Autore Redazione
martedì
25 Marzo 2014
00:00
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Cronaca - Alessandria

Ricoverato in gravi condizioni dopo aver mangiato minestrone precotto

Ricoverato in gravi condizioni dopo aver mangiato minestrone precotto

Un uomo di 33 anni è finito in gravi condizioni in ospedale per aver mangiato un minestrone precotto. Il fatto è accaduto a San Giorgio delle Pertiche, in provincia di Padova. La notizia è stata comunicata dall’Usl 15 Alta Padovana e all’origine di tutto, secondo i primi accertamenti, ci sarebbe la contaminazione di una confezione di minestrone precotto, conservato in una ciotola di plastica, prodotto dalla ditta Buonaterra. L’allarme è scattato il 19 marzo ed è stata allertata l’Usl di Alessandria, perché qui avrebbe sede lo stabilimento di produzione, la Zerbinati di Borgo San Martino. Le buste della zuppa sono state immediatamente ritirate dal mercato dalla stessa ditta e contemporaneamente è partita l’Allerta alimentare, con conseguente pubblicazione dell’avviso urgente sul sito del Ministero della Salute. La tossina botulinica di tipo B è stata riscontrata sui residui del minestrone consumato dall’uomo dai laboratori dell’Istituto Zooprofilattico delle Venezie, a Legnaro (Padova). Il paziente è ricoverato da venerdì nel reparto di rianimazione dell’ospedale di Camposampiero e, da quanto riferito dall’Usl di Padova, quest’oggi ha dato segni di lieve miglioramento anche se le condizioni rimangono critiche. “La situazione si sta evolvendo abbastanza positivamente anche se non è ancora stata sciolta la prognosi – ha spiegato il Direttore Sanitario dell’Ulss 15 Alta Padovana, Sandro Artusi, a Radio Gold News”. 

Del caso si sta occupando anche l’Asl di Alessandria con il Sian (servizio igiene alimenti e nutrizione). Secondo i primi dati però la formazione della tossina non dovrebbe essere avvenuta all’interno del ciclo produttivo ma in conseguenza di una scorretta conservazione del prodotto avvenuta successivamente. In una nota stampa l’azienda monferrina Zerbinati ha spiegato che “la presenza riscontrata di spore botuliniche nel residuo del prodotto, qualora fosse confermata quale causa diretta dell’intossicazione, è certamente da attribuirsi a fattori estranei al confezionamento. Abbiamo subito fatto eseguire una serie di analisi a campione su tutto il prodotto nei nostri magazzini per dimostrare l’assoluta genuinità e sicurezza dei nostri alimenti”.

L’azienda Zebinati ha inoltre inviato una articolata nota stampa in cui precisa la posizione dell’azienda rispetto alla vicenda: 

con riferimento al caso di intossicazione botulinica verificatosi nella Provincia di Padova successivamente al consumo di una zuppa di legumi e cereali a marchio Terra & Vita, Zerbinati srl dichiara quanto segue.

Nella giornata di ieri sono state immediatamente eseguite da Ispettori Asl una serie di analisi a campione su tutto il prodotto presente nei magazzini per dimostrare l’assoluta genuinità e sicurezza dei nostri prodotti.

Le approfondite ispezioni della ASL di Alessandria non hanno riscontrato alcun problema o presenza di non conformità sull’intero processo produttivo e hanno inoltre accertato  la sua validità per quanto concerne il rispetto degli standard di sicurezza alimentare, confermata anche dalla certificazione internazionale IFS, uno degli standard relativi alla sicurezza alimentare riconosciuto dal Global Food Safety Initiative (GFSI), di cui l’Azienda è dotata dal 2007. Per tale motivo la stessa ASL non ha ritenuto di emanare alcun provvedimento di sospensione della nostra attività.

Nel rispetto e nell’attesa dei risultati definitivi sui controlli effettuati, l’Azienda si permette pertanto di ipotizzare che il prodotto sia uscito sano e sicuro dal suo stabilimento e che la presenza di tossina botulinica riscontrata nel residuo del prodotto si possa imputare a fattori estranei al ciclo produttivo o di confezionamento, quale ad esempio una errata modalità di conservazione o di consumo.

Tutte le fasi di produzione mirano ad abbattere la presenza di botulino, come dimostrato dai rilievi analitici eseguiti sui prodotti. Il trattamento termico ed il mantenimento costante della catena del freddo rappresentano una garanzia fondamentale per abbattere il rischio di formazione della tossina botulinica”.

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