Autore Redazione
sabato
22 Agosto 2020
10:33
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Cronaca - Eventi - Novi Ligure

Al tempo degli dei e degli eroi. Recensione di La sfida a Hortus Conclusus

Tanti spettatori per Carlo Orlando e Eva Cambiale nello spettacolo liberamente tratto e adattato da Mattia Fabris e Orlando dall’omonimo romanzo di Norman Mailer
Al tempo degli dei e degli eroi. Recensione di La sfida a Hortus Conclusus

NOVI LIGURE – Parla di un incontro di boxe epocale, “La sfida”, liberamente tratto e adattato da Mattia Fabris e Carlo Orlando dall’omonimo romanzo di Norman Mailer, presentato venerdì 21 agosto a Hortus Conclusus, la sempre più seguita rassegna ideata e diretta da Andrea Lanza.

Nella bella corte Solferino Carlo Orlando ha ripercorso un evento sportivo che Mailer ha raccontato in tutta la sua portata umana, culturale e simbolica: lo scontro sul ring, il 30 ottobre del 1974, a Kinshasa, di Mohamed Ali contro l’imbattuto campione del mondo dei pesi massimi George Foreman. Accanto a lui Eva Cambiale, una musa della violenza che introduce la sfida di due personalità e due mondi opposti cantando l’inno americano, che sembra sprigionare un’aura di spietatezza sinistra. Non solo una disputa sportiva, seppur durissima, ma lo scontro di due modi di intendere la vita e la lotta. Ali, reduce da quattro anni di squalifica, a causa del rifiuto di combattere nella guerra del Vietnam, già dalle conferenze stampa preliminari fu simbolo del continente nero, personificazione dell’eletto dotato di enorme forza della filosofia bantu. In lui sembrano congiungersi forze e radici ataviche, mentre intorno, nel Congo ribattezzato Zaire di Mobutu, imperversa la violenza più cieca e repressiva, esercitata con il solo criterio dell’intimidazione. Dall’altra parte del ring, George Foreman, anch’egli nero, eppure simbolo dell’occidente, potente e apparentemente invincibile, taciturno e schermato dalla sua stessa impermeabilità agli stimoli esterni.

Carlo Orlando fa de “La sfida” un piccolo capolavoro di teatro di narrazione, abbracciando una molteplicità di registri e dipingendo un universo caratteriale e culturale che raggiunge l’apice nell’arte della boxe, un esercizio di autocontrollo e di personalità, prima ancora che di forza. E’ atroce la descrizione di Mobutu, dei suoi appellativi enfatici e autoreferenziali, eppure si ride, come si ride al solipsismo di Foreman, sintetizzato nella risposta “Mi scusi se non le stringo la mano, ma come vede ho le mani in tasca”. Si arriva alla descrizione delle azioni dello scontro, con la tattica innovativa di Ali che sconcerta la tribuna stampa, come ad un apice di tensione e consapevolezza dell’importanza del momento. E poi il dolore, le reazioni dell’enorme stadio, l’incredulità e la svolta, che decreta la vittoria di Ali, sono un crescendo che lascia senza fiato, come solo il grande teatro, in questo caso fondato su un grande testo, può fare.

E’ un’immersione totale in una vicenda epica, solenne ed epocale, intrisa di cultura, politica, violenza e personalità, come in un tempo di dei e di eroi. C’è l’Africa, ci sono la sua forza e la sua spiritualità, c’è la competizione che assume il valore della lotta ideale, c’è lo scontro di popoli. C’è soprattutto la bravura di un interprete che ricostruisce tutto ciò, salendo su una piattaforma-ring, dando corpo e voce ai protagonisti, ai loro allenatori, ai giornalisti e a un contesto ambiguo e sanguinoso, dove ostentazione e ricchezza stridono con repressione e povertà. Una grande prova per Orlando e Cambiale e un bellissimo adattamento del capolavoro di Mailer.

In tanti hanno partecipato, è il caso di dire come sospesi, alla Corte Solferino, mentre Hortus Conclusus oggi termina (alle 10) la sua quarta settimana con lo workshop IL CINEMA E LA ROSA – Viaggio pratico e teorico nel mondo dei simboli cinematografici con lo stesso Carlo Orlando.   Da martedì 25 agosto inizierà la quinta settimana della rassegna con la serata musica con Annamaria Senatore.

Hortus Conclusus proseguirà sino al 4 settembre e, con appuntamenti ulteriori, sino al 22 settembre qui tutto il programma.

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