Autore Redazione
martedì
1 Ottobre 2019
13:13
Condividi
Cronaca - Eventi - Tortona

La sottile linea tra solennità e ironia. Recensione di Il grigio a Tortona

Iniziata in grande stile la stagione del Teatro Civico di Tortona. Stasera seconda e ultima replica dell'anteprima nazionale dell'allestimento diretto da Giorgio Gallione e interpretato da Elio
La sottile linea tra solennità e ironia. Recensione di Il grigio a Tortona

TORTONA – E’ in una versione de “Il grigio” di Gaber – Luporini, rielaborata dal regista Giorgio Gallione, che, ieri sera lunedì 30 settembre, Elio ha debuttato in anteprima nazionale al Teatro Civico per l’affollatissimo inizio di stagione. La seconda replica stasera sempre alle 21 al Civico, dopo di che lo spettacolo, prodotto dal Teatro Nazionale di Genova, approderà al Teatro Carcano di Milano.

Il grigio” è il monologo di un uomo che si ritira in campagna per allontanarsi dai suoi problemi, per ritrovarsi infine di fronte a se stesso. Nell’adattamento del regista Giorgio Gallione il testo viene integrato da canzoni di Gaber straordinariamente calzanti, che lo completano e si adattano allo stile del protagonista Elio. Dieci pezzi musicali che contengono le tematiche sempre in essere della poetica del Signor G e trasformano lo spettacolo in un’operina (definizione dello stesso Gallione) con un’operazione azzardata e al tempo stesso filologicamente esatta (e non a caso il regista ha già curato più allestimenti di spettacoli di Gaber ed ha sempre l’approvazione della Fondazione omonima). I fallimenti del protagonista, marito separato, padre assente e amante fallito di una donna già sposata, insomma “un uomo al termine del mondo ai confini del più niente” (da “Io come persona”), come si presenta fin dall’inizio, sono filtrati dalla personalità di Elio, con la sua solennità surreale e il suo respiro lirico e irriverente. Così il crescendo della caccia al topo (appunto il grigio), che turba la tranquillità della casa, diventa un’impresa titanica contro i fantasmi e l’inquietudine interiore. Sono “I mostri che abbiamo dentro”, canzone-fil rouge dell’intero spettacolo, ad affacciarsi prepotentemente e a pretendere chiarezza. In una scena dominata da scatoloni bianchi, dove il candore prende il colore dell’assenza e dell’anonimato, il topo e l’uomo si scontrano in una lotta che fa ridere di un riso amaro e assume contorni abnormi. Si rivelano “la stessa cosa pelosa e ributtante” e infine il nemico diventa qualcosa di eterno e invincibile, quanto necessario alla sfida esistenziale.

Il mix tra testo, canzoni interpretate con lo stile inequivocabile di Elio e gli arrangiamenti musicali di Paolo Silvestri si è rivelato una scommessa vincente, con ancora qualche rigidità dal punto di vista gestuale, ma nel complesso efficace. La partitura musicale in quattro parti pianistiche, dal respiro di opera classica contemporanea (Silvestri si è inizialmente ispirato a Le nozze di Stravinsky), è particolarmente azzeccata e ben sposa l’irriverenza e la voce del protagonista. E’ sicuramente singolare l’allestimento di Gallione, ma il risultato, attraverso un interprete dissacrante e singolare come Elio, enfatizza la genialità del pensiero di Gaber, coinvolge e attrae sino alla fine.

Un grande inizio, seguito dal brindisi nel ridotto del teatro, per il cartellone del Teatro Civico di Tortona, come sempre molto apprezzato dal tanto pubblico in sala.

Condividi