Autore Redazione
giovedì
13 Febbraio 2014
00:00
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Cronaca - Alessandria

Da Mara Scagni all?ex assessore Ugo Robutti. In Tribunale i primi testimoni nel processo contro Fabbio, Vandone e Ravazzano

Da Mara Scagni all?ex assessore Ugo Robutti. In Tribunale i primi testimoni nel processo contro Fabbio, Vandone e Ravazzano

Da lei era partito l’esposto alla Corte dei Conti e la denuncia alla Procura di Alessandria. Proprio da Mara Scagni, sindaco del capoluogo dal 2002 al 2007, mercoledì è quindi iniziato l’esame dei primi testimoni nella nuova udienza del procedimento penale a carico di Piercarlo Fabbio, Luciano Vandone e Carlo Alberto Ravazzano. Nel mirino della Procura di Alessandria c’è sempre il consuntivo 2010 di Palazzo Rosso, per l’accusa un bilancio modificato ad arte per far configurare il rispetto del patto di stabilità. A una manciata di metri di distanza da Fabbio, seduto nell’ultimo banco di una piccola aula del Tribunale di Alessandria, Mara Scagni è tornata al 2011 e a quello che ha definito “un atto di disobbedienza” al Pd che non appoggiò la sua decisione. Dopo aver più volte avvertito la maggioranza di allora delle anomalie tra le entrate e spese nel documento contabile ed essere stata anche schernita da Luciano Vandone “una volta risposte che tanto il reato di falso in bilancio era stato depenalizzato e che quindi non li preoccupava più”, Mara Scagni, ha ricordato,decise di segnalare la vicenda prima all’organo di controllo torinese e poi, “per velocizzare la procedura” anche alla Procura alessandrina. Tante le “osservazioni” sul bilancio di Palazzo Rosso fatte tra il 2009 e il 2010 anche dall’allora collega di minoranza della Scagni e presidente della Commissione Bilancio, Ezio Brusasco che ‘spulciò’ circa 2750 voci del documento contabile, ha ricordato la teste. In una quindicina di minuti, su sollecitazione del Pm, Riccardo Ghio, Mara Scagni ha poi ricostruito la sequela di Ragionieri Capo del Comune di Alessandria. Un elenco iniziato con Lorenzo Barbin che lasciò Palazzo Rosso a fine 2008. “Non ricordo perché, posso dire per divergenze d’opinione” ha spiegato Mara Scagni. Un’affermazione contestata poi da uno dei legali di Piercarlo Fabbio. L’avvocato Roberto Cavallone durante il controesame ha sottoposto alla teste una delibera di Giunta sulla “risoluzione consensuale” del rapporto con Barbin. “Ci sono sempre atti formali per celare quella che è una rimozione” ha però replicato Mara Scagni, dopo aver sottolineato di non aver mai parlato di “rimozione in senso tecnico”. Dopo l’addio di Barbin arrivò a Palazzo Rosso Roberto Salvaia , rimasto una manciata di mesi “forse perché il lavoro che gli venne richiesto risultò particolarmente complesso” ha ipotizzato la teste, passata quindi al successivo Ragioniere Capo, Antonello Zaccone “che forse andò via perché consapevole del mancato rispetto del patto di stabilità”. Mara Scagni, ha spiegato però in aula, non andò mai nell’ufficio del Ragioniere Capo per discutere delle osservazioni sul bilancio che stavano animando il dibattito politico durante i Consigli Comunali e le Commissioni. Dopo il trasferimento di Zaccone, quell’ufficio passò ‘ad interim’ all’architetto Enrico Pellizzone, Dirigente del settore Urbanistica, Pianificazione territoriale e Lavori pubblici. Nei “cinque giorni da Ragioniere Capo”, Pellizzone, secondo teste di mercoledì, fece “un unico atto”: chiedere agli uffici una ricognizione finanziaria della situazione dell’Ente. Sulla scrivania dell’architetto arrivarono “3 o 4 buste” che Pellizzone accatastò, in attesa del nuovo Ragioniere Capo. Rimasti in stand by i documenti preparati dagli uffici, Pellizzone non guardò neppure il contenuto della mail inviata da Antonello Zaccone il 