Autore Redazione
lunedì
23 Marzo 2015
17:38
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Cronaca - Alessandria

Il centro non più al centro: il piccolo commercio si è perso

Il centro non più al centro: il piccolo commercio si è perso

AGGIORNAMENTO: nella galleria fotografica dei negozi costretti a chiudere, in fondo all’articolo, compariva erroneamente la foto della Gioielleria Ferrando, in via Migliara, un esercizio commerciale in realtà aperto, da ben 59 anni.   

ALESSANDRIA – “Un tempo sognavo di lasciare il mio negozio a mia figlia, e di garantirle in questa maniera un futuro. Adesso non è più così“. Giovanni, commerciante, racconta questo con le lacrime agli occhi. In mano ha alcune scatole da mettere a posto nel suo negozio, un gesto per riempire il vuoto e ingannare il tempo di un lunedì desolante. Già perché il centro alessandrino oggi è questo, un insieme di vie in cui sono i negozi chiusi a dominare. Le saracinesche abbassate sono un tuttuno con muri e mattonelle, il grigio è il colore dominante e passeggiando non si fa più caso ai cartelli “affittasi” e “vendesi” che penzolano attaccati alle porte di spazi impolverati.
Il lunedì via Ferrara o via San Lorenzo erano tutte una testa – ha spiegato Fausto, appoggiato al bancone del bar in via San Lorenzo”. “Non avevamo il tempo di respirare oggi invece contiamo le persone che passano e stiamo con le braccia incrociate ad attendere“. Aspettare è la parola più ricorrente tra i commercianti alessandrini, più rassegnati che arrabbiati, molto più rassegnati. E forse questo stato d’animo è il peggiore di tutti. Lo si capisce da come negozianti e baristi guardano la strada davanti alle vetrine, dai loro occhi con tante domande a cui non hanno trovato risposta. Quelle domande sono rimaste lì, impolverate in un magazzino della testa, in cui nessuno più sia azzarda ad andarle a cercare. Perchè, come ha detto Simone, “il commerciante alessandrino, ma forse tutti i piccoli commercianti di oggi, sono come i giocatori al Casinò: hanno perso e rimangono al tavolo da gioco perché sperano di rifarsi, ma più vanno avanti e più perdono“. Il problema è che molti, da quel tavolo, non si possono alzare. Già perché una delle domande più dolorose è “cosa faccio a 50-60 anni se chiudo?
E infatti la considerazione ricorrente è: “se avessi un’altra occasione, una qualunque altra occasione io avrei già chiuso. Il problema è che una volta si poteva vendere la licenza, si chiudeva e ti rimaneva un piccolo gruzzolo che ti permetteva quantomeno di avere una scappatoia. Oggi non c’è neanche più quella“.

Per i commercianti affacciarsi sul vuoto di via dei Martiri, corso Roma, via San Lorenzo, via Dante, via Ferrara, è uno strazio. È quasi una vertigine. “Non è un problema di traffico, come spesso dicono, perché se vi fermate a contare le auto qui vi accorgerete che non ne passano quasi più. Sono solo corrieri. Quindi anche la tanto decantata area pedonale è una bufala. Qui il problema è che il centro è un deserto“. Lo conferma la barista Sonia, che sfoggia un sorriso luminoso per i clienti ma dalle cui labbra scivolano parole amare: “qui hanno scippato anche il sabato. Non c’è più. Una volta il lunedì e il sabato eravamno stracolmi ed eravamo in tre a gestire il locale. Adesso siamo in due, ma ne avanziamo ancora“. I tempi sono cambiati nel 2010. Nel 2008 la crisi è iniziata e ha cominciato ad aggredire due anni dopo, poi “un tracollo verticale e continuo“. La crisi ha colpito e nonostante i piccoli aiuti la situazione, raccontano in molti, non è migliorata. “Diversi proprietari degli spazi hanno anche abbassato gli affitti del 20-30% perché si sono resi conto che era meglio prendere con certezza il denaro piuttosto che rischiare di non avere quasi nulla, però l’affitto incide sempre – ha raccontato Fausto.” Però il problema è che “ogni spesa di gestione incide sui magri ricavi mensili”.
Cosa sia successo nessuno lo sa con certezza, cosa si possa fare ancora meno. “Di certo noi ricordiamo quando c’era il mercato coperto in via San Lorenzo, funzionava, andava bene, c’era gente. Il mercato in piazza Garibladi era un altro punto di richiamo, ma forse erano altri tempi – ha raccontato Giovanni. Adesso sono tutte grandi marche e forse è anche giusto così, non so cosa dire, sono cambiati  i tempi e i rappresentanti mi dicono che anche in altre città la situazione non è molto migliore però Alessandria sta un po’ peggio, non credo ci siano dubbi. Stiamo qui e aspettiamo, andiamo avanti perché non possiamo fare diversamente. Io sto attingendo dai miei risparmi, ma non so cosa accadrà nel futuro“.

Intanto le vie si svuotano, le vetrine si spengono, il centro diviene progressivamente meno affollato e il centro di Alessandria non è più al centro. Nella fotogalleria sotto troverete le immagini di una cinquantina di negozi chiusi in sole 5-6 vie della città.

Fabrizio Laddago

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