Autore Redazione
lunedì
20 Marzo 2023
10:26
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Cronaca - Alessandria

La realtà e gli specchi. Recensione di “Così è (se vi pare)” al Teatro Alessandrino

Tantissimo pubblico per l’allestimento pirandelliano con Milena Vukotic, Pino Micol, Gianluca Ferrato e la regia di Geppy Gleijeses alla Stagione di Prosa del Comune di Alessandria e di Piemonte dal Vivo
La realtà e gli specchi. Recensione di “Così è (se vi pare)” al Teatro Alessandrino

ALESSANDRIA – Un gioco di ripetizione visiva e di rifrazione delle immagini e, quindi, delle presunte realtà, domina la scena di “Così è (se vi pare)” di Gitiesse Artisti Riuniti con la regia di Geppy Gleijeses e un cast in cui figurano 𝐌𝐢𝐥𝐞𝐧𝐚 𝐕𝐮𝐤𝐨𝐭𝐢𝐜, 𝐏𝐢𝐧𝐨 𝐌𝐢𝐜𝐨𝐥 e 𝐆𝐢𝐚𝐧𝐥𝐮𝐜𝐚 𝐅𝐞𝐫𝐫𝐚𝐭𝐨. Presentato ieri 19 marzo al Teatro Alessandrino, di fronte ad un pubblico numerosissimo, lo spettacolo ha proseguito la fortunata Stagione di Prosa del Comune di Alessandria e di Piemonte dal Vivo, che continua martedì 28 marzo con “Arlecchino muto per spavento”, un grande omaggio alla Commedia dell’Arte di Stivalaccio Teatro/Teatro Stabile del Veneto/Teatro Stabile di Bolzano/Teatro Stabile di Verona.   Sabato 1 aprile sarà in scena il terzo appuntamento del Segmento Off del cartellone: L.E.A.R. Leave Eyes At Rest della Compagnia Stregatti, una rivisitazione e una riscrittura del Re Lear di Shakespeare.

“Così è (se vi pare)”, già tratto dalla novella “La signora Frola e il signor Ponza, suo genero”, da sempre tra i testi di Pirandello più rappresentati e più emblematici del pensiero del drammaturgo siciliano, ogni volta è una sfida registica. La trama, conosciutissima, verte sulla ricerca affannosa e inutile dell’ineffabile verità circa l’identità della signora Ponza, moglie del signor Ponza, nuovo segretario prefettizio di una pettegola città di provincia. La signora Frola, sua suocera, dichiara di essere la madre della di lui moglie attuale, mentre il genero sostiene si tratti della seconda moglie, essendo la prima deceduta durante il terremoto del paese d’origine.    “È mia vecchia abitudine dare udienza, ogni domenica mattina, ai personaggi delle mie future novelle”. L’incipit della novella pirandelliana “La tragedia d’un personaggio” risuona con la voce di Glejeses a sipario ancora chiuso e suggerisce un punto di vista distaccato e persino ironico, al fine di affrontare le angustie: quello della lontananza, ovvero del cannocchiale rovesciato. Le parole di Pirandello lasciano spazio a quelle del regista, che dichiara di aver voluto sminuire e ridicolizzare il coro borghese di vani curiosi. Ed è con ologrammi di 50 cm, luminosi e sospesi nel buio (di Michelangelo Bastiani), che appaiono inizialmente gli spietati e vocianti borghesi, attraverso un cannocchiale che li smaterializza e allontana, come figurine caricaturali. Il loro “coro brulicante” scompare solo all’ingresso della signora Frola (Vukotic), che presenta la sua dolorosa verità. Milena Vukotic, di fronte al “malcelato tentativo di crocifissione è imbarazzata, dolce, addolorata. La sua signora Frola è fragile, ma anche forte nella convinzione, persino indignata del poco credito accordatole. Le fa da contrappunto il signor Ponza, un Gianluca Ferrato chiuso in una cappa di umiltà e sofferenza, dalla quale emerge una forza disperata nel sostenere la sua verità. Il fantasma e il vero, due facce indivisibili e indistinguibili della realtà, si concretizzano sulla scena (di  Roberto Crea) con un labirinto di specchi che riflettono, deformano e fanno intravedere, sul retro, simulacri di immagini. Come in un prisma estraniante, i tanti protagonisti (nel cast anche Massimo Lello, Marco Prosperini, Maria Rosaria Carli, Roberta Rosignoli, Antonio Sarasso, Stefania Barca, Walter Cerrotta, Vicky Catalano, Giulia Paoletti) si moltiplicano, vengono visti da più lati e perdono la loro consistenza, diventando, appunto, fantasmi, cioè idee nelle menti altrui. L’unica chiarezza è quella della mente logica e disincantata di Laudisi/Pino Micol, che non si sforza di conoscere l’inconoscibile, ma adotta l’ironia e il distacco. Nella sua risata, tra il caustico e il divertito, c’è tutto Pirandello e tutta la vena grottesca della commedia.

Un allestimento ambizioso, molto fedele e con un cast d’eccellenza, con una scenografia funzionale allo scopo registico. Gli specchi paiono postazioni interattive, consentono ai protagonisti di apparire aldiqua o aldilà, mutando la percezione che si ha loro. In un mondo in cui i mezzi di comunicazione riferiscono innumerevoli diverse verità, non è difficile immaginare, al posto degli specchi, tanti schermi su cui scorrono fiumi di informazioni spesso parziali e fuorvianti.  Quando il Teatro è fatto bene, viene da pensare, sa immergere lo spettatore in testi di ogni tempo così rivelatori della natura umana, da permettergli di leggere più chiaramente il presente. Interessante e sofisticata l’intuizione degli ologrammi dei personaggi e azzeccata l’idea di rendere inconsistente e comico il loro querulo coro, ma forse un po’ lunga la parte iniziale popolata solo da loro. Chissà come sarebbe stato vederli al fianco dei personaggi in carne ed ossa a moltiplicare ulteriormente le loro immagini, come già la felice scelta degli specchi.  L’allestimento di Gitiesse Artisti Riuniti è sicuramente da vedere per la bravura dei protagonisti e per la giusta fedeltà al pensiero pirandelliano con una prospettiva che sa guardare al presente.

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