Autore Redazione
lunedì
21 Settembre 2015
22:02
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Cronaca - Alessandria

Morosi da tre anni, sfrattati ma decisi a non separarsi: ad Alessandria un altro caso di emergenza abitativa

Morosi da tre anni, sfrattati ma decisi a non separarsi: ad Alessandria un altro caso di emergenza abitativa

ALESSANDRIA – Un caso disperato di emergenza abitativa che, forse, si poteva prevenire. E’ la storia di una famiglia marocchina, padre, madre e due figli, affittuari di un appartamento in via Aspromonte ad Alessandria, di proprietà dell’Unione Italiana Ciechi. Dopo tre anni di affitto e spese non pagate questo lunedì si è consumato lo sfratto, autorizzato dalla primavera del 2014 e rimandato fino a oggi. Il Cissaca, attraverso dei contributi prelevati dal fondo per l’emergenza freddo 2014, aveva garantito a questa famiglia di poter trascorrere lo scorso inverno a casa, mentre a giugno era stata l’Associazione Verso il Kurdistan a ottenere una nuova proroga. E’ stato proprio il presidente di questa associazione, Antonio Olivieri, ad accompagnare lunedì in Comune questa famiglia, dopo lo sfratto. La Comunità di San Benedetto al Porto è riuscita a trovare per loro un tetto, disponibile però tra massimo dieci giorni. Nel frattempo la famiglia non ha accettato la soluzione che il Comune aveva prospettato: la madre e il figlio piccolo all’Ostello Femminile, mentre il padre e il figlio più grande al dormitorio maschile della Caritas.

“Sulla base delle norme e delle disponibilità di Bilancio” hanno fatto sapere da Palazzo Rosso “non è nelle possibilità dell’Amministrazione Comunale fornire diverse soluzioni abitative, pur preso atto della gravità della situazione. L’Amministrazione Comunale, sensibile al problema, si è inoltre immediatamente attivata con la collaborazione della Caritas e della Ristorazione Sociale per offrire un pasto alla famiglia.”

“Tre anni fa era stato lo stesso inquilino a dirci di sfrattarlo” ha ricordato Paolo Bolzani, vice presidente dell’Unione Italiana Ciechi, proprietaria dell’appartamento “Secondo lui così gli sarebbe stata data una casa popolare. Per avere lo sfratto, da allora non hanno più pagato. In tutto dobbiamo recuperare circa 26 mila euro. Per noi è una cifra enorme. Questo è stato l’undicesimo tentativo di sfratto. A luglio ho avvertito il Prefetto che ci saremmo mobilitati come associazione per fare una manifestazione di protesta: il Prefetto ci ha assicurato che avrebbe provveduto a far compiere l’affitto con la forza pubblica. Dobbiamo pensare ai nostri più di 500 associati, è doveroso nei loro confronti. Mi dispiace molto per questa situazione, ma questa famiglia è stata malconsigliata.”

“Si sarebbe dovuto lavorare prima tutti insieme, soggetti del privato sociale, Comune e Cissaca, per trovare una soluzione” ha concluso Fabio Scaltritti, della Comunità di San Benedetto al Porto “Tovare una soluzione in giornata quando ormai lo sfratto si è compiuto è impossibile. Quando non c’è integrazione in un percorso di aiuto spesso chi ne paga le spese sono proprio le famiglie. Da quando abbiamo riaperto la Casa di Quartiere, a settembre, abbiamo registrato un aumento di 4/5 sfratti nuovi a settimana. E’ un dato preoccupante.”

 

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