Autore Redazione
mercoledì
4 Giugno 2014
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Politica - Alessandria

Dopo 36 anni di storia, la cooperativa sociale ‘Lavoro e liberazione’ di Alessandria chiuderà a fine luglio

Dopo 36 anni di storia, la cooperativa sociale ‘Lavoro e liberazione’ di Alessandria chiuderà a fine luglio

Una storia lunga 36 anni spazzata via in una manciata di mesi. La cooperativa sociale “Lavoro e Liberazione” di Alessandria chiuderà. Lo farà una volta esaurito l’ultimo appalto, in scadenza il 31 luglio. Nata nel 1978 per dare una risposta ai bisogni occupazionali di soggetti svantaggiati, la Cooperativa era la più vecchia organizzazione sociale di tipo B del Piemonte e tra le prime nate in Italia. Le vicende legate all’Amiu Spa hanno messo in ginocchio la cooperativa sul piano finanziario dopo il mancato pagamento di circa 800 mila euro. Il colpo di grazia è arrivato poi con le impugnazioni dei licenziamenti, intentate dalla ventina di lavoratori impiegati dalla cooperativa nella movimentazione dei cassonetti per la raccolta differenziata porta a porta. Servizio  reinternalizzato nei mesi scorsi da Amiu. Le condanne, per un importo complessivo di 150.000 euro, per i responsabili della cooperativa arrivate “per meri vizi di forma” hanno quindi assestato l’ultimo colpo alla cooperativa sociale.

Di seguito la lettera inviata in redazione dalla Cooperativa sociale “Lavoro e Liberazione” di Alessandria.

“In questi anni, denunce della gravità della situazione e segnali di allarme sono stati ripetutamente lanciati attraverso incontri con il Prefetto, comunicati stampa, manifestazioni, sit in, partecipazione a programmi televisivi anche nazionali, ma nulla è servito a sbloccare la situazione.
Le vicende legate all’AMIU Spa, ormai note, hanno messo in ginocchio la cooperativa sul piano finanziario a causa del mancato pagamento di circa € 800.000,00.
Poi, a seguito dell’internalizzazione da parte di AMIU Spa del servizio di movimentazione dei cassonetti per la raccolta differenziata porta a porta, la cooperativa si è vista costretta a procedere al licenziamento di una ventina di lavoratori impiegati nel servizio.
Con questi lavoratori, e con tutti i soci della cooperativa, al fianco dei sindacati, si è scesi in piazza molte volte per chiedere all’amministrazione pubblica di intervenire e di proporre alternative. Purtroppo le richieste di intervento sono rimaste inascoltate.
Dopo un anno di cassa integrazione (che per legge non poteva più essere rinnovata perché già raggiunto il periodo massimo di cui poter usufruire), dopo diversi incontri con i sindacati per cercare una soluzione congiunta alternativa al licenziamento, trovandosi di fronte ad un quadro desolante che non lasciava intravedere nessuna prospettiva per il futuro, la cooperativa, non potendo impiegare il personale in esubero in altri servizi, non ha avuto altra scelta se non quella di licenziare i soci che svolgevano i servizi per conto di AMIU Spa.
Ad aggravare ulteriormente la situazione della cooperativa sono state le impugnazioni dei licenziamenti da parte di alcuni di questi lavoratori, sostenuti energicamente, oltre che da studi legali privati, anche dalla CGIL Funzione Pubblica che ben conosceva la situazione, avendone seguito le vicende sin dall’inizio, che ben conosceva le difficoltà economiche e finanziarie della cooperativa, che ben sapeva che non vi erano alternative, che ben sapeva che si erano tentate tutte le strade possibili per evitare di arrivare al triste epilogo: il licenziamento dei lavoratori.
A nulla sono valse le richieste di conciliazione. Era evidente che il filo su cui stava viaggiando la cooperativa era troppo sottile per poter reggere un esborso economico per il risarcimento dei lavoratori, o ancor peggio una condanna.
Nonostante le difficoltà, la cooperativa è riuscita a garantire ai soci “uscenti” il pagamento di tutte le mensilità dovute e dell’intero ammontare dei TFR.
Mentre l’AMIU Spa veniva dichiarata fallita e ogni prospettiva di rientrare in possesso dei propri crediti si faceva ogni giorno più incerta e lontana, mentre diventava sempre più concreta l’impossibilita che il mancato rientro di un credito di tali dimensioni potesse ancora essere sostenuto dalle banche, è stata emessa una sentenza di condanna contro la cooperativa.
La condanna, pronunciata per un mero vizio di forma, prevede che la cooperativa corrisponda ai soci che hanno impugnato il licenziamento, a titolo di risarcimento, un importo pari a circa € 150.000,00.
A questo punto tutti i pilastri – e tutte le speranze – sono caduti.
La Cooperativa Sociale Lavoro Liberazione è in liquidazione.
La Cooperativa Sociale Lavoro Liberazione è stata “liquidata”.
In nome della difesa del lavoro di alcuni soci, in uno scenario che come si è detto non lasciava alcun margine d’azione alla cooperativa, è stata imposta una strada che la sta portando verso la chiusura.
Dei cinquanta lavoratori rimasti, quaranta non sono più in forza e gli ultimi termineranno il loro rapporto di lavoro allo scadere dell’ultimo appalto in essere.

Nata nel 1978 con l’intenzione di dare una risposta ai bisogni occupazionali di soggetti svantaggiati, la Cooperativa Sociale Lavoro Liberazione era la più vecchia cooperativa sociale di tipo B del Piemonte e tra le prime nate in Italia.
È sempre stata sinonimo di onestà e correttezza e nell’arco della sua attività ha offerto a centinaia di persone una concreta opportunità lavorativa.
Alle persone detenute, ex detenute, con esperienza di dipendenza, con disabilità fisica o psichica ha dato la possibilità di riconquistare una dignità sociale.
La città perde una parte importante della sua storia, perde un’esperienza fatta delle tante vite che sono passate, perde dei valori positivi, perde un mezzo concreto per la diffusione di questi valori sul territorio, perde, inoltre, uno strumento fondamentale per l’inclusione sociale di quelle persone che sono spesso lasciate ai margini del mondo del lavoro.
Dietro a questa grande e grave perdita ci sono delle responsabilità chiare, precise, che sono da attribuire proprio a quelle realtà che dovrebbero invece difendere il lavoro e il futuro di tutti, che dovrebbero costruire insieme ai cittadini dei modelli positivi di impresa.

Il territorio perde una ricchezza che il sindacato e l’amministrazione pubblica non hanno saputo tutelare e valorizzare”.

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