Autore Redazione
lunedì
18 Novembre 2013
00:00
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Politica - Alessandria

Viaggio nel precariato scolastico: la storia di Giulio (puntata 1)

Viaggio nel precariato scolastico: la storia di Giulio (puntata 1)

Scuola Precaria” nasce per dar voce al mondo del lavoro della scuola, in particolare quella galassia di contratti ed esperienze che si riassume sotto la rubrica di Precariato. Per far questo, abbiamo voluto partire da storie di vita di quattro precari: storie vere di chi la Scuola la vive nel suo quotidiano. Per garantire la privacy di questi lavoratori i nomi sono inventati. Le storie, naturalmente, sono vere.

A parlare di precariato scolastico, la prima cosa che salta in mente è il difficile accesso alla docenza. Questo aspetto, però, non è l’unica sfaccettatura del precariato. Per iniziare questa rassegna abbiamo voluto raccontare la storia Giulio: una storia che mette in luce le problematicità legate a figure spesso dimenticate nell’immaginario collettivo, quelle degli assistenti di laboratorio.

Giulio
Sono nato nel 1966. Mi sono diplomato perito meccanico e dopo il diploma ho iniziato a lavorare nel mondo del privato offrendo consulenze, lavorando per imprese per mettere a punto i loro impianti. Ho costruito la mia professionalità come tecnico in questo modo, lavorando per quindici anni per l’industria.
A questo punto della mia carriera, ormai superati i trent’anni, ho visto nella scuola un’occasione; la possibilità di lavorare come insegnante tecnico-pratico di laboratorio, preparando e gestendo le esercitazioni dei ragazzi. Un lavoro interessante, non lontano da ciò che già facevo. Soprattutto, un lavoro
sostanzialmente meglio pagato, perché richiedeva un numero minore di ore settimanali garantendo uno
stipendio decoroso per me e la mia famiglia. Così ho deciso di provare. Sono entrato dalla scuola.
Ho iniziato nell’anno scolastico 2001-2002, lavorando negli istituti tecnici della provincia: anno dopo anno
a colpi di supplenze più o meno lunghe. Nel 2005 ho conseguito l’abilitazione che mi dava la prospettiva
della stabilizzazione. Abilitazione o no, ho continuato a lavorare con contratti precari, supplenze per lo
più su cattedre vacanti. Ho continuato ad essere un istruttore di laboratorio fino al 2008; ancora una volta
coprendo con il mio lavoro una cattedra vacante. I posti quindi c’erano; c’erano pure i lavoratori, in teoria.
La domanda è dove fosse la volontà politica…
La volontà politica si è palesata, l’anno dopo. Nell’anno scolastico 2009-2010 l’entrata in vigore dalla “riforma” Gelmini ha completamente riscritto l’assetto della scuola superiore, tagliando in modo sostanziale i posti da ITP. Grazie alla Gelmini finalmente non c’erano più i posti di lavoro; solo un eccesso di lavoratori qualificati e con esperienza.
Lo stesso anno ci venne data la possibilità di “convertici” in insegnanti di sostegno: una decisione obbligata se hai una famiglia e dei figli da mantenere; una scelta ancora più obbligata in questo momento di crisi in
cui le aziende del territorio stanno chiudendo una dopo l’altra, facendo sì che anche la mia professionalità
di tecnico non abbia più mercato.
Dal 2010 lavoro sul sostegno: ogni anno un contratto annuale, coprendo posti vacanti in giro per il territorio dell’alessandrino. Il lavoro mi piace, mi dà tanto dal punto di vista umano, mi ha arricchito. Sono felice del mio lavoro e di lavorare con i ragazzi. Se ci sarà da fare l’ennesimo corso abilitante, lo farò perché credo in quello che sto facendo. Mi chiedo solo una cosa. Sono ormai dodici anni che lavoro da precario della scuola, per lo più per contratti annuali. Dopo tutti questi anni mi domando solo se qualcuno al Ministero vorrà applicare quello che dovrebbe essere legge; quel principio di stabilizzazione dei lavoratori del pubblico che la Corte europea ha ancora ribadito quest’anno (luglio 2013). Chissà?

Un Approfondimento:
La storia di Giulio mette in luce numerosi aspetti legati alle recenti firme della scuola; aspetti spesso non trattati dai media nazionali, non conosciuti dalla maggioranza del pubblico e che quindi necessitano un
approfondimento per essere meglio compresi.
I Regolamenti per la scuola secondaria di secondo grado introdotti dal Ministro Gelmini e approvati dal
Consiglio dei Ministri il 4 febbraio 2010, hanno indebolito fortemente l’assetto ordinamentale e la qualità
di tutta la formazione tecnica e professionale fino a metterne in discussione l’identità stessa e le finalità. In
particolare i regolamenti di riordino degli istituti tecnici (DPR n. 88/2010) e degli istituti professionali (DPR
n. 87/2010) hanno previsto una pesante riduzione dell’offerta formativa, sia da un punto delle materie “teoriche” (sono stati ridotti od eliminati gli insegnamenti di diritto, economia e geografia), e “pratiche”. In
particolare le ore di laboratorio sono state ridotte da 11 a 5.
Questo ha portato radicali trasformazioni negli Istituti Tecnici, presentate analiticamente nell’allegato a cura di FLC-CGIL, che portarono all’esubero strutturale del personale abilitato quale insegnante tecnico-
pratico di laboratorio. Persone come Giulio in giro di pochi mesi videro la loro professionalità diventare da
necessaria ad assolutamente marginale rispetto agli insegnamenti degli stessi Istituti in cui aveva lavorato
per quasi dieci anni. Per far fronte a questa “emergenza” è stata offerta a questi lavoratori di “convertirsi”
all’insegnamento di sostegno. La storia di Giulio è un esempio di questo processo di “riconversione”.
Michele F. Fontefrancesco, FLC-CGIIL (fontefrancesco@gmail.com)

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