Autore Redazione
giovedì
1 Giugno 2017
01:40
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Politica - Valenza

Torna il caldo e la questione piscina di Valenza brucia ancora

A distanza di due anni non è cambiato nulla e il rammarico aumenta per la difficile situazione della piscina comunale di Alessandria.
Torna il caldo e la questione piscina di Valenza brucia ancora

VALENZA – Due anni fa, era il 17 giugno 2015, il neosindaco, Gianluca Barbero, invitò i giornalisti a compiere un giro tra gli spazi della piscina di Valenza. Quel tour fu un mesto percorso in un complesso devastato e desolante. Gli infissi non c’erano più, così come le maniglie, i rubinetti, pezzi di pavimento, rivestimenti e molto altro, mentre nella piscina esterna ondeggiava, pesante, una limacciosa acqua verde. Nonostante tutto allora ancora si sperava che la struttura potesse tornare a essere popolata di persone come era stato in passato.
A distanza di tempo invece la questione è rimasta lì, esattamente come l’acqua verde e pesante della piscina valenzana. Nulla è cambiato per colpa di una complessa vicenda burocratica e legale, eredità, come lo stesso Barbero ha spiegato più volte, della precedente amministrazione ma su cui ora il rammarico diviene ancora più forte.

Durante il sopralluogo del 2015 i cittadini scoprirono lo stato della piscina ma coltivarono anche la speranza che quel degrado potesse sparire. Oggi, al contrario, la delusione suona anche come una beffa se si guarda a quanto accade ad Alessandria. Nel capoluogo la piscina comunale estiva è destinata a rimanere chiusa e forse Valenza, con una soluzione tampone, avrebbe potuto proporre, anche solo per i mesi estivi, la riapertura della struttura esterna. Il pensiero è anche quello del comitato pro piscina, scoraggiato e arrabbiato per lo stillicidio causato da una vicenda che, almeno fino al momento, descrive una sconfitta per tutti.

I cittadini non puntano nemmeno più il dito ormai. Si limitano a postare le foto della piscina che fu, a graffiare i social con conclusioni amare o a pubblicare foto in cui appaiono evidenti le ferite di quel che resta della piscina.

“I cittadini – ha spiegato Gianfranco Giansante del comitato – non possono, non devono e non vogliono che tutto finisca in cavilli burocratici o legali. Non possiamo accettare che tutto si areni in semplici scuse“. Un’amarezza ingigantita dalle condizioni della piscina estiva alessandrina che da opportunità è diventata “un’occasione persa per Valenza. Approfittare del bacino alessandrino era un’occasione ghiotta. Se ci fosse stata una volontà ben forte e precisa le soluzioni si sarebbero trovate. Non so che dire probabilmente la scelta di volersi nascondere dietro cavilli, anche leciti, è più forte rispetto al desiderio di dare ai cittadini qualcosa che meritano. Rimettere a posto la piscina estiva sicuramente comporta un esborso ma non è detto che le spese possano essere così alte se si usa un po’ di ingegno o creatività. La cosa sicuramente andava pensata prima, per tempo. Speravamo che questa amministrazione avesse una volontà diversa e invece vediamo che fa abbastanza comodo nascondersi dietro la situazione che sappiamo tutti”.

Il comitato lamenta anche il silenzio in cui si sarebbe rinchiuso il Palazzo: “Io fui presente il 17 giugno di due anni fa, durante quel sopralluogo, e ammisi lo stato di degrado di allora. Dopo quella occasione però non abbiamo più sentito nessuno. Tutto quello che abbiamo appreso è arrivato dai media. Non siamo stati considerati come comitato, ma in realtà neanche i cittadini lo sono stati. Io quando mi dimisi da assessore proprio in quella occasione dissi ‘chiudiamo pure la piscina ma chiudiamola il giorno prima dell’apertura di quella nuova’. Purtroppo sappiamo tutti come è andata. Oggi l’amministrazione sembra non voglia mettere neanche un pizzico di buona volontà per superare quegli ostacoli che secondo noi sarebbero ovviabili, con un po’ di creatività, caparbietà, sicuramente con alcune spese, ma comunque ovviabili“.

Il dato certo è che Valenza da tempo non ha più una piscina, ma fa ancora fatica a dimenticare di averla persa. Poi, passare di lì e vedere una struttura, teoricamente utilizzabile, così degradata è un rospo difficile da mandare giù.

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