Autore Redazione
martedì
8 Gennaio 2019
18:10
Condividi
Cronaca - Novi Ligure

“Ennesimo rinvio” per la Pernigotti e l’azienda non intende cedere il marchio

Ancora nessuna apertura sulla cassa integrazione per reindustrializzazione
“Ennesimo rinvio” per la Pernigotti e l’azienda non intende cedere il marchio

NOVI LIGURE – Il Tavolo di questo martedì 8 gennaio a Roma al Ministero del Lavoro per discutere del futuro della Pernigotti ha solo allungato i tempi. Le parti si incontreranno il 5 febbraio per riprendere l’esame finalizzato, spiega l’azienda “alla ripresa dell’esame congiunto per la stipula dell’accordo governativo per il ricorso alla cassa integrazione straordinaria“. Come ha spiegato l’assessore al lavoro della Regione Piemonte, Giovanna Pentenero, si tratta di un ennesimo rinvio, aggravato dal fatto che “la proprietà ha continuato a chiudere all’ipotesi di cessione del marchio“. 

Deluso anche il sindaco di Novi Ligure, Rocchino Muliere, preoccupato dal fatto che “l’Azienda rimane ferma nel richiedere la cassa integrazione per cessazione, nonostante la nostra proposta di procedere alla cassa integrazione per reindustrializzazione“. L’auspicio del primo cittadino è che “la proprietà decida di cedere il marchio e lo stabilimento, secondo noi la soluzione ideale per salvaguardare gli attuali posti di lavoro ed evitare la terziarizzazione della produzione, proposta a nostro parere fallimentare e difficile da attuare. Per quanto mi riguarda – conclude il Sindaco – sono disponibile a fornire all’advisor ogni contributo utile a trovare una soluzione positiva“.

Attraverso un comunicato l’azienda ha ribadito “nuovamente il proprio impegno a limitare quanto più possibile l’impatto sociale e a ricercare, in Italia, concrete possibilità di re-industrializzazione del sito di Novi Ligure attraverso il supporto dell’advisor nominato lo scorso dicembre. Pertanto le Parti hanno accolto l’invito del Governo di posticipare nuovamente il termine relativo alla richiesta di Cassa Integrazione Guadagni Straordinaria. Questo per dare la possibilità all’advisor incaricato di valutare concretamente le proposte finora pervenute“.

Sul tema è intervenuto anche con fermezza Federico Fornaro, capogruppo di Liberi e Uguali alla Camera: “L’aggiornamento del tavolo al Ministero del Lavoro al prossimo 5 febbraio serve a consentire all’advisor di verificare tutte le possibili soluzioni per non far cessare l’attività produttiva dello stabilimento di Novi Ligure. Il tempo delle parole, però, è finito per tutti: questo mese deve vedere tutti i soggetti, ognuno per la sua parte, impegnati e uniti avendo come obiettivo primario il futuro delle lavoratrici e dei lavoratori della Pernigotti di Novi Ligure. C’è bisogno che alla passione e all’attaccamento al lavoro dimostrato in questi mesi di lotta dalle maestranze della Pernigotti, la proprietà turca non risponda solo mandando al tavolo di crisi gli avvocati, ma prenda in considerazione anche l’ipotesi della cessione dell’azienda, fino ad oggi testardamente negata”.

Per Tiziano Crocco della Uil tuttavia l’incontro è stato “decisamente positivo” e dà “continuità alla riunione dello scorso dicembre al Mise”. “Ora – aggiunge – bisogna lavorare per guadagnare del tempo ed è quello che faremo l’8 gennaio al ministero del Lavoro. C’è un advisor che sta valutando le proposte di interesse, dobbiamo fare in modo che possa svolgere il suo compito e capire se la proprietà è intenzionata a vendere oppure no”.

Critica invece la Cgil. Secondo Mauro Macchiesi, segretario nazionale Flai Cgil “nell’odierno incontro al Ministero del  Lavoro i rappresentanti dell’azienda hanno continuato a tenere un atteggiamento di chiusura su qualsiasi ipotesi di vendita del marchio, in spregio alle posizioni del governo, delle Organizzazioni Sindacali, delle istituzioni locali e soprattutto dei lavoratori di Pernigotti di Novi Ligure, proponendo contratti di fornitura a terzi e la vendita dei macchinari dello stabilimento senza nessun patto sociale di accompagno con ammortizzatori sociali“.

“Nella sostanza – prosegue Flai Cgil – rimane in piedi la volontà di utilizzare il marchio Pernigotti per le produzioni che già si fanno in Turchia e proposte per le produzioni in Italia di scarso valore. In questi mesi abbiamo avuto dichiarazioni roboanti dal ministro Di Maio e dal Presidente del Parlamento europeo ma i risultati sono sotto gli occhi di tutti. Al termine dell’incontro le parti, su proposta del ministero del Lavoro, si sono aggiornate al 5 febbraio ma rimane sul tavolo del confronto la proposta di cassa integrazione per cessazione”.

“Ci auguriamo – conclude Macchiesi – che in questo mese possano maturare condizioni diverse per l’affido delle produzioni italiane a un soggetto che abbia un profilo industriale”.

Deluso dall’impasse anche il Senatore di Forza Italia, Massimo Berutti: “Al di là dei proclami e delle promesse sbandierati solo qualche giorno fa a Novi Ligure da Di Maio, non c’è stato alcun passo avanti concreto sulla vicenda Pernigotti”. “I lavoratori sono senza stipendio, la cassa integrazione per cessazione resta sul tavolo e non c’è alcuna traccia di ipotesi di vendita del marchio. Evidentemente – prosegue Berutti – Di Maio non è riuscito ad incidere con la proprietà per ottenere le cose che contano. Il Tavolo di oggi è stato aggiornato e se si continua così si firmerà la cassa integrazione per cessazione senza nessun vero risultato sulla continuità del lavoro, la produzione in Italia e il marchio legato al territorio. Prendere tempo sembra la cosa che il Governo sa fare meglio, ma qui bisogna agire ed incidere, non aspettare”.

Condividi