Autore Redazione
venerdì
25 Novembre 2016
05:23
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Cronaca - Acqui Terme

Crisi Tacchella: i dipendenti accettano la linea dura del compratore

Nella trattativa coi sindacati la Grinding Technology straccia l'ipotesi di accordo per il passaggio di tutti i dipendenti e vara la linea dura. I dipendenti di Cassine dicono sì.
Crisi Tacchella: i dipendenti accettano la linea dura del compratore

CASSINE – Sulla crisi della azienda Tacchella di Cassine è piombato un ulteriore, triste, colpo di scena: l’ipotesi di accordo sottoscritta dalla Grinding Technology e le parti sociali al Ministero dello Sviluppo Economico alla fine di ottobre per il passaggio di tutti i dipendenti è stata di colpo stracciata dalla stessa società acquirente. Di contro, nel confronto fiume di mercoledì a Casalecchio di Reno, la Grinding, non rappresentata più dall’ad Livelli come invece era avvenuto a Roma, ha forzato la mano in un continuo rilancio al ribasso: no alle proposte di incentivo all’esodo, no all’assunzione di persone destinate a maturare a breve il diritto alla pensione. E alla fine tutti gli 86 lavoratori della Tacchella hanno deciso di accettare le condizioni poste dalla Grinding Technology, ancor più dure di quelle già definite “irricevibili” dalle parti sociali lo scorso settembre: tutti i dipendenti si sono detti pronti a firmare la rinuncia del passaggio della nuova azienda, ad accettare che sia la stessa Grinding Technology a scegliere, arbitrariamente, i 60 lavoratori da salvare, anche se costretti a ripartire poi nel nuovo soggetto a stipendio base, senza tutti i diritti acquisiti negli anni. Come se non bastasse, la società acquirente ha sbattuto in faccia ai sindacati l’ultima provocazione: firmare un accordo quadro dove vengono avallate le riduzioni di salario. Una richiesta, quest’ultima rispedita al mittente dalle parti sociali. I sindacati si limiteranno a conciliare gli accordi individuali tra lavoratori e azienda. “Sono stati gli stessi lavoratori ad accettare questi tagli alla loro busta paga” ha sottolineato Mirko Oliaro, della Fiom Cgil “lo hanno fatto per sgravare noi dal firmare un accordo inaccettabile dal punto di vista etico, politico e perfino legale. Saremmo venuti meno al nostro ruolo. Tra noi e i lavoratori della Tacchella c’è sempre stata una forte simbiosi. Tutti hanno preso questa difficile decisione dopo quattro ore di assemblea.”

Come quando un giocatore di poker paga per “vedere la puntata” di un avversario che continua a rilanciare. In questo caso però, sull’ipotetico tavolo verde ci sono le vite e il futuro degli 86 lavoratori. Fuori di metafora ora la palla passa di nuovo alla Grinding Technology: ora che quasi tutti i 183 lavoratori del gruppo Imt hanno accettato la proposta della controparte, toccherà alla stessa azienda dimostrare che vuole veramente rilevare il gruppo Imt. Ma c’è un’ulteriore incognita: quattro dipendenti degli stabilimenti di Riva presso Chieri e Casalecchio di Reno hanno rifiutato. 

Il prossimo martedì 29 novembre, quando scadrà la proroga di tutti gli ammortizzatori, il gruppo imprenditoriale controllato dalla multinazionale Fair Friend Group del magnate thailandese Jimmy Chu, dovrà pronunciarsi per l’ultima volta. “A mio avviso potrebbero usare il pretesto di quei 4 no su 183 lavoratori del gruppo per tirarsi definitivamente indietro” la previsione dello stesso Mirko Oliaro e di Alberto Pastorello, della Uilm Uil “abbiamo già provato a chiedere loro come mai hanno deciso di provare ad acquisire il gruppo Imt se ora rifiutano ogni tentativo di trattativa. Non abbiamo avuto risposta. Senza contare che dalla fine di giugno, quando la Grinding ha acquisito il gruppo Imt, sono passati quasi tre mesi prima di intavolare un canale di dialogo con i sindacati.”

“Se martedì prossimo la Grinding rifiutasse ancora, si aprirà la procedura fallimentare, con i libri contabili portati in Tribunale” ha continuato Pastorello “Una situazione che sarebbe paradossale visto che stiamo parlando di una azienda, la Tacchella, ancora viva e vegeta, con 15 milioni di fatturato e aziende di fama mondiale come la Renault ancora in attesa, ad esempio, di otto rettifiche per il 2017, le macchine utensili prodotte a Cassine.
“Con questo sì sofferto a tutte le condizioni proposte i lavoratori chiedono alla Grinding di fare finalmente una mossa” ha sottolineato Narciso Merli, della Fim Cisl “Ripensando a quanto sostenuto dall’amministratore delegato a Roma, col possibile aumento delle assunzioni, e quello che invece è emerso nell’ultima riunione di mercoledì si tratta di un comportamento fuori da ogni logica.”

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