Autore Redazione
domenica
15 Gennaio 2017
11:04
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Eventi - Casale Monferrato

Un viaggio che scorre come musica. Recensione di “Emigranti” a Casale

Un viaggio che scorre come musica. Recensione di “Emigranti” a Casale

CASALE MONFERRATO – Un valzer provenzale, melodie brasiliane, canzoni ebree ed yiddish, balli, lingue diverse ed una soluzione di continuità fluida.

Sabato 14 gennaio all’Auditorium San Filippo la Compagnia chivassese Faber Teater ha portato in scena “Emigranti”, suo spettacolo storico, giunto alla 200esima replica e presentato in 20 paesi diversi del mondo  L’iniziativa è stata organizzata, in occasione della 103esima Festa del Migrante e del Rifugiato, in collaborazione con Fondazione “Migrantes”, Caritas, Eforum Casale, Rete Radié Resch, Coop. Senape e preceduta dall’introduzione del Vescovo di Casale e del sindaco Palazzetti.

“Emigranti” contiene l’identità e lo stile di Faber Teater, gruppo formatosi ormai vent’anni fa , con all’attivo molte produzioni, tournée in tutto il mondo e partecipazioni a festival internazionali, perché fonde le tante capacità dei protagonisti in un’unica anima. In scena  Francesco Micca, Lodovico Bordignon, Lucia Giordano, Marco Andorno, Paola Bordignon, Sebastiano Amadio, per la regia di Aldo Pasquero e Giuseppe Morrone e le scelte musicali di Rocco de Paolis, con la direzione musicale di Antonella Talamonti.

Lo spettacolo è una macchina collaudata, con un andamento musicale e una forte presenza scenica. I protagonisti suonano (grancassa, chitarra, fisarmonica e bacchette), ballano, si esibiscono in prodezze acrobatiche e cantano, creando un’armonia di voci che è il trait d’union di tutti i passaggi. L’argomento comune sono le diverse culture, il viaggio, le lingue e le usanze che si mescolano. Su tutto il viaggio, suggerito con la leggerezza del volteggio di una gonna o con una nota diversa che introduce un ritmo e un luogo nuovi.

Ciò che rimane negli occhi è la plasticità della capoeira ballata sulle note brasiliane di “Marinero sò”, le mosse da burattini guidati da fili su una canzone yiddish (l’ironia yiddish trapela anche attraverso un testo non tradotto), i corteggiamenti e le ripicche amorose. Perché sembra una storia, quella che si dipana musicalmente, e , come una storia, parla di amori, tradimenti e intese.  Ma la vera grande intesa si gioca sul palco, tra sei attori-musicisti che non sbagliano un particolare e che articolano uno spettacolo multiforme, festoso e sorprendente con l’apparente facilità data da una sintonia collaudatissima.

L’effetto è trascinante (il pubblico viene letteralmente trascinato sul palco, a ballare il valzer o a fare una foto) e naturale, come in una festa, che inizia con la musica, coinvolge con la danza e genera incontri. E poi si ride, nei viaggi ci si diverte anche.

Molti applausi per il Faber Teater, una conferma per uno spettacolo che ha riscosso ovunque un successo meritato.

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