Autore Redazione
lunedì
18 Settembre 2017
05:00
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Fauna selvatica: protestano gli agricoltori ma anche l’Atc

Come sottolineato da Coldiretti, la Provincia si è detta "disponibile ad azioni mirate alla salvaguardia del territorio". Per l'associazione vanno però accorciati anche i tempi per il risarcimento dei danni causati dalla fauna selvatica
Fauna selvatica: protestano gli agricoltori ma anche l’Atc

PROVINCIA DI ALESSANDRIA – Non c’è pace per gli agricoltori, costretti anche a far fronte ai danni causati dalla fauna selvatica. Un problema aggravato dall’eccezionale siccità di questa estate che ha reso ancora più assestati e voraci gli ungulati.

Esasperati, gli agricoltori associati alla Coldiretti alessandrina sono tornati a invocare “azioni efficaci e tempestive per il contenimento della fauna selvatica”.Non siamo per l’eradicamento” ha precisato il presidente dell’associazione Roberto Paravino, ma ormai la misura di chi lavora in campagna è colma. Una esasperazione rimarcata anche durante la riunione che si è svolta nei giorni scorsi per fare il punto della situazione. Un incontro durante il quale la Coldiretti ha “apprezzato la disponibilità della Provincia” a trovare soluzioni per riportare un equilibrio sul territorio. L’associazione, ha sottolineato, non chiede “risarcimenti” perché quello che vuole è non avere “danni”. Serve però anche “un impegno concreto al fine di risarcire le imprese rispettando i tempi previsti dalla Legge 157 e cioè entro 180 giorni dal momento della perizia tecnica”.

Un’attenzione che deve essere garantita da tutti gli istituti faunistici, partendo in primis dalle Z.R.C. gestite dalla Provincia che oggi, come sottolineato da Coldiretti, risarciscono i danni mediamente oltre i 1000 giorni. I tempi degli ATC sono inferiori, ha aggiunto l’associazione agricola, ma comunque restano intorno a una media di 500 giorni.

I danni provocati dalla fauna selvatica “sono gravissimi” ha ricordato il direttore Coldiretti Leandro Grazioli e neppure le recinzioni elettriche riescono a tenere lontani cinghiali e caprioli. “Se il fenomeno non viene arginato in breve tempo, le imprese rischiano di compromettere non solo il raccolto di quest’anno, ma di subire ripercussioni gravissime nell’ambito delle filiere d’eccellenza del nostro territorio”.

Sul tema dei danni provati dalla fauna selvatica è intervenuto  anche Michele Fontefrancesco, presidente degli ATC, gli Ambiti Territoriali di Caccia. Nei territori di competenza, ha spiegato,  i danni accertati sono rimborsati periodicamente dagli Ambiti secondo un criterio che vede la Regione Piemonte a garantire la copertura di almeno il 90% dei danni e il 10% in competenza degli ambiti. I trasferimenti della Regione hanno però subito grossi ritardi, vedendo completato solo parzialmente i trasferimenti per i danni denunciati nel 2015.

Gli ambiti sono quindi obbligati ad anticipare per intero i danni, creando forte stress ai bilanci. Il comitato di gestione entrato in carica in aprile si è impegnata a accorciare il gap, accumulatosi in passato. L’impegno è preso da parte delle associazioni venatorie e associazioni agricole e sulla base di un condiviso ‘piano di rientro’ si sta investendo per dare risposte al mondo agricolo, di sicuro quest’anno in difficoltà.”

L’impegno degli Ambiti si muove e soprattutto nell’ambito della prevenzione e contenimento, finanziando azioni di protezione e organizzando azioni mirate di prelievo dei nocivi.

