Autore Redazione
mercoledì
21 Novembre 2012
00:00
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Cronaca - Alessandria

L’importanza delle abitudini alimentari e dell’agricoltura durante la crisi

L’importanza delle abitudini alimentari e dell’agricoltura durante la crisi

Il valore del cibo per garantire uno sviluppo sostenibile della produzione alimentare fondato sui territori e in grado di coniugare i principi di sovranità con quelli della sicurezza alimentare e di equità e accessibilità per tutti. Il settore agricolo, nel 2011, ha segnato un aumento del Pil dello 0,4% e dell’export dell’8% e dimostra così uno stato di buona salute rispetto a un andamento economico di crisi, netta. Per questo investire sul cibo e sulle capacità innate dell’Italia, e in particolare della provincia, possono essere un buon viatico per un rilancio dello storico tessuto economico alessandrino. Lo ha rimarcato anche il ministro per la Salute, Renato Balduzzi, nell’intervento durante il convegno di Coldiretti su “Qual è il nostro stato di salute”, sottolineando anche i rischi del periodo storico che stiamo vivendo: “in un momento di crisi è facile ridurre l’attenzione a una buona spesa alimentare – ha evidenziato il ministro. Non sempre però cibo povero o che costa meno vuol dire cibo qualitativamente minore. Anzi. Noi dovremmo basarci su cibi vicini e prodotti poveri (poco elaborati e facilmente disponibili). D’altra parte in periodi di crisi è necessario alzare l’attenzione e noi come governo abbiamo aperto una discussione mai fatta prima”.
Balduzzi ha portato ad esempio la campagna lanciata durante l’estate contro gli zuccheri nelle bevande: “era molto improbabile arrivare a una tassa di scopo sulle bevande zuccherate. Improbabile perché lo strumento dell’imposta, anche se minima e impercettibile per consumatori e produttori. La reazione di questi ultimi è stata collegata al valore implicito della battaglia. Ma questa operazione ha permesso di far discutere e di confrontarsi sul tema. Con queste informazioni abbiamo ottenuto una campagna informativa importante. Un discorso che abbraccia anche la percentuale di sale e grassi in molti alimenti. Si tratta di questioni che non possiamo sottovalutare perché noi abbiamo una percentuale significativa di adolescenti già a rischio obesitá. In valori assoluti non raggiungiamo i numeri di paesi come gli Stati Uniti, ma l’aumento del fenomeno è allarmante”.
Le abitudini alimentari degli italiani sono stae ben sintetizzate in un esempio. L’esempio della mela renetta. “Mi ha colpito molto proprio questa vicenda – ha continuato Balduzzi. In un confronto con i produttori ho scoperto che era venuto meno l’interesse per questo tipo di frutto, caduto in disgrazia. La renetta non piace più – ha spiegato il ministro, citando le spiegazioni dla alcuni produttori. Siccome la mela renetta è piena di fibre e con pochi zuccheri é molto più sana, ma noi siamo abituati ad altri gusti per come si sono modificati le nostre abitudini alimentari. Ci siamo assuefatti a un consumo alto di zuccheri che ha modificato i nostri palati.” Per questo il ministro ha sottolineato l’esigenza di un’inversione delle tendenza: “il messaggio che dobbiamo far passare è quello dei prodotti a km 0 ma anche di cosa ci mettiamo in questi chilometri. La triade zuccheri, sale e grassi va ricondotta a percentuali sostenibili anche se non bisogna demonizzare nulla, ma ricondurre nei ranghi corretti sì. Un percorso da affrontare e perseguire, anche sfruttando un evento importante come Expo 2015 – ha concluso Renato Balduzzi”.

Il convegno della Coldiretti ha poi permesso di tracciare una sintesi della situazione del settore agricola in provincia:
complessivamente il 2012 è stato un anno in cui alcuni settori, hanno riscontrato forti difficoltà, altri invece hanno evidenziato segnali positivi. Sebbene dal punto di vista agronomico sia stato sostanzialmente una campagna produttiva con produzioni medio abbondanti, altrettanto non si può dire a livello economico e di quotazione dei prodotti agricoli nei settori bovini da carne, latte e risicolo. Andamenti più positivi si sono riscontrati nel settore cerealicolo, corilicolo, frutticolo e orticolo. Gli effetti negativi sull’andamento dell’economia reale generati dalla crisi finanziaria, hanno accentuato ulteriormente le difficoltà del comparto agricolo italiano, con remunerazioni che sono risultate tendenzialmente in ribasso, in modo sostanziale su alcuni settori. Un’annata quella del 2012 che conferma ed accentua le difficoltà dell’agricoltura italiana. La produzione agricola, a livello nazionale, dovrebbe registrare un incremento del 78% in più rispetto al 2011 e i prezzi all’origine una diminuzione compresa tra il 8-10%. Le imprese agricole, inoltre, segnalano una strutturale difficoltà a recuperare reddito ed efficienza ed a proporre, quindi, innovazione e investimenti. Grosse difficoltà si stanno riscontrando sull’accesso al credito e di conseguenza sulla liquidità. I pagamenti sono sempre più dilazionati nel tempo (6 mesi nel caso della frutta). Con il “Decreto liberalizzazioni” si spera, dopo un normale periodo di stabilizzazione, che i rapporti contrattuali tra le parti diventino finalmente chiari sia nella tipologia di fornitura, sia nei tempi di pagamento.

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