Autore Redazione
martedì
3 Luglio 2018
01:40
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Cronaca - Casale Monferrato

Tante lingue una sola meta. Le Tre Rose Nere esempio per tutti

La formazione di rugby costituita da migranti continua a fare scuola
Tante lingue una sola meta. Le Tre Rose Nere esempio per tutti


CASALE MONFERRATO – Un abbraccio lungo, silenzioso, a occhi chiusi, davanti al campo di allenamento, per confortare un ragazzo cui è appena morta la madre. Basta questa immagine per capire cosa significhino le Tre Rose Nere. Non è solo una squadra di rugby ma una famiglia fatta di storie, di voglia di riscatto da un passato doloroso. La fatica spesa sul campo e le corse con il freddo pungente o sotto un sole feroce spiegano bene la voglia dei ragazzi di trovare un posto che abbia un senso vero nella vita. Loro scappano “da posti in cui non rispettano i diritti umani“. E cercano proprio quella umanità sfregiata durante la loro vita e il lungo viaggio che li ha portati fin qui.

Veder arrivare al campo del Ronzone, dove le Tre Rose Nere si allenano, un ragazzo scosso per la morte della mamma, notizia appena appresa, non è quindi strano. Le Tre Rose Nere sono questo, un concentrato di sentimenti racchiuso in una maglia. Sembra niente ma quando hai perso tutto anche un pezzo di stoffa è più di quanto si possa immaginare. L’incrocio di sguardi, le battute degli amici, quelle poche persone che assistono agli allenamenti sono molto più di quel che sembra.

Le Tre Rose Nere hanno iniziato così, per scommessa, anzi, per caso, come ha spiegato Paolo Pensa. I suoi occhi limpidi descrivono un’avventura rocambolesca, fatta di battaglie, di caparbietà, di burocrazia incallita che però si scontra con la volontà di fare qualcosa di buono, che abbia un senso. Pensa sorride ritornando con la mente ai giorni in cui l’idea cominciò a prendere piede. Sorride perché tutto oggi sembra frutto della casualità ma “il caso è lo pseudonimo di Dio quando non si firma personalmente” diceva Anatole France. Allora l’idea sembrava una scommessa persa. Oggi invece è una squadra che ha cominciato a vincere. Lo ha fatto iscrivendosi a un vero campionato nonostante le difficoltà iniziali, poi ha cominciato ad assaporare la possibilità di non perdere tutte le partite, così sono arrivate le prime vittorie e infine la consapevolezza. Le Tre Rose Nere oggi sono un esempio. Paolo Pensa sta girando l’Italia per raccontare la sua esperienza e per spiegare il valore dei migranti e la grande forza dello sport. Il tecnico, Luca Patrucco, ha cominciato a plasmare una squadra vera, nonostante la povertà di mezzi, e in cuor suo coltiva il sogno di una impresa da ricordare e raccontare. Intanto tutto questo è già una tesi di laurea, uno spettacolo teatrale e un cortometraggio.

Le Tre Rose Nere però sono soprattutto loro, i ragazzi arrivati da tutte le parti dell’Africa e dell’Europa, che parlano bene dell’Italia, descritto come un “Paese meraviglioso“. Sono migranti che hanno lasciato un passato doloroso per un futuro senza alcuna certezza in un presente che rimbalza senza una logica, come la palla ovale. Ma con il desiderio perenne di fare meta. La maglia delle Tre Rose Nere è una certezza in un mare di speranze.

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