Autore Redazione
venerdì
11 Gennaio 2019
05:48
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Cronaca - Alessandria

“Neve chimica” a Spinetta Marengo: ecco perché si è formata

"Umidità condensata al suolo" ha sottolineato Arpa "comparsa anche nel sobborgo alessandrino vista la presenza di impianti che emettevano vapore caldo nell'aria".
“Neve chimica” a Spinetta Marengo: ecco perché si è formata

ALESSANDRIA – Ha incuriosito tanti cittadini il nevischio comparso nella notte tra martedì e mercoledì a Spinetta Marengo e in altre zone del territorio, da Novi ad Asti. Sui social network, in tanti l’hanno definita “neve chimica“. In particolare l’esponente del Movimento 5 Stelle Alessandria Michelangelo Serra ha invitato Arpa a spiegarne l’origine.

“Innanzitutto il termine “neve chimica” non esiste” ha precisato il direttore di Arpa Alberto Maffiotti “stiamo parlando della cosiddetta galaverna, o condensazione di umidità al suolo. Nel caso di Spinetta Marengo, ad esempio, questo strato bianco si è formato in corrispondenza della forte presenza di vapore acqueo, nebbia o di impianti termici di varie centrali o industrie che emettevano vapore caldo nell’aria. A Novi, ad esempio, è stato segnalato lo stesso fenomeno vicino all’azienda Roquette. Lo stesso è avvenuto vicino all’ospedale di Asti, che appunto confina con una centrale termica. Il vapore acqueo condensato trascina a terra le varie polveri o gas dispersi in atmosfera. Infatti” ha ribadito Maffiotti “a Spinetta nella notte tra martedì e mercoledì abbiamo registrato una repentina diminuzione delle polveri sottili, un abbattimento di circa il 30%“.

“Questo fenomeno deriva da un’inversione termica dell’atmosfera molto vicina al suolo. Di solito compare dopo qualche giornata di nebbia e un successivo abbassamento repentino delle temperature. Difficile, infine, ipotizzare quando potrebbe tornare.

Nel 2012, ha aggiunto Arpa, il dipartimento di Alessandria e Asti durante una campagna ordinaria di monitoraggio delle deposizioni umide e della nebbia, programmata con la Provincia di Alessandria nella zona industriale aveva effettuato una serie di campioni relativi anche ad alcune cristallizzazioni di ghiaccio differenti visivamente dalla consueta galaverna.

Sette anni fa erano stati quindi effettuati 4 campioni di cristalli di ghiaccio su superfici poste ad almeno 1,80-2,00 m (per evitare o ridurre al minimo la contaminazione da parte di sostanze presenti nel suolo al substrato al quale questi cristalli aderiscono). Tre erano state le aree ritenute significative per l’analisi: due aree industriali (Alessandria-Spinetta e Cassano) caratterizzate da elevati quantitativi di vapore d’acqua emesso dai camini delle centrali termiche e delle industrie, una lungo una arteria stradale (Pozzolo) e una in un bosco lontano da fonti emissive puntuali ma nella stessa area geografica e climatica.

Le analisi condotte dal Laboratorio Arpa di Alessandria erano state rivolte ad analizzare il contenuto dei cristalli per quanto riguarda i principali metalli oltre che le caratteristiche chimico fisiche di base (pH e conducibilità). Sì riscontrò una certa differenza complessiva tra le cristallizzazioni di ghiaccio in aree industriali da quelle urbane o naturali. Nelle prime infatti, oltre al cosiddetto “smog”, vi era la presenza in tracce di sostanze (metalli) potenzialmente emesse anche dai camini .

Foto tratta dal profilo Facebook di Clotilde Tommaso Virginia Armellini

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