Autore Redazione
giovedì
10 Maggio 2018
05:00
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L’instabilità politica smorza l’ottimismo delle imprese artigiane

L’ultima indagine di Confartigianato Imprese Piemonte ha confermato un quadro sostanzialmente positivo ma nel secondo trimestre dell’anno alcuni indicatori hanno iniziato a mostrare una flessione
L’instabilità politica smorza l’ottimismo delle imprese artigiane

PIEMONTE – L’instabilità politica del Paese sta smorzando l’ottimismo degli imprenditori artigiani piemontesi. L’ultima indagine di Confartigianato Imprese Piemonte ha confermato un quadro sostanzialmente positivo ma nel secondo trimestre dell’anno alcuni indicatori mostrano una flessione.

Per la produzione totale la positività del saldo scende dal 13,30 all’11,97%. Si riducono al 2,80% anche le stime del carnet di nuovi ordini superiori a tre mesi, che nel precedente trimestre erano al 3,45%. Scendono anche il saldo dell’andamento occupazionale, che si riduce al 7,20% rispetto alla percentuale del 9,04 del precedente trimestre, gli investimenti per ampliamenti (dal 14,42% al 5,35%) e quelli per sostituzioni (dal 27,43% all’8,68%). Scendono anche gli intervistati che confidano nella regolarità degli incassi (dall’85,03% al 38,65%)

Viceversa, per il secondo trimestre del 2018, sale il saldo dei nuovi ordini (dal 4,66% al 6,97%) e quello dei nuovi ordini per esportazioni (dallo 0,56% al 3,39%).

Occorre che, in tempi brevi, il mondo politico superi i contrasti e l’autorefenzialità dando vita ad un governo stabile e in grado di rispondere ai bisogni della collettività e delle piccole e medie imprese che ne sono parte essenziale” ha quindi esortato Giorgio Felici, presidente di Confartigianato Imprese Piemonte. Servono, infatti, politiche strutturali per  semplificare la burocrazia, ridurre la pressione fiscale e il costo del lavoro, facilitare l’accesso al credito e sostegni all’export e alla formazione professionale. “Dall’esame degli ultimi dati della Commissione europea risulta che l’Italia ha uno dei più alti rapporti tra debito pubblico e PIL (131,8%, inferiore solo a quello della Grecia che si attesta sul 178,6%) e non ha orientato le risorse del bilancio a migliorare la qualità e quantità dei servizi pubblici offerti a famiglie ed imprese. L’Italia deve mettersi in grado di incidere sulle decisioni assunte nell’ambito dell’Unione Europea, anziché subirle passivamente come spesso è avvenuto in passato. Deve riuscire ad usufruire in modo adeguato delle risorse dei Fondi Europei per promuovere lo sviluppo e l’occupazione”.

In attesa che ciò si realizzi – ha concluso Felici le imprese artigiane continuano, come sempre, a fare la loro parte lavorando con determinazione e attenzione ai bisogni ed alle richieste della clientela ed adeguandosi alle mutevoli condizioni del contesto economico. Adesso le nostre imprese si aspettano che le Istituzioni pongano in essere le condizioni per consolidare la ripresa”.

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