Autore Redazione
martedì
24 Marzo 2015
00:00
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Cronaca

Il caso del cane Ettore nel racconto del papà del bimbo aggredito

Il caso del cane Ettore nel racconto del papà del bimbo aggredito

ALESSANDRIA – La petizione per riportare a casa il cane Ettore, l’animale di grossa taglia colpito da un tumore alla zampa ha riaperto una ferita, mai rimarginata, nei genitori del bambino aggredito tre anni fa dal mastino. “Come vittime – ha spiegato a Radio Gold News il papà del bimbo, Alberto C.dopo aver vissuto momenti terribili, io e la mia famiglia ci ritroviamo oggi a dover ripristinare il senso delle cose e la verità degli avvenimenti. Questo è assurdo! Rinnova in noi dolori e angosce che tentavamo di superare, nonché ci costringe a ulteriori dispendi di energie“. L’appello per far tornare a casa il cane, ha sottolineato il papà del bambino, ha presentando la vicenda “in modo inesatto, calcando solo su alcuni aspetti e minimizzando i danni“. Alberto, ha raccontato, si è subito mosso contattando le associazioni animaliste “che si sono dette estranee ai fatti“. Le ferite riportate da suo figlio, ha ricordato, furono tutt’altro che lievi e quella subita all’epoca dal bambino fu “un’aggressione violentissima”. “Guardiamo la vicenda in ordine cronologico – ha ricordato Alberto – Ettore è un cane mastino di grossa taglia. All’epoca pesava circa 70 kg, fortissimo. Non addestrato e lasciato spesso uscire dalla proprietà, negli anni morde e spaventa molte persone. Ferisce seriamente una donna a un occhio, uccide a morsi un cagnolino. Aggredisce un secondo cane che passeggia al guinzaglio e gli lacera il muso. Ci sono leggi che obbligano l’adeguata custodia dei cani e, per gli animali macchiati da episodi di aggressione, prevedono corsi formativi e rieducativi finalizzati al rilascio ai padroni del ‘patentino’. Per Ettore non si interviene in nessun modo“. 

Il cane, ha aggiunto Alberto “continua a fuggire da casa fino a quando il 28 marzo 2012, in luogo pubblico e distante dal suo ‘territorio’, punta da lontano mio figlio di due anni che sta facendo una passeggiata con la zia. Ne fa la sua preda. Sia chiaro: nessun gesto o contatto preliminare da parte del bambino! Un’aggressione violentissima. Ferite gravi alla testa, morsi al costato a una coscia a un braccio. Intervengono diverse persone ma non riescono a fermare l’animale. Gli salva la vita un muratore che lavorava lì vicino: con grande fatica lo allontana. Il cane cerca di riattaccare. Mio figlio viene soccorso in prognosi riservata. Viene operato d’urgenza, impiega un anno intero per guarire! Ripeto un anno! Auguro a nessun bambino nel mondo subire mai più una cosa del genere. Gravi cicatrici, nuovi interventi da pianificare, ferite psicologiche ancora aperte“. Nonostante il dolore e la sofferenza, Alberto all’epoca decise di intercedere per evitare la soppressione di Ettore. Giudicato pericoloso dai veterinari comportamentalisti, il cane venne quindi portato in una struttura privata dove ancora oggi la padrona va regolarmente a trovarlo, oltre a sostenere il costo della retta mensile.
La malattia di Ettore, secondo Alberto, non renderebbe oggi il cane meno pericoloso, anzi potrebbe rendere ancora più critica la gestione dell’animale. “Possibile che la nostra società si debba sempre muovere tra gli eccessi? Dalla soppressione all’indulgenza? Prima di tutto viene la sicurezza dei bambini del paese. Asilo e scuola sono a due passi e un cane pericoloso malato può esser ancor più critico da gestire. Questa non è mancanza di pietà, accanimento, è prevenzione, seppur indolente e, purtroppo per noi, tardiva.
Bisogna piuttosto battersi per la profilassi, affinché i cani vengano educati come meritano, così che episodi come questo non accadano più, che altri bambini non debbano rischiare la vita e altri cani non debbano vivere rinchiusi. Esistono ordinanze ministeriali precise e leggi regionali in materia, ma sono regolarmente disattese!
Chiedetevi poi perché un episodio del genere è accaduto proprio quando in Alessandria erano attivi i percorsi formativi finalizzati al rilascio del patentino. Se fosse stato rieducato, il cane oggi sarebbe a casa sua e mio figlio disegnerebbe arcobaleni e non mostri neri. Perché un cane che aveva già ucciso e ferito animali e ferito persone non era incluso in un programma di recupero? Perché ha potuto ferire gravemente e sfregiare un bambino? Chi è responsabile di queste mancanze? In tre anni non ho avuto nessuna risposta in merito! Vogliamo ancora cadere in errori simili?
Se poi si vuol discutere di etica, principi morali, etologia, antropologia ed etologia umana garantisco di essere ferratissimo in materia. Ma sono altrettanto esausto, turbato, sconcertato e ferito”.

Tatiana Gagliano

 

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