Autore Redazione
venerdì
23 Marzo 2018
05:00
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Politica - Alessandria

Aumentano preoccupazioni e sconforto dei lavoratori di Trony

Da ormai una settimana la saracinesca del negozio Trony di Alessandria è chiusa. Il fallimento di Dps Group ha travolto anche i 12 dipendenti del punto vendita alessandrino
Aumentano preoccupazioni e sconforto dei lavoratori di Trony

ALESSANDRIA – Da ormai una settimana la saracinesca del negozio Trony di Alessandria è chiusa. Il fallimento di Dps Group, società cui faceva capo una quarantina di negozi a insegna Trony, ha travolto circa 500 lavoratori in tutta Italia, compresi i 12 dipendenti del punto vendita alessandrino, all’interno del centro commerciale Panorama.

A casa” da sabato scorso, Agostino Arista oggi si sente “come una mosca in un barattolo”. Ogni strada per uscire da questa complicata situazione sembra inesorabilmente finire contro un muro. Appare sbarrato il percorso verso gli ammortizzatori socialiperché la legge Fornero vincola la cassa integrazione alla continuità lavorativa che qui però non c’è perché il negozio è chiuso” ha spiegato Agostino. La Naspi, l’indennità mensile di disoccupazione, è invece legata alle lettere di licenziamento “che, però, non sono ancora partite”.Praticamente non abbiamo stipendio, non ci pagano contributi, non abbiamo diritto alla Naspi o alla mobilità. Non possiamo neppure dimetterci perché il fallimento non è considerato una giusta causa per le dimissioni, che permetterebbero alle aziende che volessero eventualmente assumerci di accedere agli sgravi contributivi”.

La situazione è in effetti “molto complicata”, ha confermato Antonio Torchia della Filcams Cgil Alessandria. A livello territoriale il sindacato si sta muovendo per sensibilizzare le Istituzioni piemontesi ma “la regia” dell’azione sindacale è delle Segreterie Nazionali che stanno facendo “il possibile” per salvaguardare le oltre 500 persone legate al fallimento del gruppo Dps. Una crisi da tempo nell’aria ed esplosa la scorsa settimana con quelle saracinesche rimaste chiuse in 43 punti vendita sparsi per Piemonte, Lombardia, Liguria, Veneto, Puglia e a Napoli.

L’alessandrino Agostino, 57 anni di cui 40 passati nei negozi di elettrodomestici ed elettronica, da sabato scorso non sa cosa fare e si sente “inutile”. “Non posso fare nulla, solo aspettare. L’articolo 72 della legge fallimentare non ha una data di scadenza e il tribunale potrebbe decidere di mandare le lettere di licenziamento anche tra sei, sette mesi. Ma nel frattempo cosa facciamo? In questa situazione chi ha un mutuo o un finanziamento non può sospenderlo perché non ha in mano la lettera di licenziamento e praticamente dobbiamo riuscire a pagare pur non avendo uno stipendio. Oltretutto non abbiamo ricevuto neppure la busta del 10 marzo neppure una settimana del mese precedente che era saltata per un triplo passaggio dei negozi da Dps a Vertex, altra azienda della stessa famiglia, e poi di nuovo a Dps. Siamo di fatto congelati in questa situazione in cui un tribunale è arbitro del nostro destino”.

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