Autore Redazione
martedì
31 Maggio 2016
22:00
Condividi
Politica

Dal fallimento dell’ex Cavanna 30 lavoratori precipitano in un vuoto normativo: senza stipendi, contributi e ammortizzatori

Dal fallimento dell’ex Cavanna 30 lavoratori precipitano in un vuoto normativo: senza stipendi, contributi e ammortizzatori

MORSASCO – E’ un paradosso sentire i sindacati “chiedere” il licenziamento di una trentina di lavoratori. A questo si trovano però costretti Fiom Cgil e Uilm Uil per tutelare un gruppo di dipendenti dell’ex Trafilerie Cavanna di Morsasco. Dal fallimento dell’azienda, lo scorso 19 febbraio, i lavoratori non percepiscono stipendio, né contributi e si ritrovano “ostaggio di una ditta fallita” a causa di un “vuoto normativo” creato dalla riforma degli ammortizzatori sociali dello scorso autunno. Da 100 giorni il gruppo di dipendenti tira avanti senza un centesimo ma se oggi si licenziasse perderebbe anche “l’ultimo briciolo di sostegno” rappresentato dalla mobilità.

Il curatore fallimentare, hanno denunciato Ivan Gaetani della Fiom e Antonio Bordon della Uilm, affiancati dalla Rsu Andrea Calcagno e da un gruppo di lavoratori, si è dimostrato sordo alla richiesta di tentare la strada della cassa integrazione straordinaria, forse non impossibile dopo l’ultima riforma di maggio, ma certamente oggi più onerosa per le aziende rispetto al passato. Escluso per questo gruppo di lavoratori il ricorso alla Naspi, paradossalmente l’unica strada per uscire da questa situazione rimane quella del licenziamento. Il curatore fino ad ora non sembra però intenzionato a chiudere il rapporto lavorativo con i trenta dipendenti. Anche se il vuoto salariale e contributivo degli ultimi tre mesi non appare recuperabile, i lavoratori non possono neppure far leva sulla “giusta causa” per lasciare l’azienda con un qualche salvagente. “Negli ultimi tre mesi i dipendenti non hanno lavorato e quindi l’azienda non era tenuta a pagarli” hanno infatti precisato Gaetani e Bordon.

Amareggiati dal fallimento di un’impresa fondata nel 1975, i sindacati hanno però stigmatizzato la “leggerezza” con cui si è gestita questa procedura. Dall’inizio della crisi, nel 2012, hanno ricordato Fiom e Uilm, la Trafileria Cavanna era andata avanti alternando periodi di cassa integrazione ordinaria, straordinaria e in deroga, l’ultima per ora pagata solo in parte a gennaio. Tra i 43 degli 86 lavoratori rimasti alla dichiarazione di fallimento, 12 dipendenti iscritti al sindacato di categoria della Cisl, hanno aggiunto Bordon e Gaetani,  hanno poi deciso di rimanere al tavolo delle trattative ed entrare nella nuova “Trafilerie del Monferrato” con la moglie e i figli dell’ex titolare Sergio Cavanna. Discutere anche solo della “bozza” di accordo presentata a inizio maggio per Fiom e Uilm era però “impossibile“, hanno spiegato i due sindacalisti, soprattutto alla luce dei previsti demansionamenti, del secco “no” a percorsi di formazione e al ricorso alla cassa integrazione, da sfruttare anche come “serbatoio” da cui attingere lavoratori al progressivo aumento di fatturato della nuova azienda.

Ora i sindacati chiedono però una risposta per questi trenta lavoratori e per le loro famiglie, finite in un territorio normativo sconosciuto e senza tutele.Un numero di certo non trascurabile considerando che stiamo parlando di una realtà come Morsasco, che conta circa 700 abitanti” hanno evidenziato Gaetani e Bordon. Il prossimo passo, hanno anticipato Fiom e Uilm sarà quindi la richiesta di un incontro al Prefetto anche perché la preoccupazione dei sindacati è che la vicenda dell’ex Cavanna sia solo “l’inizio”. “Stiamo sollevando un problema che domani potrebbe travolgere anche altre aziende – hanno concluso Gaetani e Bordon – perché è frutto di un vuoto normativo creato dalla riforma degli ammortizzatori sociali dello scorso autunno”.

Tatiana Gagliano

 

Condividi