettiva si muove l’adozione dall’inizio dell’anno del protocollo E.V.A. (Esame delle Violenze Agite) da parte di tutte le Questure d’Italia, presentato anche a Torino lo scorso 6 marzo alla presenza del Capo della Polizia. Protocollo innovativo che consente agli equipaggi di Polizia, chiamati dalle sale operative ad intervenire su casi di violenza domestica, di sapere se ci siano stati altri episodi in passato nello stesso ambito familiare. Tutto questo attraverso una procedura che prevede l’attivazione di processing cards uniformi sia per gli operatori di volante che 113,  la successiva compilazione di una checklist, e una descrizione dell’avvenimento da riportare nelle banche dati delle forze dell’ordine per l’immediata, futura, consultazione. La stesura delle checklist, finalizzate a cristallizzare l’avvenimento, anche in assenza di formali denunce, spesso impedite dalla paura di ancor più gravi ritorsioni, consente di tracciare situazioni di disagio con l’obiettivo di tenerle costantemente sotto controllo e procedere all’arresto nei casi di violenze reiterate.  Inoltre, i dati rilevati a livello statistico, consentiranno degli approfondimenti scientifici e sociologici per contrastare il fenomeno sotto il profilo della prevenzione.

 

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