Autore Redazione
mercoledì
4 Marzo 2015
17:10
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Cronaca - Tortona

‘Ndrangheta in Piemonte: la Cassazione conferma le condanne nel processo “Albachiara”

‘Ndrangheta in Piemonte: la Cassazione conferma le condanne nel processo “Albachiara”

ALESSANDRIA –  Dopo la conferma delle condanne comminate in secondo grado agli imputati del processo Albachiara per associazione a delinquere di stampo mafioso da parte della Cassazione, i Carabinieri della Compagnia Investigativa di Alessandria e il Ros di Torino questo mercoledì hanno dato esecuzione alla sentenza nei confronti dei sei condannati della provincia di Alessandria. I militari hanno arrestato Bruno Pronestì, condannato a 7 anni e 6 mesi,  di cui 4 anni e 10 mesi ancora da scontare. Dovranno scontare ancora 3 anni e 6 mesi in carcere, invece, Giuseppe Caridi, ex consigliere comunale di Alessandria e Sergio Romeo, entrambi condannati a 4 anni e 8 mesi di reclusione. I Carabinieri hanno inoltre condotto in carcere Antonio Maiolo e Domenico Persico, entrambi condannati a 6 anni, di cui 4 e 10 mesi ancora da scontare e, infine Romeo rea, condannato a 5 anni e 4 mesi, di cui 4 anni e 2 mesi ancora da scontare.

ALESSANDRIA – La Compagnia Investigativa dei Carabinieri di Alessandria e il Ros di Torino hanno tratto in arresto sei persone in esecuzione della sentenza della Corte d’Appello, confermata dalla Cassazione martedì sera, sulla presenza della ‘ndrangheta nel basso Piemonte. I militari hanno condotto in carcere Giuseppe Caridi che dovrà scontare ancora 3 anni e 6 mesi, Antonio Maiolo, 4 anni e 10 mesi, Romeo Rea, 4 anni e 2 mesi, Domenico Persico, 4 anni e 10 mesi, Bruno Pronestì, 4 anni e 10 mesi, e Sergio Romeo, 3 anni e 6 mesi. 

ROMA – Come riportato da La Repubblica, la Cassazione ha confermato le 19 condanne della Corte d’Appello di Torino nel processo Albachiara sulla presenza della ‘ndrangheta nelle province di Asti, Alessandria e Cuneo. In primo grado gli imputati, tra cui l’ex consigliere comunale di Alessandria, Giuseppe Caridi, erano stati assolti per insufficienza di prove. Il verdetto era stato ribaltato un anno dopo dalla Corte d’Appello che aveva condannato tutti gli imputati a pene tra 3 anni e un mese e 7 anni e mezzo. Una sentenza ora confermata dalla Cassazione.  

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