Autore Redazione
martedì
22 Gennaio 2019
06:11
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Cronaca - Eventi - Alessandria

Con “Spoglie” degli Stregatti la tragedia diventa claustrofobica

Debutta venerdì e sabato al Teatro San Francesco il nuovo spettacolo tratto da “Le Troiane” di Euripide. Il regista Gianluca Ghnò racconta
Con “Spoglie” degli Stregatti la tragedia diventa claustrofobica

ALESSANDRIA – Nell’acronimo M.AR.T.E. della stagione teatrale de gli Stregatti al Teatro San Francesco, la “e” significa experiment, ovvero sperimentazione nel senso di nuova drammaturgia. E’ in questo filone che si inserisce “Spoglie”, tratto da “Le Troiane” di Euripide, in scena venerdì 25 e sabato 26 gennaio, alle 21, al Teatro San Francesco, con la regia di Gianluca Ghnò. Quest’anno M.AR.T.E. ha come sottotitolo “Un classico è per sempre” e la scelta è caduta su un riadattamento del tutto innovativo del classico per eccellenza:  la tragedia greca, attuale e archetipica in ogni tempo.

Il testo di Euripide dà voce allo strazio delle donne troiane, deportate come schiave, dopo la caduta della città, dagli achei vittoriosi. Nell’allestimento degli Stregatti  tutto si svolge in uno spazio limitato e per un gruppo, entrambe le serate, di una cinquantina di spettatori, che saranno sul palco con le quattro protagoniste Assunta Floris, Giusy Barone, Stefania Cartasegna, Simona Gandini. 

Il titolo “Spoglie” dà molto l’idea dello spettacolo, che pare un’installazione artistica”, dice Ghnò, “l‘impressione che abbiamo voluto dare è claustrofobica, come se ci si trovasse nella stiva di una nave. In questo spazio ristretto il pubblico sarà disposto su tre lati, circonderà le protagoniste, parteciperà emotivamente e sarà anche toccato da loro”. La sensazione opprimente è accentuata dalle luci basse colorate e dalla musica continua alta, nell’intento di colpire profondamente la percezione e far passare un messaggio forte. “Spoglie racconta di donne che hanno perso tutto, portate dall’Africa all’occidente. E’ facile pensare alla condizione femminile e ai tanti richiami all’attualità”, spiega il regista, “A parlare sono Ecuba (Assunta Floris), la regina madre, ultima testimone di un grande regno, Andromaca (Simona Gandini), la vedova di Ettore che ha perso tutto e ancora non sa fino a che punto, Cassandra (Giusy Barone), la profetessa che sa tutto e ha meno speranza di tutte loro, e infine Elena (Stefania Cartasegna), quella più fuori dal coro, accusata di essere la causa della guerra, ma in realtà vittima costretta sempre a scegliere”. L’intento registico è emozionare, suscitare quella che viene detta un’emozione “di pancia” e tutto concorre a ciò, dalla vicinanza che induce condivisione al testo di forte drammaticità “per questo abbiamo lavorato molto sulla tecnica e anche sulle traduzioni del testo (la ricerca è stata curata da Giusy Barone), per scegliere le parole giuste, che non necessariamente sono le più semplici”. Come in ogni spettacolo che tenta nuove sperimentazioni, “ci saranno delle sorprese (da non svelare) a partire dall’inizio, quando il pubblico aspetterà nella hall per essere condotto sulla scena”.

La serata di venerdì ha già raggiunto il tutto esaurito, per la serata di sabato info e prenotazioni al nr 331 4019616. I biglietti costano 10 euro interi e 8 euro ridotti

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