Autore Redazione
domenica
22 Maggio 2022
05:32
Condividi
Cronaca - Alessandria

Con il caldo tornano anche le zecche: “Pericolose per l’uomo. Il cambiamento climatico le agevola”

Con il caldo tornano anche le zecche: “Pericolose per l’uomo. Il cambiamento climatico le agevola”

ALESSANDRIA – L’arrivo del caldo e della bella stagione coincide anche con il ritorno delle zecche. Questi parassiti ematofagi possono essere pericolosi agenti di trasmissione di malattie infettive tanto per gli animali, quanto (e soprattutto) per l’uomo. Ma le zecchesono anche spie attendibili del cambiamento climatico che stiamo vivendo in questi ultimi anni“, ci spiega il dottor Maurizio Ruscio, presidente nazionale del Gruppo Italiano per lo Studio della malattia di Lyme. Questo professore, sin dal 1985, è tra i massimi esponenti nella diagnosi e cura delle malattie trasmesse dal morso di zecca.

DOMANDA: In che senso questi parassiti possono indicare gli effetti del cambiamento climatico? 
RISPOSTA: Basti pensare che i loro pasti sono condizionati dalla temperatura esterna. Solitamente si mettono in attività quando fuori ci sono 18/20 gradi e un tasso importante di umidità. In tutto il mondo, in questi ultimi anni, si è osservato a un aumento delle temperature con piogge torrenziali e a tassi di umidità piuttosto elevati. Si tratta di un clima perfetto per le zecche che stanno proliferando e aumentando.
D: Quindi più l’ambiente è umido e caldo più si favorisce la loro presenza.
R: 
Sì, tanto è vero che la maggiore presenza di questi parassiti si concentra proprio nel periodo primaverile. Va detto che le zecche non spariscono mai, sono presenti anche in inverno anche se molto meno attive.
D: Facendo un passo indietro, cosa sono le zecche?
R:
Si tratta di un artropode, appartenente alla classe degli aracnidi e all’ordine degli acari. La zecca è quindi dotata di zampe articolate, presenta affinità con ragni e scorpioni e ha dimensioni piuttosto piccole con una grandezza massima di un centimetro. La zecca è anche un ematofago obbligato, questo vuol dire che per sopravvivere e riprodursi deve nutrirsi di sangue. Questa necessità la porta a infestare gli animali e in alcune occasioni anche l’uomo.

D: Sappiamo che la zecca ha una sua evoluzione nel corso della sua esistenza.
R: Esatto, il ciclo biologico delle zecche si suddivide in quattro stadi. Si parte dall’uovo che evolve in larva, in ninfa e infine in adulto. Il passaggio da uno stadio a quello successivo richiede obbligatoriamente un pasto di sangue.
D: Come funzionano i pasti?
R:
Il primo pasto avviene grazie a un piccolo mammifero, di solito un roditore. Ed è proprio da questo primo nutrimento di sangue che incorpora batteri e virus dal sangue. In questo senso le zecche sono un vettore. Il secondo pasto, fatto su un mammifero più grande, determina invece il sesso di questo insetto. L’ultimo pasto è quello che porta allo stadio adulto e alla deposizione delle uova.
D: Come si attaccano ai loro ospiti?
R: 
Le larve salgono sui fili d’erba e attendono il passaggio dell’ospite. Va detto che non saltano né tantomeno volano. Per far sì che la zecca si attacchi al corpo bisogna sfiorarle. In tutte le fasi possono attaccare anche l’uomo, ma soprattutto quando sono ninfe o adulte. 

D: Ma è stato riscontrato negli ultimi tempi un aumento di questi parassiti?
R: Sì. E non solo per i cambiamenti climatici che ne favoriscono l’esistenza. La popolazione di selvatici – cinghiali e caprioli – è in forte aumento e questo permette alle zecche di avere una sempre maggiore fonte di cibo.
D: Come ci si accorge di essere stati morsi?
R: 
È molto difficile. Di solito il morso è indolore dato che le zecche inoculano nell’ospite al momento del morso una sostanza anestetica.
D: E dopo il morso?
R: 
Generalmente si riscontra un leggero arrossamento ma gli effetti di un morso di zecca si riscontrano nelle settimane successive alla comparsa di sintomi ben specifici che possono indicare l’insorgenza di una malattia.

D: Quali sono quelle trasmesse? 
R: La più comune è la malattia di Lyme, causata dalla spirocheta Borrelia spp, e trasmessa proprio dal morso della zecca. I sintomi sono comuni ma piuttosto specifici. Si ha un arrossamento iniziale nella zona interessata, mentre poi si espande man mano che entra nel sangue. Poi, quella più pericolosa, è l’encefalite da zecche o TBE.
D: Come mai?
R: L’encefalite di solito si presenta come una normale influenza ma se il virus che la provoca passa le barriere del cervello ecco che si ha l’encefalite. Nel 2-3% dei casi si arriva alla mortalità di chi la contrae, ma a volte gli effetti collaterali possono essere ben più gravi come danni cerebrali permanenti.
D: Se si viene morsi cosa si deve fare?
R: Bisogna asportare la zecca il prima possibile. Questo perché la trasmissione degli agenti patogeni è progressiva: più la zecca rimane attaccata al corpo più c’è il pericolo di contagio. Importante, nella fase di rimozione, è non schiacciare il corpo, perché sarebbe come spremere una fiala di batteri e virus all’interno del corpo. Per questo esistono strumenti apposta che permettono di eliminare questo parassita senza pericolo. Se un pezzo del rostro della zecca rimane all’interno dell’ospite non è un problema e lo si può rimuovere.

D: Quali sono gli step successivi?
R: Semplicemente osservare. Bisogna monitorare cosa succede. Questo lo si deve fare da due settimane sino a un mese dopo il morso. Se ricompare un rossore bisogna andare subito dal medico, stessa cosa se insorge un fenomeno febbrile. Non bisogna fare una cura antibiotica ma è meglio fare dopo sei settimane degli esami per vedere se si ha contratto la malattia di Lyme che a volte si presenta senza sintomi.

Photo by Erik Karits on Unsplash

Condividi