Autore Redazione
lunedì
18 Gennaio 2021
15:23
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Cronaca - Alessandria

I perché delle famiglie dei Vigili del Fuoco caduti a Quargnento

I perché delle famiglie dei Vigili del Fuoco caduti a Quargnento

ALESSANDRIA – “Avrei voluto che la retorica e il moralismo rimanessero all’interno di un bar e non scritti sulla prima pagina dal direttore di un giornale. Purtroppo, la superficialità ha avuto la meglio, colpendo chi non può difendersi perché non c’è più o perché troppo piccolo per poterlo fare“. Inizia così la lettera di Clarissa Bonetto, la vedova di Marco Triches, indirizzata agli organi di stampa dopo l’articolo pubblicato su un bisettimanale cittadino di Alessandria.

Mio figlio Francesco aveva 2 anni e mezzo quando ha perso suo papà. Un padre meraviglioso ed esemplare. Adesso Francesco, crescendo, oltre a tutto il resto dovrà fare i conti anche con le sue parole, direttore. Non sono i dettagli a definire le persone (come dice lei), questo lo insegnerò bene a mio figlio. Per fortuna a Francesco resteranno i racconti, i ricordi e le emozioni belle che gli trasmetteranno le persone che hanno conosciuto veramente suo papà“, si legge ancora. La vedova di Triches aggiunge anche che “Marco era un uomo retto, di grandi valori e virtù, non sarà un referto autoptico ne la cattiveria della gente a macchiare la sua immagine. Detto ciò, direttore, non doveva permettersi di entrare nel merito di un argomento tanto privato e delicato mancando di rispetto a tre uomini (che nemmeno conosceva) tragicamente morti in servizio e calpestando il dolore delle loro famiglie“.

Alle parole della vedova di Marco Triches si sono aggiunte anche quelle del legale della famiglia, l’avvocato Giulia Boccassi: “La pubblicazione della notizia, il risalto datane, ed in particolare il corsivo del Direttore, appaiono del tutto impropri ed ingiustificati, ancor più se si considerano le tempistiche“. Questo perché, sostiene Boccassi, “il contenuto degli esami autoptici era noto a tutti i protagonisti del processo ormai da quasi un anno, ma poiché tale elemento non ha mai rivestito, ne potrà rivestire alcuna rilevanza causale nella ricostruzione dei tragici avvenimenti del 5 novembre 2019, nessuno ha mai dato risalto“. L’avvocato parla di una “questione strettamente personale” e che “non riguarda in alcun modo il processo in corso“.

Infine il legale della famiglia sottolinea come “un corretto utilizzo della libertà di stampa, della quale io per prima sono forte sostenitrice, avrebbe, semmai, imposto di pubblicare la notizia nel momento nel quale gli esami autoptici avessero formato oggetto di discussione processuale, e non invece quando la circostanza era relegata, ed è ancora, ad un mero referto medico che non sposta l’impianto accusatorio, e tanto meno giustifica una censura morale della quale proprio non se ne sentiva la necessità“.

Una lettera a cui fa seguito quella scritta domenica da Elisa Borghello, compagna di un altro dei Vigili del Fuoco morti a Quargnento, Matteo Gastaldo, e rivolta al direttore del bisettimanale: “In un mondo normale, senza sciamani né giustizieri, la vita umana ha un significato. Un valore. Il suo articolo pubblicato in prima pagina sul suo giornale mi ha tolto il fiato e mi ha imposto una replica“.

Elisa Borghello ricorda come in quella tragedia sono morti “tre Vigili del Fuoco, uomini e padri di famiglia, hanno perso la vita nell’esercizio del loro dovere perché un altro essere umano ha innescato un’esplosione per pura avidità. Poteva morire un bambino. Poteva morire chiunque. Poteva morire un santo, Caino. Ma sempre un essere umano“. Ecco che leggendo la prima pagina il giudizio è stato quello di “un punto di vista infantile e ingenuo“. Soprattutto perché “una volta saputo che la realtà non corrisponde alla rappresentazione che si era fatto, sembra puntare il dito sulla dolente umanità di tutti gli esseri umani, mostrando una totale mancanza di empatia e molta retorica. La crudeltà travestita da buonismo con cui si piange solo la perdita degli eroi e non degli esseri umani mi risulta difficile spiegarla a mia figlia che quella notte ha perso il suo papà“.

Elisa Borghello ritiene che “la crudeltà sia l’indifferenza alla sofferenza accompagnata spesso dal piacere nell’infliggerla e i modi per farlo possono anche non coinvolgere la violenza fisica; bastano comportamenti che mortificano e che soffocano come se improvvisamente mancasse l’ossigeno. L’aria. Quell’ossigeno della vita che permette ogni giorno alle persone di alzarsi e di andare avanti“. La vedova conclude così: “Non credo che scrivere notizie dipenda esclusivamente dalla raccolta delle informazioni, ma anche dal modo in cui un giornalista percepisce, comprende e sa gestire una situazione dal punto di vista emotivo. Io non so quello che hanno provato le famiglie di Marco e Antonino che sono morti con Matteo, leggendo il suo articolo. Non ho la forza di sentirle. Le assicuro comunque che per mia figlia nulla e nessuno toglierà mai il mantello di Principe dalle spalle del suo papà“.

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