Autore Redazione
domenica
19 Marzo 2017
00:55
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Eventi - Alessandria

Il calcio, un gioco, un divertimento e un’occasione. Recensione di “Il grande Tittyshev” alla Sala Ferrero

Il calcio, un gioco, un divertimento e un’occasione. Recensione di “Il grande Tittyshev” alla Sala Ferrero

ALESSANDRIA – Un episodio vero, una storia che segna due vite e il calcio come occasione.

Il grande Tittyshev” di Mauro Pescio, messo in scena dagli Stregatti sabato 18 marzo alla Sala Ferrero del Teatro Comunale, ha terminato SET, il Festival Sport &Teatro e, come gli spettacoli che l’hanno preceduto, ha preso spunto dal mondo dello sport per raccontare una storia di vita.

Nell’estate del 1994, durante una partita amichevole della squadra inglese del West Ham, il tifoso Steve Davies, che ingiuriava pesantemente un attaccante, fu invitato dall’allenatore Harry Redknapp  a scendere in campo al suo posto e fu annunciato, su ispirazione momentanea di  Redknapp, come il grande Tittyshev, il mastino della nazionale bulgara, personaggio inesistente. Accettò la sfida e incredibilmente segnò anche un gol, seppur poi annullato.

Gianluca Ghnò e Angelo Repetto sono rispettivamente l’allenatore e il tifoso, ormai amici da tanti anni e accomunati da una passione che ha regalato loro bei momenti, come è giusto per ogni gioco. Nello spettacolo dialogano e raccontano gli episodi della loro vita che si intreccia con il calcio, con origini modeste e con la crisi della working class negli anni ’80 della Tatcher. Le due personalità sono differenti, ma hanno lati comuni e proprio l’episodio dell’estate del ’94, che viene rivissuto con tanto di insulti e dinamica fisica, significa qualcosa per entrambi. Davies/Repetto è un hooligan ubriacone dal temperamento provocatorio, le cui decisioni sono dettate dallo spirito guida del calciatore del cuore (il che, tradotto in azione, è esilarante). Lui stesso ammette di mirare di proposito ad accendere gli animi e a causare risse. Redknapp/Ghnò è un uomo pacifico e orgoglioso del suo ruolo. In modo semplice e diretto capisce il senso dello sport, ovvero regalare divertimento, perché di un gioco si tratta. Questa basilare verità diventa una rivelazione per il tifoso, che, dal giorno che si rivelerà il più bello della sua vita, capirà il giusto peso dell’amore per il calcio e diventerà una persona migliore. Ciò che appare elementare, in realtà è pura saggezza.

Lo spettacolo si sviluppa con un registro leggero e regala momenti decisamente ilari. Tutta la sequenza della partita si gioca sull’esagitazione di Repetto, i cui gesti forsennati, prima volti ad insultare, poi a correre per il campo, sono sottolineati dalle reazioni di Ghnò. L’accoppiata funziona, il ritmo aumenta e la gestualità, che diventa vera fatica, è reale e diverte tanto da suscitare numerose risate nel pubblico in sala. Il testo di Mauro Pescio spicca per originalità, sviluppa le personalità dei due protagonisti e li contestualizza nel loro ambiente, per arrivare al nocciolo della storia, ovvero il giusto modo di vivere una passione che migliora la vita. Bravi e ben affiatati Repetto e Ghnò, entrambi convincenti in due ruoli speculari e complementari.

Al termine rimane una bella storia di sport, dove quest’ultimo è possibilità, amicizia e vero gioco.

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