Autore Redazione
giovedì
28 Aprile 2022
05:30
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Cronaca - Casale Monferrato

Giornata vittime dell’amianto, Pesce: “Nel Casalese 3000 vittime e se cala l’attenzione si va alla deriva”

Giornata vittime dell’amianto, Pesce: “Nel Casalese 3000 vittime e se cala l’attenzione si va alla deriva”

CASALE MONFERRATO – Non solo quella legata al Covid-19, in Italia infatti c’è un’altra epidemia in atto. A dirlo è il Parlamento europeo a conferma degli ultimi dati epidemiologici raccolti in Italia. Questa epidemia, ben più longeva e radicata nel tempo rispetto a quella del coronavirus, è quella causata dall’amianto, un minerale fibroso cancerogeno, usato in edilizia e nell’industria sino alla fine degli Anni ’80. A causa delle sue fibre, mille volte più sottili di un capello, in Europa muoiono all’anno circa 80 mila persone. In Italia, secondo i dati dell’Istituto superiore della sanità ogni anno le vittime dell’amianto sono oltre 4000. Tra i comuni dello Stivale più colpiti c’è senza dubbio Casale Monferrato, città che ha ospitato per decenni su un’area di circa 94 mila metri quadrati la fabbrica Eternit, chiusa nel 1986 su auto istanzia di finanziamento. “Da quella data sono passati 36 anni ma la gente nel Casalese continua a morire a causa dell’amianto“, spiega Bruno Pesce coordinatore dell’Associazione vittime dell’amianto che abbiamo intervistato proprio nel giorno in cui ricorre la Giornata mondiale dedicata proprio a chi, a causa della fibra killer, ha perso la vita.

DOMANDA: Quello del Casalese è sicuramente stato il territorio più colpito, quali sono i dati che avete raccolto?
RISPOSTA: Purtroppo non esistono dati ufficiali che mettano insieme le vittime per le tre patologie causate dall’esposizione all’amianto che sono asbestosi, mesotelioma e tumori polmonari. Ma a Casale e nei comuni limitrofi in questi anni ci sono state oltre 3000 vittime.
D: Un numero decisamente alto.
R: Direi più che altro catastrofico. Soprattutto perché destinato ancora a crescere nei prossimi anni nonostante la curva stia leggermente calando. Ogni anno, per le tre patologie di cui parlavamo prima, si registrano circa 50 vittime solo a Casale Monferrato e 20 nel Sin che comprende 47 comuni monferrini.
D: Però ha parlato di un dato in calo.
R: Sì, ma è poca roba. Secondo le ultime indagini si parla di 35/40 casi annui nel nostro territorio. Questo sta a significare che il picco è stato raggiunto ma sarebbe un errore abbassare la guardia. Farlo porta a sottovalutare e non affrontare con la giusta foga e tenacia un problema che riguarda la salute di tutti.

D: A che punto è l’opera di bonifica dei territori più colpiti?
R: A Casale Monferrato la bonifica è proceduta spedita e si sono ottenuti ottimi risultati anche se ci sono ancora dei punti da ripulire. In alcuni piccoli paesi del Sin ci sono evidenti problematiche e l’opera di eliminazione dell’amianto è andata a rilento.
D: E come si può agire in questo senso?
R: 
Noi insistiamo da anni perché i Comuni individuino delle aree di maggior rischio e attuino la bonifica sia ad opera di privati che pubblica. Solo così si potrà fare un salto in avanti verso la deamiantizzazione del Monferrato.
D: Anche perché sono ancora diversi i pericoli legati alle coperture in amianto.
R: 
Le cosiddette coperture in fibrocemento sono state vendute come indistruttibili. Peccato che con gli anni e l’esposizione costante alle intemperie queste onduline di eternit si sono sgretolate liberando le polveri killer nell’aria. Bisogna quindi aumentare il controllo del territorio e accelerare ulteriormente la bonifica.

D: In mezzo a tutto questo c’è un lungo iter processuale che non si è ancora concluso.
R: Siamo a metà strada. Il primo procedimento per Eternit a Casale fu nel 1985 e il processo iniziò nel 1993. Da quell’anno in poi abbiamo sempre dovuto battagliare e portare a casa diverse delusioni. Non ultima la decisione della Cassazione nel 2014 che ha dichiarato la caduta in prescrizione: il reato sussiste, ma sono trascorsi troppi anni tra l’esposizione all’amianto e l’effettiva malattia delle vittime. Quella sentenza è stata uno schiaffo per tutte le persone che hanno perso qualcuno a causa della fibra killer.
D: Quindi voi cosa chiedete?
R:
Semplicemente giustizia. Penso ci sia uno squilibrio importante in queste sentenze. La prescrizione scatta per chi commette il reato ma non c’è garanzia per chi quel reato lo ha subito. Ecco adesso con il processo di Novara abbiamo ritrovato un po’ di ottimismo. L’accusa che pende su Schmidheiny è di omicidio volontario di 392 persone, di cui 62 dipendenti della fabbrica amianto Casale Monferrato e di 330 residenti delle zone limitrofe e l’omicidio non cade in prescrizione.
D: Per il futuro che cosa vi augurate?
R: 
Che si aumenti la consapevolezza da parte dei cittadini sulla pericolosità dell’amianto. Se si abbassa la guardia si rischia che la lotta all’amianto cada nel dimenticatoio. A oggi ci sono ancora tante battaglie da portare avanti e tante bonifiche da effettuare. Ma ci auguriamo anche passi avanti della Sanità e della ricerca legati alla cura del mesotelioma e dei tumori polmonari causati dall’esposizione all’eternit. Insomma vogliamo a tutti gli effetti un Monferrato deamiantizzato che non debba più piangere morti.

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