Autore Redazione
sabato
26 Maggio 2018
05:00
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Cronaca - Acqui Terme - Alessandria - Casale Monferrato - Novi Ligure - Ovada - Tortona - Valenza

A 40 anni dalla 194 nell’Alessandrino quasi l’80% dei medici obietta

Proprio questo sabato 26 maggio ad Alessandria si terrà l'iniziativa organizzata da Non una di meno per i 40 anni della legge sull'interruzione volontaria di gravidanza
A 40 anni dalla 194 nell’Alessandrino quasi l’80% dei medici obietta

PROVINCIA DI ALESSANDRIA – Si chiama 194 volte libere di scegliere l’iniziativa organizzata ad Alessandria da Non una di meno per i 40 anni della legge sull’interruzione volontaria di gravidanza. Ai giardini della stazione, all’altezza dell’angolo tra Corso Roma e Piazza Garibaldi, questo sabato 26 maggio dalle 11 del mattino, i cittadini troveranno banchetti informativi su contraccezione e interruzioni volontarie di gravidanza (ivg) e potranno anche avere una consulenza dalle ostetriche relatrici dei vari incontri che si susseguiranno fino alle 16. Una giornata per parlare del “diritto di scelta” delle donne in tema di sessualità e gravidanze a quarant’anni dall’entrata in vigore della legge 194.

Una legge che sta funzionando e ha funzionato” ha spiegato Giacomo Orlando, vice presidente della Consulta di Bioetica onlus e coordinatore della sezione di Novi Ligure. Questo, ha aggiunto, a prescindere “dall’inevitabile impatto morale che ha una questione come l’aborto“. Dopo il picco registrato nel 1982, quando si conteggiarono 234.801 aborti volontari, le interruzioni di gravidanza sono costantemente diminuite fino agli 84.926 interventi registrati nel 2016 dal Ministero della Salute.
Sulla legge 194 pesa, però, il numero in crescita dei medici obiettori di coscienza. In media, i ginecologi italiani che si rifiutano di praticare interruzioni di gravidanza sono il 70,9% ma in molte regioni la percentuale supera ampiamente l’80%. È più alto della media nazionale anche il dato nell’Alessandrino. In base ai dati forniti dall’Azienda Ospedaliera di Alessandria i medici obiettori nel reparto di Ginecologia e Ostetricia sono l’80%. Decisamente più bassa è la percentuale di obiettori tra gli anestesisti (il 6%) e tra infermieri e ostetriche dell’Azienda Ospedaliera di Alessandria (il 12%).
Nei due punti nascita di Casale e Novi del Dipartimento Materno e Infantile dell’Asl Al, la media dei ginecologi obiettori è invece del 77,78%. Tra gli 11 medici dell’Ospedale di Novi Ligure solo 2 sono non obiettori e altrettanti sono i ginecologi che praticano interruzioni volontarie di gravidanza tra i 7 medici di Casale.

La bassa percentuale di non obiettori pone un “grosso problema non solo al Sud”, ha spiegato ancora il coordinatore della Consulta di Bioetica di Novi, soprattutto perché alcuni dei pochi ginecologi che praticano le interruzioni volontarie di gravidanza sono prossimi al pensionamento. Per Giacomo Orlando la soluzione, però, non può essere il ricorso ai cosiddetti “gettonisti”. “Quantificare il costo dell’obiezione di coscienza non è facile perché nessuno ne parla. Assumere un medico e poi doverne pagare un altro per garantire un servizio che chi è assunto si rifiuta di fare comunque aggrava i costi della sanità“.
Per la Consulta di Bioetica, ha aggiunto il vice presidente, l’obiezione di coscienza andrebbe “abolita” ma in ogni caso si deve trovare una soluzione alternativa al gettonista. “La Regione Lazio, ad esempio, aveva bandito un concorso in cui si richiedevano in maniera specifica medici non obiettori. C’erano state parecchie discussioni, anche giuridiche, ma poi, di fatto, le assunzioni erano andate a buon fine. L’obiezione poteva avere un senso per medici come me che si sono laureati negli anni ’60 quando la legge non era ancora entrata in vigore. Da allora in avanti chi sceglie ginecologia oppure ostetricia sa che tra i suoi compiti c’è anche l’interruzione volontaria di gravidanza e mi riesce difficile pensare che l’80% dei medici obietti per veri motivi di coscienza“.

Sulla legge 194 e sull’aborto non c’è però solo il problema del numero di medici, e in alcuni casi intere strutture ospedaliere, che non praticano interruzioni volontarie di gravidanze. In Italia, ha aggiunto Giacomo Orlando, è ancoracomplicato”  il ricorso alla RU486. A livello nazionale la percentuale di interruzioni farmacologiche si ferma al 15%. Ben più alta è però la media registrata all’Ospedale di Novi Ligure.

In base ai dati raccolti nel 2017 dal Dipartimento Materno e Infantile dell’Asl Al diretto dal dottor Federico Tuo, tra le 199 interruzioni di gravidanza praticate del 2017, il 53,77% è avvenuta con il ricorso alla RU486 (107 casi). Sono prevalse le interruzioni chirurgiche, invece, all’Ospedale di Casale (su 58 interruzioni di gravidanza 18 sono state farmacologiche). Come spiegato dall’Asl Al, i due medici non obiettori dell’Ospedale di Novi Ligure garantiscono però la loro presenza anche il sabato e la domenica e questo permette a molte più paziente di rispettare il termine massimo delle 7 settimane, calcolate a partire dal primo giorno dell’ultima mestruazione, fissato per l’aborto farmacologico. “Il ricorso alla RU486 è comunque complicato dall’obbligo di ricovero” ha sottolineato Giacomo Orlando. “Da medico, però, credo che una donna possa sentirsi più sicura in un ospedale piuttosto che con un farmaco di cui vede solo gli effetti a domicilio. Si dice sempre che l’aborto è un problema delle donne ma non bisogna arrivare al punto di lasciare una donna da sola ad affrontare una interruzione di gravidanza“.

Oggi, ha concluso il vice presidente della Consulta di Bioetica, si cerca di “boicottare” la legge 194 anche con manifesti “che sono un pugno in uno stomaco“. L’aborto pone una questione morale “importante” ma per Orlando bisogna cercare di affrontarlo “nella maniera più civile possibile”.Bisogna cambiare i confini del dibattito. Non bisogna dimenticare che legge ha scelto di privilegiare la salute della donna a quella del feto e bisogna rispettare la libertà di scelta delle donne perché, e lo dico sulla base della mia esperienza di anestesista, l’aborto per una donna non è mai decisione banale, che si scelga l’interruzione di gravidanza chirurgica o quella farmacologica“.

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