Autore Redazione
mercoledì
30 Settembre 2020
11:42
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Cronaca - Alessandria

Da Legambiente un “3” ad Alessandria per l’inquinamento. E spiega: “smog in città colpa soprattutto del traffico”

Da Legambiente un “3” ad Alessandria per l’inquinamento. E spiega: “smog in città colpa soprattutto del traffico”

ALESSANDRIA – Legambiente ha pubblicato una edizione speciale del dossier Mal’aria. Il documento ha analizzato le concentrazioni medie annue delle polveri sottili (Pm10 e Pm2,5) e del biossido di azoto (NO2) delle città italiane negli ultimi cinque anni (2014-2018). Sulla base di questi dati l’associazione ambientalista ha stilato una pagella che premia una manciata di città e boccia un numero imponente di capoluoghi, tra cui Alessandria. Solo il 15% delle città ha raggiunto, nei 5 anni, un voto sufficiente, si tratta di Sassari (voto 9), Macerata (voto 8), Enna, Campobasso, Catanzaro, Grosseto, Nuoro, Verbania e Viterbo (voto 7). Rimediano la sufficienza  infine L’Aquila, Aosta, Belluno, Bolzano, Gorizia e Trapani (voto 6). Per tutte le altre, l’85%, il voto finale è insufficiente. Alessandria ha rimediato un 3 anche se peggio di lei hanno fatto nove città: Monza, Trento, Bologna, Novara (voto 1); Torino, Roma, Palermo, Milano e Como (voto 0).

Alessandria nei cinque anni ha registrato valori medi di Pm10 tra i 33 e i 37 microgrammi per metro cubo, contro i 20 medi previsti dall’Organizzazione mondiale della sanità. Oscillano invece tra i 21 e i 26 microgrammi per metro cubo i valori delle polveri fini 2.5, contro una media dell’Oms di 10 microgrammi.

A causare l’inquinamento sono prevalentemente i veicoli, spiega Legambiente, che con fermezza respinge giustificazioni differenti: “Gli studi sempre più approfonditi di enti di ricerca, Agenzie di Protezione per l’Ambiente (ARPA) e delle comunità scientifiche internazionali, convergono nel dire che, a livello urbano, l’inquinamento atmosferico è dovuto prevalentemente dal “trasporto su strada”, ovvero dalle auto. Nonostante ogni anno frotte di politici, assessori e amministratori improvvisati scienziati provino a dare la colpa alle “biomasse” per non colpire il settore dell’automobile, la verità è questa. Gli altri settori (i riscaldamenti appunto, ma anche le industrie e l’agricoltura su tutte), hanno sicuramente le loro responsabilità e contribuiscono anch’esse all’inquinamento atmosferico nel nostro Paese, ma il loro ruolo inizia ad essere più rilevante su una scala più ampia, regionale o nazionale, mentre nelle città il contributo più determinante all’inquinamento è dovuto al traffico. Appare evidente quindi come sia sempre meno rilevante parlare di fonti di particolato primario (dove i famigerati caminetti hanno un ruolo determinante) considerato che complessivamente pesano circa il 30% sulle concentrazioni di polveri misurate. Le misure dovranno intervenire prevalentemente sulle fonti delle polveri secondarie che incidono invece per il 70%. Particolare attenzione dovrà anche essere posta, per risultare davvero efficaci le soluzioni, al tema delle emissioni dovute alla risospensione delle particelle (che si assumono ‘già emesse’ e non vengono quindi considerate), su cui invece ha un ruolo importante la massa, oltre alla velocità, dei veicoli (e qui entrano in gioco i SUV che vanno tanto di moda negli ultimi anni)“.

Secondo l’associazione il calo dell’inquinamento durante il lockdown spiegherebbe il ragionamento, in un periodo in cui il riscaldamento negli edifici era ancora acceso. “Un recente studio condotto da un consorzio italiano che comprende consulenti (Arianet, modellistica), medici ed epidemiologi (ISDE Italia, Medici per l’Ambiente) e Legambiente, nonché la piattaforma MobileReporter incaricata del coordinamento e della comunicazione, ha quantificato per la prima volta in assoluto la quota di inquinamento nella città di Milano imputabile alle emissioni delle auto diesel che superano, nell’uso reale, i limiti fissati nelle prove di laboratorio che, come il diesel gate ci ha tristemente insegnato, sono state taroccate per anni. Il risultato è sorprendente: se tutti i veicoli diesel a Milano avessero emesso realmente quanto previsto dalle norme nell’uso di guida reale, l’inquinamento da NO2 (calcolato come media annuale) avrebbe permesso alla città di rientrare nei limiti di qualità dell’aria previsti dalla normativa europea. La conseguenza invece del mancato rispetto dei limiti ha portato alla stima di 568 decessi in più per la sola città di Milano, a causa dell’esposizione “fuorilegge” agli NO2 per un solo anno“.

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