Autore Redazione
venerdì
14 Marzo 2014
00:00
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Cronaca - Alessandria

Ogni giorno ‘un nuovo povero’ bussa alla porta della Caritas

Ogni giorno ‘un nuovo povero’ bussa alla porta della Caritas

Hanno tanti volti e tante storie alle spalle. Chi quotidianamente dedicata il suo tempo ad aiutare gli altri, i nomi e i visi delle persone travolte dall’improvvisa quanto drammatica povertà li conosce tutti. Una molteplicità di storie diverse racchiuse negli allarmanti numeri del report 2013 della Caritas di Alessandria, illustrato giovedì da mons. Massimo Marasini, Delegato Vescovile per la Pastorale della Carità, dal Direttore della Caritas, Giampaolo Mortara e da Marco Santi dell’associazione Opere di Giustizia e Carità. Dati raccolti “non per dimostrare quanto siamo bravi” ha precisato il Vescovo di Alessandria, Monsignor Guido Gallese, ma per stimolare le coscienze sull’importanza e l’urgenza del tema povertà ad Alessandria. I numeri, del resto, non possono raccontare il dramma dei 558 soggetti che lo scorso anno si sono rivolti al Centro d’ascolto. Persone sole, o interi nuclei famigliari tra cui rientrano anche i 346 nuovi casi di povertà registrati lo scorso anno.”Volti nuovi” di circa 250 persone e 70 famiglie, con complessivamente 109 minori a carico, che spesso con “timore” e “vergogna” hanno timidamente bussato alle porte del Centro d’ascolto. Nuove povertà che hanno fatto segnare un incremento di utenza del 6% rispetto al 2012 e un +18% rispetto al 2011 e che soprattutto rimarcano l’allarmante aumento di bisogni di prima necessità ad Alessandria. Disperate richieste di aiuto in 221 casi arrivate proprio dal Comune di Alessandria, con le 87 persone in difficoltà del Centro, le 64 del quartiere Cristo, le 16 degli Orti e le 24 del quartiere Pista. Nuove storie di fragilità sociale cui si aggiungono anche quelle delle 30 famiglie sparse nei sobborghi del capoluogo e che vanno a sommarsi al dramma già vissuto dalle persone da tempo assistite dalla Caritas. Uomini (62%) e donne (38%) nel 31% dei casi travolti dalla perdita del lavoro, da problematiche di tipo abitativo (20%) e nel 27% dei casi da un drammatico incastro di difficoltà economiche, problemi di salute, dipendenze da alcol, droga e gioco d’azzardo. E’ soprattutto la crisi economica, però, ad aver trascinato sempre più persone “nella fascia nera della povertà”, ha spiegato il Direttore della Caritas, Giampaolo Mortara. I poveri della terza o quarta settimana del mese oggi sono “poveri e basta” e l’improvvisa perdita del posto di lavoro ha purtroppo rigettato nella povertà anche persone che erano riuscite faticosamente a ricostruirsi una vita. Impegnata quotidianamente a rispondere alle richieste di aiuto, la Caritas lo scorso anno ha distribuito 22.800 pasti nella mensa “Tavola amica” e donato circa 2000 indumenti e accessori raccolti nel centro in via Orfanelle 25 ad Alessandria. In prima linea per cercare una soluzione per il 35% degli utenti senza dimora, i volontari della Caritas, anche nel 2013, hanno offerto assistenza ai 143 senzatetto ospitati nel’ostello maschile in via Mazzini (un totale di 6770 posti letto annui) e alle 13 donne accolte nella vecchia struttura, oggi ‘sostituita’ dal nuovo e più capiente ostello femminile che in queste notti sta offrendo un riparo a 18 donne con quattro bambini. Quello per cercare di arginare l’emergenza abitativa del capoluogo è del resto uno dei lavori più impegnativi, che proprio recentemente ha richiesto un ulteriore sforzo per dare una prima risposta ai 15 senzatetto del Ferrhotel. Una nuova emergenza che la Caritas ha deciso di affrontare anche con il progetto di ospitalità a San Rocco, annunciato nelle scorse settimane e in via di realizzazione. “Ognuna delle persone che abbiamo ascoltato e accolto lo scorso anno ha una storia ed esigenze diverse – ha raccontato ancora il Direttore della Caritas, Giampaolo Mortara – Tutte, però, chiedono una cosa: avere una opportunità. Troppo spesso, però, noi ci sentiamo impotenti. E’ fondamentale creare nuove sinergie con tutte le Istituzioni ed elaborare nuove strategie di intervento, più complesse, per dare risposte a tutte queste persone. E’ arrivato il momento di rimettere al centro le persone, piuttosto che i servizi”.

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