Autore Redazione
martedì
20 Novembre 2018
12:38
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Avvocati in sciopero: “Protesta contro deriva populista e autoritaria”

Anche la Camera Penale di Alessandria in sciopero fino al 23 novembre
Avvocati in sciopero: “Protesta contro deriva populista e autoritaria”

ALESSANDRIA – Anche la Camera Penale di Alessandria aderisce con “piena convinzione” all’astensione dalle udienze da oggi e fino al 23 novembre, come deliberato dall’Unione delle Camere Penali Italiane l’8 novembre.

L’iniziativa, si spiega in un puntuale comunicato a firma del Presidente della Camera Penale di Alessandria, Lorenzo Repetti“vuole essere una forma di protesta contro la deriva populista e autoritaria delle proposte di riforma assunte recentemente dal nuovo Governo in tema di Giustizia penale. L’abolizione della prescrizione dopo la sentenza di primo grado, la soppressione del giudizio abbreviato per i reati puniti con la pena dell’ergastolo, l’inasprimento generalizzato delle pene per i reati contro la Pubblica Amministrazione, l’uso sempre più indiscriminato delle misure di prevenzione, la modifica della legittima difesa, la messa in discussione della finalità rieducativa della pena confliggono con i principi del diritto penale liberale e del giusto processo, ai quali si ispira la nostra Costituzione. Assistiamo al sovvertimento del principio cardine di presunzione di innocenza con quello di presunzione di colpevolezza. In particolare, evidenziamo come il processo penale non è luogo popolato di colpevoli in attesa di essere condannati o altrimenti di farla franca grazie ai cavilli degli azzeccagarbugli. Il processo è il rito pubblico e solenne mediante il quale il Giudice verifica la fondatezza di una accusa formulata nei confronti di un imputato che si presume innocente. Il processo non va inteso come strumento di vendetta sociale.

L’imputato ha diritto a che il Giudice pronunci la sentenza in un tempo ragionevole e definito. Solo una concezione disumana della persona e una idea incivile del processo penale possono generare il processo infinito, che oltraggia e pregiudica i diritti più elementari dell’imputato e delle stesse persone offese, in spregio al principio costituzionale della ragionevole durata del processo. Già con la riforma Orlando abbiamo assistito a un irragionevole allungamento dei tempi di prescrizione: oggi il termine massimo per addivenire alla prescrizione è, ad esempio, per il reato di associazione per delinquere finalizzata al traffico di stupefacenti di 40 anni, per la violenza sessuale 25 anni, per il reato di corruzione di 12 anni e 6 mesi, per l’omicidio stradale di 17 anni e 6 mesi (45 anni se plurimo), per il furto in abitazione aggravato 12 anni e 6 mesi e potremmo continuare con altri esempi. Non bastano tutti questi anni per giudicare una persona? Perché aggiungerne altri?

Con l’attuale proposta governativa si realizzerebbe un sistema processuale che consentirebbe di mantenere una persona, per un tempo assolutamente indefinito, nella qualità di imputato addirittura anche se ritenuto innocente nel processo di primo grado!

Non si dimentichi, poi, come il termine di prescrizione attualmente matura, nella maggioranza dei casi, guardando alle statistiche nazionali, nella fase delle indagini preliminari, quando la difesa molto spesso è solo spettatrice inerme.

Il principio costituzionale della pena, inoltre, come trattamento non contrario al senso di umanità e come strumento di rieducazione richiede, anzi pretende, che la definitività della condanna non possa intervenire in un momento molto distante dalla commissione del reato.

Una pena così tardiva non può essere vissuta come giusta e non può costituire un efficace strumento per prevenire la commissione di altri reati. 

Far passare, infine, il messaggio che il decorso della prescrizione possa essere il risultato di una iniziativa procedurale dei difensori deriva da una grave ignoranza delle norme in vigore che già sospendono, in tali casi, il decorso del tempo che serve a prescrivere.

Non accettiamo di essere definiti dal Ministro della Giustizia quali “azzeccagarbugli” che utilizzerebbero “espedienti e artifizi giuridici” con l’obiettivo di difendersi dal processo e non nel processo.

Gli Avvocati penalisti indossano ogni giorno con orgoglio e onore, la Toga di difensori dei cittadini di fronte alla potestà punitiva dello Stato, esercitando una funzione riconosciuta essenziale dalla Costituzione; e nel fare ciò spesso come difensori di ufficio, finendo per prestare la propria qualificata funzione gratuitamente o quasi gratuitamente. 

Ci auguriamo che questa forma di protesta conduca il Governo a un ripensamento delle iniziative intraprese in materia di giustizia penale avendo finalmente come bussola il rispetto della Costituzione e dei diritti dei cittadini.”

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