Autore Redazione
mercoledì
28 Luglio 2021
12:57
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Cronaca - Eventi - Novi Ligure

E’ iniziato Hortus Conclusus. Recensione di “Cara professoressa”

Tanto pubblico ieri per il monologo di Beppe Casales alla rassegna novese ideata e diretta da Andrea Lanza
E’ iniziato Hortus Conclusus. Recensione di “Cara professoressa”

NOVI LIGURE – Veramente tanti spettatori e la certezza premiata di trovare sempre eventi di qualità. Ieri, martedì 27 luglio, il cortile del liceo Amaldi è stato per una sera la cornice di Hortus Conclusus, la rassegna ideata e diretta da Andrea Lanza. Un contesto scelto non a caso, grazie alla collaborazione del liceo cittadino, perché di scuola parla il monologo “Cara professoressa” di e con Beppe Casales, che ha inaugurato “Zero in condotta”, la sezione di Hortus dedicata proprio alla scuola e ai suoi protagonisti.

“Cara professoressa” intreccia la vita di un bidello, che si ritrova a leggere “Lettera ad una professoressa” di don Lorenzo Milani e i ragazzi di Barbiana, alla denuncia contenuta nel libro, pubblicato nel ’67 e ancora oggi fonte di riflessione. Casales, armato di una scopa di saggina, è il bidello Gianni, ingenuo, schiacciato da una vita condannata alla ripetizione e consapevole della sua mancanza di istruzione. La scoperta di tante affinità tra la scuola classista degli anni ’50 e quella attuale, “strumento di differenziazione sempre più irrimediabile”, gli fa rivivere il suo disastroso percorso scolastico sotto una luce di consapevolezza e di logica semplice ma inappuntabile. Il suo pensiero parte da similitudini evidenti, si perde in un passato adolescenziale problematico di timidezza e rabbia e lo riconduce alla realtà odierna, dove l’abbandono scolastico prima della maturità conta 200.000 ragazzi l’anno. E allora la storia di Gianni, studente svogliato e confuso, innamorato della musica dei Nirvana e del mito Kurt Cobain, non sembra così diversa da quella degli studenti di don Milani, abbandonati dalla scuola pubblica. La sua famiglia, impossibilitata a pagargli le lezioni private suggerite dai professori stessi, pare la versione attuale delle famiglie contadine dei ragazzi di Barbiana, bocciati senza pietà e lasciati a loro stessi.

Casales dà vita ad uno stupore sempre più illuminato, man mano che i fatti del passato più remoto si intrecciano alla memoria del suo protagonista. Molto sembra coincidere, anche grazie all’aiuto di un professore amico, che gli parla di don Milani e sembra essere il lato volenteroso di un’istituzione ancora con tanti problemi. E allora gli anni delle bocciature scolastiche appaiono in un’altra prospettiva, sono rievocati nella disperazione delle canzoni di Cobain, in un delirio inconsapevole di timidezza e incapacità di espressione. La scopa diventa una chitarra elettrica e tutte le energie e la volontà di Gianni adolescente si sfogano nella musica e nel sogno naufragato di un amore. Tanta energia e tanta volontà che la scuola non riesce a sfruttare, destinate ad implodere, a meno che il sistema non cambi, come successo per esempio in Finlandia. E’ semplice come il ragionamento del bidello Gianni la soluzione proposta per una riforma del sistema scolastico, ma non è ingenua e ha alla base la stessa vocazione inclusiva pretesa nella lettera dei ragazzi di Barbiana.

E’ un viaggio, quello di Casales, attraverso i ricordi scolastici di intere generazioni. Alle sue riflessioni si sovrappongono memorie individuali e collettive, si sorride e si riconoscono verità recenti e lontane. Il tono è leggero, mentre la realtà emerge amara dalla narrazione intessuta di musica tormentata. Ma il bidello Gianni intravede una speranza e prevale una vena ottimistica, che indica una via possibile per una scuola che sia “una palestra di amore”. E se il teatro può essere un’ispirazione e uno strumento, “Cara professoressa” non si limita ad essere un monologo intenso e ben interpretato, ma è una scintilla da cui dovrebbe sortire un’esigenza. La storia si ripete e, come il libro del priore di Barbiana si rivolgeva ai genitori dei ragazzi ostracizzati dalla scuola, invitandoli ad organizzarsi, così il Teatro, quello che ha qualcosa da dire, non quieta gli animi, ma li smuove.

Hortus Conclusus continua questa sera, mercoledì 28 luglio, presso la Corte Solferino, con il Piccolo Cinema di Hortus, con Andrea De Rose e Mathias Balbi.  Il film protagonista della serata sarà “Zero in condotta”, del 1933, per la regia di Jean Vigo, cui si deve il titolo della sezione omonima di eventi legati alla scuola.

Qui il programma di Hortus di questa settimana

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