18 gennaio 2011 a tutti i Dirigenti di Palazzo Rosso. In quella mail, come spiegato dal pm Riccardo Ghio, Zaccone metteva però nero su bianco un saldo contabile negativo di 20milioni 695 mila euro. Proprio la stessa cifra, ha poi fatto notare l’ultimo teste della giornata, il luogotenente della Guardia di Finanza, Marco Setti, ricomparsa nel previsionale 2011 del Comune di Alessandria “che stranamente aumentava nelle spese proprio di quei 20 milioni di sforamento del patto”. Nonostante il continuo susseguirsi di Ragionieri Capo, le osservazioni che arrivavano dalla minoranza di allora, le preoccupazioni dei Dirigenti che, come raccontato dallo stesso Pellizzone, “erano assillati” dalle ripercussioni sull’attività quotidiana in caso di mancato rispetto del patto,  come sottolineato dal legale del Comune di Alessandria, l’avvocato Giulia Boccassi, il Ragioniere Capo ‘ad interim’ non ebbe mai “la curiosità” di leggere quelle comunicazioni. Non perchè non voleva vedere “cosa ci fosse dentro” ha poi precisato su domanda dell’avvocato Luca Gastini, legale di Carlo Alberto Ravazzano. Pellizzone, ha spiegato, non aveva “le competenze” per firmare un bilancio o un patto di stabilità e accettò l’incarico proposto dall’amministrazione solo perchè sapeva che da lì a pochi giorni si sarebbe chiuso il bando per la nomina del nuovo Ragioniere Capo. All’arrivo di Carlo Alberto Ravazzano, Pellizzone consegnò quindi le buste ancora sigillate al suo successore, chiuse la carriera di Direttore economico finanziario ‘ad interim’ e “per i successivi due anni”, ha raccontato, non incontrò più neppure Antonello Zaccone. Intenzionata a scalzare l’idea di allontanamenti dei vari Ragionieri Capo per questioni di bilancio, la difesa, tramite il legale di Fabbio, Claudio Simonelli, mercoledì ha quindi ottenuto una ‘conferma’ della voci di una presunta volontà di Zaccone di lasciare Palazzo Rosso per altre “amministrazioni piemontesi” dal successivo teste, l’allora Segretario Generale di Palazzo Rosso, Antonio Tumminello. Chiamato dal Pm, Riccardo Ghio, a raccontare della riunione “informale” in cui alcuni membri dell’allora Giunta Fabbio avrebbero discusso del disavanzo di amministrazione e deciso per la modifica del documento contabile, Tumminello ha spiegato di non aver preso parte a quell’incontro convocato di sabato “in un giorno inconsueto” e di aver poi visto il documento di quella riunione solo in estate, all’arrivo della Guardia di Finanza a Palazzo Rosso. Le domande sulla riunione del 29 gennaio 2011 sono quindi slittate all’altro teste dell’udienza di mercoledì, Ugo Robutti. “Si era parlato di piccoli e grossi problemi” ha dapprima risposto l’ex assessore al verde, decoro urbano e decentramento, beccandosi così un ammonimento da parte del Presidente del Collegio che ha invitato Robutti a ricordare meglio quanto dichiarato alla Guardia di Finanza il 2 agosto del 2011. “Disse che si parlò del bilancio e di problematiche relative al patto di stabilità” ha quindi sottolineato il pm leggendo uno stralcio della dichiarazione sottoscritta all’epoca da Robutti. “Sì ma molto sommariamente” ha provato a replicare l’ex assessore, nuovamente bacchettato dal Giudice “nel verbale c’è scritto esclusivamente”. “La consapevolezza delle criticità del bilancio era in tutti noi” ha quindi spiegato Robutti, precisando però di non aver discusso di cifre o dei dettagli del documento contabile in quella famosa riunione. “Vandone era sempre stato tranquillizzante e giudizi analoghi arrivavano dal sindaco Fabbio” ha aggiunto l’ex assessore precisando però come fosse “chiaro” che con quelle spese correnti non si potesse andare “da nessuna parte”, soprattutto considerando le entrate “in calo vertiginoso”.

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