Autore Redazione
domenica
20 Giugno 2021
10:33
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Cronaca - Eventi - Alessandria

Il lato comico del tragico. Recensione di Andromaca de I Sacchi di Sabbia

Ieri al Chiostro del Convento di San Francesco il secondo appuntamento della mini-rassegna Revival, organizzata dalla Compagnia Stregatti: la tragedia di Euripide secondo lo stile irriverente e irresistibile de I Sacchi di Sabbia, pluripremiata compagnia toscana
Il lato comico del tragico. Recensione di Andromaca de I Sacchi di Sabbia

ALESSANDRIA – Il fato, gli dei e gli uomini. Nella tragedia classica violenza e destino si intrecciano e così, nell’Andromaca di Euripide, le intenzioni umane soccombono ad eventi fatali imprescindibili. L’Andromaca messa in scena ieri, sabato 19 giugno, da I Sacchi di Sabbia, nel chiostro del convento San Francesco, mantiene il senso di fatalità ineluttabile, ma con uno stile decisamente originale che rinviene nella tragedia una quantità di spunti comici. La spettacolo è stato il secondo appuntamento della mini-rassegna estiva Revival Celebrazioni 2021, organizzata e diretta dalla Compagnia Stregatti. Revival terminerà sabato 10 e domenica 11 luglio con “Il rinoceronte” di Ionesco, in una versione corale che vedrà sul palco gli Stregatti e gli allievi di tutti i loro corsi, in un esperimento di teatro sociale e partecipativo, per un testo quanto mai attuale che parla di una pandemia, seppure del pensiero. Continua intanto la campagna “Adotta gli Stregatti”, volta a sostenere i costi fissi legati alla gestione del Teatro San Francesco e all’organizzazione delle stagioni teatrali, dopo un periodo di forzata chiusura dello spettacolo dal vivo. Tutte le informazioni sul prossimo spettacolo e sulla campagna di sostegno sul sito www.teatrostregatti.it

La tragedia di Euripide si svolge dopo la disfatta di Troia. Andromaca, vedova di Ettore, è diventata schiava di Neottolemo (figlio di Achille), da cui ha avuto un figlio. Sul destino già funesto della donna si scatena anche la gelosia di Ermione, sposa di Neottolemo, che la vuole morta insieme al suo bambino. Il grande assente è proprio Neottolemo, in viaggio verso l’oracolo di Apollo, mentre si fronteggeranno suo nonno Peleo (padre di Achille), in difesa di Andromaca, e Menelao (padre di Ermione e, si sa, marito di Elena, causa della guerra di Troia), determinato ad uccidere lei e il figlio Molosso. L’inutilità delle passioni umane sarà svelata dalla notizia, portata da un messaggero, della morte di Neottolemo, oggetto di tanto contendere.

L’impatto con la rivisitazione de I Sacchi di Sabbia diretti da  Massimiliano Civica  è stralunante. Tutti i personaggi, abbigliati con vesti bianche, sono interpretati da uomini. Andromaca è barbuta (Gabriele Carli , anche nelle vesti di Oreste, pretendente di Ermione), Ermione si esprime in napoletano con fare sguaiato (Enzo Iliano, che interpreta anche Peleo), Menelao (Giovanni Guerrieri, anche Molosso e Messaggero) è comicamente bersagliato da allusioni al tradimento della moglie. All’unica donna, Giulia Gallo, ancella di Andromaca, è demandato il ruolo di corifeo, declinato con accento toscano, modi ciarlieri e buon senso popolare. E’ lei a introdurre, commentare, a distrarsi e ad essere richiamata nei momenti di maggiore pathos. E’ sempre lei a sottolineare, cantando Over the Rainbow, l’uscita dei personaggi nei momenti di apparente speranza nel divenire. Si ride in un continuo paradosso tra tragico e comico, che trova proprio nella voragine del primo lo spunto per la risata. La continua enumerazione da parte di Andromaca delle sue disgrazie diventa una litania che si scioglie in comicità, così il suo aggrapparsi all’effigie della madonna di Medjugorje, che dovrebbe rappresentare la ninfa Teti. Il ricordo della felicità con il marito Ettore è stemperato in pettegolezzo da cortile dall’ancella-coro, che racconta del cigolio del letto come colonna sonora costante ai bei tempi nel palazzo di Troia.

Non c’è intervento divino, la tragicommedia dei Sacchi di Sabbia è tutta umana. Si ride tanto, ma la tragicità è subito sotto la superficie e anch’essa è tutta legata all’insulsaggine delle debolezze e delle cattiverie. Il fato diventa casualità, il tragico sfocia in risata da comicità popolare fatta di espressioni e battute fulminanti, ritorna ironia più sottile e diventa comunione con il pubblico, che si diverte e partecipa dei tanti significati del testo. Perché arriva la vanità delle passioni, arriva il non senso del destino e così la tragicità di una vicenda che si inanella a precedenti tragedie, in un continuum senza fine. Non è facile essere irriverenti, divertire e, tuttavia, non banalizzare un testo importante. I Sacchi di Sabbia ci riescono e il loro lavoro ha la fluidità e la coerenza di ciò che solo all’apparenza è semplice e, proprio per questo, colpisce e rimane impresso, come la risposta del numeroso pubblico ha ampiamente dimostrato.

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