Autore Redazione
mercoledì
31 Dicembre 2014
00:00
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Politica - Acqui Terme

I sindaci di Tortona e Acqui sul ricorso al Tar contro la riforma sanitaria: “se si andrà alla guerra la responsabilità non è certo dei sindaci”

I sindaci di Tortona e Acqui sul ricorso al Tar contro la riforma sanitaria: “se si andrà alla guerra la responsabilità non è certo dei sindaci”

TORTONA ACQUI TERME  – Se guerra deve essere, allora guerra sarà. E’ arrivato forte e chiaro anche in provincia di Alessandria il messaggio del Presidente della Regione, Sergio Chiamparino, ai sindaci intenzionati a ricorrere al Tar  contro la riforma sanitaria piemontese. Chi sceglierà la strada dello scontro anziché del confronto, ha avvisato Chiamparino, rischia di chiudere ogni canale di dialogo con la Giunta regionale perché  nei tribunali non si discute “ci si difende”.

Ridurre a una “guerra” una questione complessa come la riforma sanitaria ha però  mandato in fibrillazione il sindaco di Tortona, Gianluca Bardone. I cittadini dei 40 Comuni del tortonese, di Asti e di Acqui Terme non sono “nemici”, ha tuonato il primo cittadino. Se la Regione deciderà di fare “una guerra”, ha aggiunto,  la farà in realtà contro sé stessa, contro quei piemontesi  “che aspettano ancora oggi di capire perché sia stata ridotta la qualità dei servizi sanitari”. Da un mese, ha aggiunto Bardone, Tortona aspetta di conoscere  le motivazioni della Giunta Regionale e di poter esporre le controproposte elaborate.  “Se saranno in grado di smentire le nostre ragioni lo accetteremo” ha aggiunto il sindaco Tortona , convinto che spetti alla Giunta regionale decidere se spiegarsi di fronte agli amministratori locali o al Tar.  

Se si andrà alla guerra la responsabilità non è certo dei sindaci” ha fatto eco il primo cittadino di Acqui Terme, Enrico Bertero, stigmatizzando il silenzio della Regione rispetto a decisioni fatte poi  improvvisamente cadere sulle teste di sindaci e cittadini. In attesa dell’arrivo ad Alessandria  a metà gennaio del direttore regionale della sanità Fulvio Moirano e poi dell’assessore Saitta, Acqui Terme metterà intanto a punto le proposte già elaborate nel tavolo tecnico al lavoro da svariate settimane.  Per difendere l’ospedale acquese, così il resto dei nosocomi “a rischio” bisogna infatti rispettare i tre capisaldi rimarcati anche nella passate settimane a Palazzo Ghilini dalla stesso Chiamparino: vietato allungare i tempi,  i saldi devono rimanere invariati e non deve peggiorare la qualità del servizio per i cittadini. “Se per salvare cardiologia e rianimazione bisogna risparmiare da qualche altra parte proporremo innanzitutto  di eliminare lo sdoppiamento Aso/Asl per tagliare il costo di posti politici e amministrativi  – ha anticipato Bertero –  Stiamo inoltre esaminando la situazione dei vari reparti nel resto della provincia per chiedere l’eventuale soppressione di quelli con maggiori criticità e salvare invece cardiologia e rianimazione ad Acqui”.  Insomma il campo di battaglia è pronto e le barricate sono state alzate, nella città termale anche con le 17.400 firme raccolte in circa un mese. “Prima di dire che i sindaci vogliono fare la guerra, la Regione dovrebbe pensare che mentre decide di togliere reparti ad Acqui che potrebbero salvare la vita di tutti quei cittadini che vivono in paesi  a un’ora di distanza da Alessandria, a Torino restano due ospedali con le stesse identiche specialità a meno di un Km uno dall’altro. Chiamparino – ha concluso Bertero – non deve minacciarci ma solo scusarsi”.

 

 

 

 

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