Autore Redazione
martedì
9 Maggio 2017
10:50
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Cronaca - Alessandria

Detenuto del carcere di San Michele ferisce poliziotto con una lametta

A denunciare l'accaduto il Sappe, Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria, che invocato l’intervento del Prefetto e l’immediata convocazione del Comitato provinciale Ordine e Sicurezza
Detenuto del carcere di San Michele ferisce poliziotto con una lametta

SAN MICHELE – Dopo l’aggressione di fine aprile a un agente della Polizia Penitenziaria in servizio al Don Soria di Alessandria, colpito con calci e pugni da detenuto di nazionalità nigeriana, il Sappe è tornato a denunciare un nuovo grave caso di violenza all’interno delle carceri alessandrine.

Nel primo pomeriggio di lunedì, ha raccontato il Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria, un agente della casa di reclusione di San Michele è stato ferito a una mano, al collo e a un braccio da un detenuto di nazionalità marocchina. L’uomo era infatti riuscito a nascondere una lametta che ha poi sferrato contro l’agente della Polizia Penitenziaria intento a effettuare una normale perquisizione. Dopo l’ennesima aggressione, il Sappe ha quindi invocato l’intervento del Prefetto e l’immediata convocazione del Comitato provinciale Ordine e Sicurezza. “Non è possibile continuare a registrare violenze e aggressioni ai poliziotti penitenziari in servizio nelle carceri di Alessandria senza vedere alcun provvedimento conseguente”, ha denunciato il Segretario Regionale del Sappe Vicente Santilli. 

Il Sappe – ha aggiunto –  esprime al collega ferito solidarietà e vicinanza, ma dice anche basta alle aggressioni contro personale di Polizia Penitenziaria. Al Prefetto chiediamo di convocare una riunione straordinaria del Comitato provinciale per l’Ordine e la Sicurezza che metta sul tavolo soluzioni concrete alla grave situazione della Polizia Penitenziaria alessandrina”.

Il grave episodio accaduto lunedì nel carcere di San Michele per il Segretario Generale del Sappe Donato Capece è “la diretta conseguenza di una costante situazione di tensione legata a due fattori: da un lato il progressivo aumento delle presenze tra i detenuti con il contestuale continuo depauperamento degli organici del Reparto di Polizia Penitenziaria che necessita subito di un adeguamento incremento di poliziotte – e dall’altro una nuova organizzazione interna dei penitenziari basata sulla vigilanza dinamica ed il regime aperto. I numeri dicono che sono presentati nella Casa di Reclusione San Michele di Alessandria 311 detenuti rispetto ai circa 260 posti letto regolamentari: 284 i condannati e 27 sono gli imputati, che dovrebbero scontare la pena in una Casa Circondariale. Gli stranieri tra le sbarre sono 146, ossia quasi il 50% delle presenti. E già questo evidenzia una possibile azione di intervento che si dovrebbe assumere. Da tempo il SAPPE denuncia il ciclico ripetersi di eventi critici in carcere (anche ad Alessandria) che vede coinvolti detenuti e detenute stranieri. È infatti sintomatico che negli ultimi dieci anni ci sia stata un’impennata dei detenuti stranieri nelle carceri italiane, che da una percentuale media del 15% negli anni ’90 sono passati oggi ad essere oltre 18mila. Fare scontare agli immigrati condannati da un tribunale italiano con una sentenza irrevocabile la pena nelle carceri dei Paesi d’origine può anche essere un forte deterrente nei confronti degli stranieri che delinquono in Italia. Il dato oggettivo è però un altro: le espulsioni di detenuti stranieri dall’Italia sono state fino ad oggi assai contenute, oserei dire impercettibili. E credo si debba iniziare a ragionare di riaprire le carceri dismesse, come l’Asinara e Pianosa, dove contenere quei ristretti che si rendono protagonisti di gravi eventi turbativi dell’ordine e della sicurezza durante la detenzione”.

 

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