La principale forma di protezione contro cinghiali e caprioli è rappresentata dalle recinzioni elettriche” ha spiegato Fontefrancesco. “Oggi da parte del mondo agricolo si sono alzate parecchie rimostranze circa l’efficacia di questi strumenti. L’esempio dell’importante investimento fatto a Tassarolo per proteggere la tenuta Zerba parla invece delle potenzialità: l’azzeramento dei danni dal momento del completamento della recinzione conferma le potenzialità della tecnologia. Certo, questo caso ci dice anche dell’importanza dell’impegno quotidiano da parte degli agricoltori verso la cinzione: purtroppo le recinzioni non sono una bacchetta magica; sono una pratica agricola che si aggiunge alle altre a cui le aziende sono chiamate alla cura. Inoltre il caso della Zerba ci dice che le recinzioni possono funzionare per la protezione delle piante da frutto, vigne e noccioleti, e diventano di difficile applicazione con colture quali grano e mais dato le caratteristiche stesse di queste coltivazioni.”

In caso di danni, l’ATC, autorizzata dalla Provincia, può organizzare battute di pronto intervento atte al contenimento.

Da maggio, abbiamo voluto rispondere all’appello del mondo agricolo e della stessa Provincia, collaborando appieno per l’organizzazione dei contenimenti. Il risultato è tangibile, se pensiamo che nel territorio del casalese nell’arco del primo semestre sono stati abbattuti 62 capi, a cui si aggiungono i 116 capi abbattuti durante la selezione: circa il 25% in più dell’anno scorso.”

L’aumento della presenza del cinghiale e dei caprioli e l’incidenza dei danni danno concretezza ad un paesaggio dell’alessandrino in trasformazione.

“Oggi paghiamo il prezzo delle trasformazioni del nostro territorio. Quest’anno è stato l’anno drammatico della siccità che ha colpito i raccolti, ma che ha portato anche gli animali selvatici a cambiare i loro comportamenti – ha evidenziato ancora Fontefrancesco  – Si sono anticipati i danni autunnali sul mais e sulla vite, soprattutto abbiamo visto maggiore movimento attorno a laghi e pozze d’acqua. I danni da selvatici sono quindi da leggersi nell’ambito dei cambiamenti del nostro territorio: l’avanzata del bosco, l’inaridimento e riscaldamento del territorio. La lotta contro ad essi passa per tanto attraverso non solo contenimenti e recinzioni, ma un processo di cambiamento colturale; un nuovo adattamento al nostro mondo che cambia. Paghiamo anche il dazio della forte frammentazione fondiaria. Se alla Zerba la recinzione ha funzionato è anche perché parliamo di una tenuta composta da un fondo unico di 12 ettari. In un paesaggio di piccoli appezzamenti la prevenzione si fa più costosa e laboriosa. Sta, però, al mondo agricolo oggi implementare nuove strategie per affrontare i cambiamenti: mai come oggi, l’agricoltura è e deve essere una realtà per giovani con la voglia di innovare, di sperimentare, di trovare nuove sinergie con la natura in trasformazione.”

Gli ATC sono, ha aggiunto il Presidente, solo una delle realtà amministrative che governano la caccia e la prevenzione “l’ultimo anello dipendenti dalle normative e dai regolamenti imposti da altri enti, primi tra questi Regione e Provincia”.

“Cercare di governare la caccia in un momento in cui la nostra Regione è priva di una leggere regionale in materia è sicuramente un’enorme debolezza. Da parte sua la Provincia, dopo la legge Del Rio, è costretta a ripensare il proprio ruolo e i propri strumenti: questo apre a nuove positive collaborazione, in passato impensabili, ma richiede un impegno vero di riforma dei regolamenti non più attuali: è un impegno che il prossimo Presidente dovrà portare avanti se vorremo dare risposte serie ai cittadini. Infatti, oggi più che mai è necessario pensare al nostro territorio come un campo di collaborazioni non di ripartizioni. Il caso caccia ce lo insegna: o si lavora assieme, associazioni venatorie, associazioni agricole ed enti pubblici, non per cercare colpevoli di comodo ma per trovare soluzioni, o è una partita persa a danno dei nostri concittadini. Non possiamo perdere.

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