Autore Redazione
domenica
13 Dicembre 2015
23:00
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Cronaca - Alessandria

Primo banco di prova per l’orario “cadenzato” dei treni in Liguria

Primo banco di prova per l’orario “cadenzato” dei treni in Liguria

PROVINCIA – E’ ufficialmente entrato in vigore domenica 13 dicembre, ma questo lunedì mattina l’orario invernale di Trenitalia sale sul banco di prova più duro, quello dei pendolari. Se di per sé alzarsi dal letto nel primo giorno della settimana non è mai impresa semplice, questa mattina lo sarà ancora meno per studenti e lavoratori che si spostano in treno. I più preoccupati sono i pendolari della linea Genova-Ovada-Acqui Terme. Da oggi dovranno loro malgrado fare i conti più che altro con il nuovo orario cadenzato. Fino alle 9 del mattino, almeno fino all’estate, in tutta la Regione Liguria i treni partiranno sempre alla stessa ora. I disagi sono quindi attesi soprattutto in serata, quando i pendolari della provincia dovranno tornare a casa.

Come ci ha raccontato Fabio Ottonello del Comitato difesa trasporti Valle Stura e Orba, sulla linea sono stati mantenuti i 13 treni a disposizione nella giornata. Da questo lunedì, però, a Genova i pendolari non troveranno più il treno delle 17.36. Chi era abituato a usare questo collegamento dovrà correre per arrivare almeno 20 minuti prima in stazione per riuscire a salire sul convoglio spostato alle 17.13. Tolto un treno, per mantenere inalterato il numero dei collegamenti giornalieri, Trenitalia ha quindi inserito una corsa in più al mattino, con partenza alle 11.13 sempre da Genova. Una soluzione non esattamente utile ai tanti pendolari della provincia. “Praticamente – ha spiegato – perdiamo un treno in una fascia pendolare per averne uno in una fascia di bassa utenza. Con questa soluzione delle 17.13 non abbiamo neppure più il collegamento veloce che ci consentiva di arrivare ad Acqui in 40 minuti, anziché nella solita ora e mezza che serve per fare solo 58 Km“.

Con le partenze fisse al minuto 13 da Genova, i pendolari, e in particolare gli studenti, non troveranno poi in stazione neppure il solito treno per Acqui delle 15.35. “Ci sarà un buco di due ore perché chi esce da scuola dopo le 14 dovrà aspettare fino alle 16.13“. L’orario cadenzato, ha ricordato Ottonello, da subito aveva generato una levata di scudi da parte delle associazioni dei pendolari e dei sindaci che avevano partecipato alla riunione dello scorso 15 ottobrequando ancora non avevamo neppure il dettaglio degli orari“. Orari che le associazione dei pendolari avevano chiesto di poter analizzare con anticipo ma che poi, con disappunto, hanno trovato solo diverso tempo dopo già pubblicati sul sito di Trenitalia. Costretti ad adattarsi, i pendolari non hanno comunque abbandonato la speranza di ottenere modifiche più vicine alle esigenze dei tanti viaggiatori. “Dopo una lettera sottoscritta anche da 26 sindaci dei Comuni attraversati da questa linea, abbiamo avuto una prima serie di incontri in cui abbiamo fatto presente le prime criticità evidenti. Purtroppo non è possibile mantenere gli orari che erano in vigore fino a sabato ma ci sono comunque state fatte una serie di proposte che, però, ci lasciano ancora perplessi. L’ultima, arrivata negli ultimi giorni, prevede una serie di cambiamenti più corposi per avere un diretto alle 17 da Genova e un non diretto alle 17.13. Anche questa soluzione, però, non ci convince perché avremmo comunque buchi di due ore e due treni , invece, a distanza di tredici minuti“.

La “trattativa” comunque non è chiusa e nei prossimi giorni si terranno nuovi tavoli tecnici. “Se ci saranno modifiche verranno messe in atto da metà gennaio” ha spiegato ancora Ottonello che questo lunedì, come tanti altri suoi “colleghi” pendolari dovrà comunque fare a meno del treno delle 17.36 da Genova. “Ho deciso di prendere quello delle 18.13 anche per verificare eventuali problemi di sovraffollamento. Questo treno da oggi raccoglierà i pendolari delle 17.36 e anche quelli delle 18.11 e stiamo parlando di 300, a volte 400 passeggeri a treno. Il vecchio orario, almeno all’uso, funzionava. Era al minimo, certo, ma noi viaggiatori ci eravamo abituati a quella ruotine. Non abbiamo chiesto di avere più collegamenti, perchè conosciamo le difficoltà economiche degli Enti e io in prima persona, visto che sono anche assessore al bilancio del Comune di Murisengo. Noi pendolari, insieme a tutti i sindaci, stiamo però difendendo “il minimo”, stesso numero di collegamenti e agli stessi orari“. Per un pendolare, del resto, un quarto d’ora fa la differenza visto che si parla di treni, che ti fanno aspettare ma non aspettano.

Tatiana Gagliano

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