Autore Redazione
venerdì
3 Settembre 2021
12:03
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Politica - Alessandria

Il “tracollo” della stazione di Alessandria, dove oggi non si può neanche andare in bagno

Il “tracollo” della stazione di Alessandria, dove oggi non si può neanche andare in bagno

ALESSANDRIA – Era uno dei “nodi ferroviari più importanti di Italia“. Dalla stazione di Alessandria a ogni ora partivano e passavano treni per raggiungere le più importanti destinazioni del Centro e Sud Italia e del resto delle città del Nord. Oggi, in quella stessa stazione un tempo crocevia di pendolari e viaggiatori, non si può neppure andare in bagno. La porta chiusa dei servizi igienici con ancora il cartello che segnala il costo di 1 euro per entrare per l’ex senatore Daniele Borioli è l’emblema del “tracollo” del nodo ferroviario alessandrino.Anche fare pipì è un privilegio interdetto alla stazione di Alessandria” ha scritto su Fb l’ex senatore, sconsolato e amareggiato anche di fronte agli spazi commerciali da tempo vuoti e abbandonati.I treni per andare per andare oltre le colonne d’Ercole di Genova a Sud e Voghera a Sud-Est sono in tutto 4 o 5″ ha scritto ancora Borioli, che ha perso ogni traccia dei “vaticinati progetti di rilancio, partoriti dal chiacchiericcio locale“.

Anche come assessore ai Trasporti e alle Infrastrutture del Piemonte nella giunta regionale guidata da Mercedes Bresso, Borioli si era occupato di trasporto ferroviario. Le cose, all’epoca, “non erano certo entusiasmanti”, ricorda “ma almeno qualche traccia di collegamento ancora restava, verso Roma e il Sud, verso l’Emilia e la dorsale adriatica. E arrivavano, nella buona stagione, diversi treni Autozug, delle ferrovie tedesche e poi olandesi, Autoslaap (in virtù di un accordo che promuovemmo come Regione Piemonte, insieme alla Provincia e ad Alexala) che sbarcava nel capoluogo alcune migliaia di turisti stranieri nordeuropei ogni anno. Anche quella un’occasione persa, non senza responsabilità degli operatori del settore che non seppero o non vollero coglierla“.
Non tutto fu fatto al massimo e al meglio” e “forse si poteva fare di più”, ammette Borioli, che ricorda però gli sforzi fatti all’epoca anche per sostenere i progetti di soggetti privati che provarono a “giocare la partita”, nonostante “l’ostile boicottaggio di Trenitalia“. Borioli pensa ad Arenawaysprogetto ridotto da Trenitalia in combutta con RFI a un mozzicone” e a Railion Italia “che oggi giace, carcassa decadente a sanzionare l’evidente morte di ogni ambizione di rilancio“.

“Alessandria, che ha costituito negli anni del boom un pezzo della propria vocazione economica, persino della propria identità sociale (se pensiamo al peso che hanno avuto i ferrovieri e le loro famiglie nella vicenda del quartiere Cristo), intorno alla propria stazione ferroviaria, ora ammaina mestamente bandiera. “Le responsabilità” per Borioli “sono molteplici e trasversalmente distribuite” ma ora le forze e gli amministratori locali devono compiere “scelte coraggiose e vigorose: “Si provi a rimettere le carte sul tavolo, coinvolgendo tutti gli attori necessari, e chiamando in campo ogni forza possibile per riconfigurare una progettualità in grado di muovere, subito dai prossimi mesi, qualche primo parziale passo. Il problema ha a che fare con l’interesse della città e del territorio, mi appassiona perché ci ho dedicato tempo ed energie. Ma non è più un problema mio. Anche se mi scoccia, un posto per pisciare riesco ancora a trovarlo, anche fuori dalla stazione di Alessandria”. 

 

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