Autore Redazione
venerdì
11 Luglio 2014
00:00
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Cronaca - Piemonte

Il peso della Tari sulle imprese piemontesi: più pesante per i ristoranti, meno salata per i capannoni industriali

Il peso della Tari sulle imprese piemontesi: più pesante per i ristoranti, meno salata per i capannoni industriali

Unioncamere Piemonte, con il supporto scientifico di REF Ricerche, ha calcolato l’impatto della Tari sulle imprese piemontesi. In base al monitoraggio, solo 50 su 134 Comuni con popolazione superiore a 5000 abitanti hanno deliberato le aliquote della TARI. La spesa all’interno dei confini regionali si è quindi rivelata diversa, ma comunque elevata per le alcune imprese piemontesi. A pagare il conto più salato sono soprattutto le industrie di trasformazione alimentare che dovranno pagare una somma circa 12 volte l’importo minimo conteggiato nello studio. La ricostruzione della spesa fatta da Unioncamere Piemonte ha mostrato infatti una stretta correlazione tra l’importo della Tari e il profilo dell’azienda. Caso “emblematico” citato da Unioncamere è quello di Novi Ligure, che nel caso dell’industria di trasformazione alimentare è tra i primi 10 Comuni con spesa più elevata. Se si considerano i parrucchieri, Novi passa però agli ultimi posti e risulta il terzo Comune con spesa più bassa.

L’introduzione della Tari, sempre secondo Unioncamere Piemonte, ha determinato una redistribuzione del carico tra le diverse categorie di utenza, in virtù del principio “chi inquina paga”. Ciò ha comportato variazioni di spesa differenziate a seconda dei profili considerati e anche del regime tariffario precedentemente in vigore. Nel caso specifico delle imprese, inoltre, un impatto non secondario è dato dall’adozione di un’articolazione tariffaria molto più dettagliata (30 categorie con eventuali sub-categorie) rispetto a quella utilizzata in regime TARSU, per consentire una differenziazione delle aliquote tra le attività economiche sulla base della producibilità di rifiuto urbano e assimilato.

Per quantificare gli effetti dei nuovi principi tariffari, la variazione della spesa è stata calcolata sul biennio 2012-2014, in modo da cogliere l’impatto determinato sia dall’eventuale introduzione della TARES che dall’adozione della TARI.

Nel caso delle utenze non domestiche, gli aumenti più consistenti interessano le categorie produttive caratterizzate da una maggiore producibilità di rifiuto: è il caso, ad esempio, dei ristoranti, per i quali l’incremento medio è del 40% e, in misura considerevolmente minore, del parrucchiere (4%). Al contrario, per le attività considerate a bassa producibilità di rifiuto, come i capannoni industriali, la spesa annua registra un calo medio di quasi il 5%, sforando in alcuni casi l’80%. A trarre vantaggio dalla redistribuzione del carico sono anche gli alberghi senza ristorante, per i quali la spesa registra un calo di circa 3 punti percentuali, con picchi di quasi 60 punti.

Va sottolineato, infine, come in alcuni casi il passaggio alla TARI abbia determinato una redistribuzione del carico tra famiglie e imprese, come ad esempio nel Comune di Asti, dove l’aumento della spesa è più consistente per le imprese rispetto alle famiglie, tanto che nel 2014 il carico tariffario è leggermente sbilanciato a favore delle seconde. In direzione opposta si muove invece il Comune di Villanova di Mondovì, dove si registra un aumento significativo della spesa per le famiglie e di una riduzione di quella per le utenze non domestiche

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