Autore Redazione
giovedì
9 Marzo 2017
05:00
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Cronaca - Politica - Acqui Terme

Cia e Confagricoltura preoccupate dalla crisi del Brachetto

I produttori martedì sera si sono ritrovati all'Ex Kaimano di Acqui Terme per discutere delle possibili soluzioni per risollevare le vendite
Cia e Confagricoltura preoccupate dalla crisi del Brachetto

ACQUI – Preoccupa la crisi del Brachetto. In base ai dati del Consorzio, nel 2016 si sono stappate 3,8 milioni di bottiglie, rispetto ai 5,3 milioni del 2011. Per cercare di risollevare le vendite e parlare delle prospettive di questo importante vino del territorio, i produttori associati a Cia e Confagricoltura martedì sera si sono ritrovati all’Ex Kaimano di Acqui Terme.
Moderati da Bruno Barosio, il presidente del Consorzio Tutela Brachetto d’Acqui Docg Paolo Ricagno e il presidente di Asso Brachetto Pierluigi Botto hanno analizzato l’attuale situazione di mercato.
In apertura di serata ha portato i suoi saluti Enrico Bertero, sindaco di Acqui Terme uscente, ricandidato, che ha espresso pieno appoggio ai produttori da parte del Comune.
Presente in sala anche il candidato alle prossime elezioni, l’avvocato Carlo De Lorenzi.
Paolo Ricagno ha appunto riportato i dati del Consorzio sul calo di bottiglie vendute nel 2016 e i anche quelli sulla superficie vitata (rimasta pressoché invariata) per il Brachetto d’Acqui 1052 ettari e per il Brachetto Piemonte di 210 ettari.
Al fine di poter aumentare le vendite di Brachetto è necessario investire in pubblicità.  A mio avviso, ciascun produttore dovrebbe rinunciare a una parte di reddito ogni anno per 3 o 4 anni per un importo di 500 euro per ettaro coltivato per costituire un fondo comune per creare investimenti sull’immagine ha dichiarato Ricagno.
Botto, di risposta, ha espresso accordo sulla necessità di interventi sui media per aumentare la visibilità di questo vino, ma con una tesi differente sul reperimento delle risorse economiche: “Non è la parte agricola che deve sostenere i costi. Occorre rivedere l’accordo attualmente in essere con una revisione dei prezzi delle uve del 10 per cento, in modo che questa somma venga accantonata per fare promozione“.
Attualmente l’Accordo sottoscritto da tutte le parti in gioco (parte agricola, cooperativa e parte industriale) nel 2015 e rinnovato nel 2016 e fino alla campagna 2017 prevede un reddito minimo per i produttori di 6000 euro/ha.
Il prezzo delle uve è passato da 1,25 euro/kg nel 2014 a 1 euro/kg nel 2015. La richiesta di Botto è di arrivare a 1,10 euro/kg per il 2017.
Abbiamo organizzato questa riunione perché Confagricoltura e Cia sono fortemente preoccupate per le sorti del Brachetto. Le diverse visioni espresse dai Presidenti che rappresentano le cooperative e i cosiddetti ‘liberi’ vanno viste come una fase della discussione, che auspichiamo giungerà a una soluzione ottimale per tutti. In definitiva, non dovranno essere penalizzati gli agricoltori e si torni a vendere un numero di bottiglie tali da usare tutte le uve, perché non dobbiamo arrivare ad estirpare i vigneti” hanno commentato i due direttori delle associazioni, Valter Parodi (Confagricoltura) e Carlo Ricagni (Cia), presenti in sala.

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