Autore Redazione
venerdì
14 Febbraio 2014
00:00
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Politica - Alessandria

‘Senza imprese non c’e’ Italia’

‘Senza imprese non c’e’ Italia’

Dopo essere rimasti “in una muta disperazione” per anni, i piccoli imprenditori italiani sono pronti a fare sentire forte e chiaro il loro malessere e, soprattutto, “a riprendersi il loro futuro”. Sono già 50.000 le persone attese alla manifestazione nazionale organizzata per il prossimo 18 febbraio a Roma da Rete Imprese Italia, cui aderiscono Confartigianato, Confcommercio, Cna, Confesercenti e Casartigiani. Pronta a raggiungere Piazza del Popolo per dire basta “alle promesse non mantenute” è anche una nutrita delegazione alessandrina, hanno anticipato giovedì i Presidenti provinciali Adelio Ferrari (Confartigianato), Luigi Boano (Confcommercio), Giorgio Bragato (Cna) e Sergio Guglielmero (Confesercenti). Alla presenza del Presidente della Camera di Commercio, Gian Paolo Coscia, i rappresentanti alessandrini delle associazioni di categoria hanno rimarcato la necessità di interventi urgenti del Governo per alleggerire il carico fiscale, sburocratizzare il Paese e riattivare gli investimenti delle banche sull’economia reale del Paese. Alla depressione economica, ha spiegato in apertura Sergio Guglielmero, si accompagna infatti “una depressione psicologica” che frena i consumi anche di coloro che hanno mantenuto la stessa capacità di spesa del passato e infatti, ha aggiunto il presidente di Confesecenti, lo scorso anno in provincia i depositi bancari sono aumentati del 7%. “Un segnale significativo del clima di precarietà e paura in cui versa la popolazione” ha quindi aggiunto. Dopo tante, troppe, promesse non mantenute, le piccole imprese sono ora determinate a ottenere “fatti” con una mobilitazione generale nella Capitale, per ricordare a chi governa che le piccole imprese “sono la spina dorsale del Paese e se spariscono, sparisce l’Italia stessa” ha ricordato Adelio Ferrari di Confartigianato. Nonostante le difficoltà, ha aggiunto, gli imprenditori italiani hanno scelto di chiudere per un giorno le attività e partecipare alla manifestazione a Roma. “Questo dimostra che siamo sulla strada giusta – ha chiosato il Presidente di Confartigianato – In questi anni di lunga ed estenuante crisi abbiamo tenuto insieme il tessuto sociale. Ancora oggi continuiamo però a leggere di suicidi di imprenditori, a fronte di pubbliche amministrazioni che pagano a 170 giorni, contro una media europea di 61”. Ora, ha aggiunto Adelio Ferrari, gli imprenditori “vogliono farsi sentire”, ma non per lanciare “anatemi senza costrutto” ma per vedere finalmente concretizzate le proposte su fisco, burocrazia, accesso al credito. “Se l’Italia vuole avere un futuro, deve darlo alle sue imprese” ha quindi aggiunto Luigi Boano di Confcommercio, ricordando il ruolo fondamentale del commercio, soprattutto in provincia. Per troppo tempo, ha aggiunto, il Governo non ha ascoltato le proposte della categoria tacciata di “fare lobby”. “Abbiamo sempre contrastato la liberalizzazione degli orari e ora abbiamo davanti agli occhi gli effetti di questa ‘strategia’: saracinesche dei negozi abbassate, desertificazione delle vie commerciali”. La fotografia forse più inquietante della sofferenza ormai estrema del settore commercio è rappresentata dal drastico aumento di ore di utilizzo della Cassa Integrazione, negli ultimi 2 anni cresciuta in provincia del 129,31%.“Questi dati, ancorchè drammatici – ha concluso Boano – non sono nemmeno sufficienti a raccontare nel suo complesso la tragica situazione in cui versano le imprese. Scendiamo in piazza compatti perché ora il tempo è davvero finito: se l’Italia vuole avere un futuro deve darlo alle sue imprese. Adesso”. “Dobbiamo cambiare rotta” ha poi aggiunto Giorgio Bragato di Cna. Le imprese, ha spiegato, sono abituate a “lavorare e pazientare” ma oggi “non ci sono alternative”. Le 50.000 persone attese alla manifestazione di martedì prossimo nella Capitale dimostrano la “gravità della situazione”. “In Italia non si può più fare impresa” ha chiosato il Presidente provinciale di Cna, sottolineando il peso della burocrazia italiana, il costo di energia e carburanti. Una pesante zavorra che ora gli imprenditori italiani vogliono buttare via e riprendersi il loro futuro, perché “solo con le imprese cresce l’Italia”.

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