Autore Redazione
domenica
30 Agosto 2015
22:32
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Cronaca

Migranti contadini tra le colline piemontesi per imparare e abbattere le diffidenze

Migranti contadini tra le colline piemontesi per imparare e abbattere le diffidenze

ALESSANDRIA – Una associazione alessandrina, Crescere Insieme di Acqui Terme, sta portando avanti un interessante progetto che mette insieme la specificità del territorio piemontese con la necessità di abbattere le barriere nei confronti dei migranti. Questi principi si traducono in una azienda agricola a Canelli, in provincia di Asti, che unisce colture bio e richiedenti asilo. In questa realtà lavorano ora sette persone arrivate dal Mali, dall’Eritrea, dal Senegal e dal Gambia. In mezzo ai vigneti, tra le colline e il dialetto astigiano, ci sono loro per un percorso che sta decollando: “il progetto – ha spiegato Claudio Amerio dell’associazione – nasce da un’idea della Cooperativa Crescere Insieme, dall’osservazione per tanti anni dei richiedenti asilo politico che hanno grandi capacità di inserimento nell’ambiente lavorativo, anche quello agricolo, e nasce naturalmente dalla Provincia di Alessandria e dalla disponibilità della Fondazione Social di Alessandria di finanziare una Startup. In sostanza abbiamo avuto la possibilità di utilizzare delle terre messe a disposizione dai privati per provare a costituire una azienda agricola con alcuni di questi rifugiati.”

L’idea ha attecchito grazie a un lavoro continuo che va oltre la mera attività agricola: “il progetto è andato avanti con una serie di partner come l’associazione l’Aiab, l’associazione italiana agricoltura biologica, che fornisce una formazione continua ai richiedenti asilo e ai rifugiati. Abbiamo avviato tirocini formativi in questa azienda dove i ragazzi hanno imparato molte cose sulla coltivazione e sul lavoro. Adesso diversi partner stanno acquistando i prodotti agricoli che noi produciamo. Coltiviamo delle uve, 5 ettari di vigenti, un ettaro di noccioleti e una parte di orto“.

Il progetto vuole arrivare, nell’arco di tre anni, a creare una cooperativa sociale biologica che possa stare in piedi con le proprie gambe, continuando a offrire un percorso formativo permanente in agricoltura biologica per proporre alle aziende agricole del territorio persone qualificate. Contemporaneamente però l’idea è di rompere la diffidenza che alimenta luoghi comuni sui migranti. L’azienda a Canelli, ha spiegato ancora Claudio Amerio, vorrebbe scavalcare i pregiudizi che affollano i temi della migrazione anche perché l’azienda agricola di Canelli è riuscita a fare breccia nello spigoloso carattere dei piemontesi. Infatti lla presenza di migranti tra vigneti in comunità comunque piccole ha creato inizialmente perplessità tra i vicini che hanno manifestato “inizialmente molta diffidenza, legata al fatto di non conoscere le persone o conoscere la maggior parte di quanto i mezzi di comunicazione ci vogliono far conoscere. Lavorando con i migranti, e sottolineo con, si vincono queste diffidenze e differenze. La chiave è riuscire a creare una relazione.”

Il progetto ha attecchito a Canelli, in provincia di Asti, nonostante sia guidato da una associazione alessandrina, aiutata dalla Fondazione Social, sulla base di un progetto Sprar della Provincia di Alessandria, ma “per i rapporti di Crescere Insieme con alcune realtà di Canelli e perché qui c’erano i terreni, ma non è escluso che questo progetto possa arrivare anche in provincia di Alessandria se ci saranno terreni a un costo non troppo elevato. A Canelli ci sono stati dei privati che hanno creduto e voluto utilizzare dei terreni per creare una azienda agricola con dei rifugiati. Se questa disponibilità fosse emersa in provincia di Alessandria avremmo fatto altrettanto ma non è escluso che accada. Noi vogliamo replicarlo.”

 

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