Autore Redazione
sabato
25 Novembre 2017
07:30
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Eventi

Modernità e tradizione. Recensione di “L’innamorata pazza”

Modernità e tradizione. Recensione di “L’innamorata pazza”

INCISA SCAPACCINO – Tutto quello che ci sia aspetta da una rivisitazione della commedia dell’arte, con un ritmo serratissimo, una comicità moderna e una versatilità straordinaria delle quattro interpreti. Questa è l’impronta di “L’innamorata pazza. Commedia dell’Arte Femmina”, di Santibriganti Teatro, presentato venerdì 24 novembre, alla ex cantina sociale di Incisa Scapaccino per Teatro a Veglia, nell’ambito della rassegna Teatro in terra Astesana, diretta dal Teatro degli Acerbi.

Il testo è tratto da “Il Teatro delle Favole Rappresentative” del comico Flaminio Scala,  raccolta di canovacci della commedia all’improvviso del tardo ‘500, e ne mantiene i personaggi tipici, le forme gestuali, le maschere e la trama portante della pazzia d’amore e del quadrato amoroso. La trama verte sull’amore di Orazio e Flaminia, allontanati dal fato e fidanzatisi rispettivamente con Isabella e Flavio. Il loro successivo ritrovarsi e riscoprirsi ancora innamorati causerà la pazzia di Isabella, duelli, cattiverie, dialoghi velenosi, per poi risolversi in un lieto finale. La pazzia è un iter, una catarsi che implica la guarigione e la luce dopo le tenebre folli.

Il regista Mauro Piombo impone un ritmo vorticoso e una mutazione continua di ruolo, timbro vocale e parlata vernacola alle quattro protagoniste. Ognuna di loro interpreta più ruoli, a partire da un contesto metateatrale dove una compagnia mette in scena la storia di Isabella,  e tutte passano da ruoli definiti ad altri giocati con le maschere. E’ con questa caratterizzazione che diventano i servitori- Zanni della commedia dell’arte, ma anche una sorta di coro popolare che fonde dialetti e parlate diverse in un racconto-commento di grandissima ilarità ed efficacia.

Caroline F. Rocha è una Isabella interpretata da una commediante brasiliana, sedotta e abbandonata dal regista. La sua pazzia regala un momento di intensa tragicità che spicca, come il candore del suo abito di mancata sposa, in una trama dal registro prettamente comico e vi si incastra stupendo positivamente. Costanza Maria Frola è l’attrice sostituta della squinternata compagnia, ma anche  Orazio e Capitan Spavento, oltre che un godibile Zanni dalla parlata veneziana e dalle movenze arlecchinesche. La sua gestualità è una luce che attrae lo sguardo e rende credibile tutta l’azione.  Silvia Caltagirone interpreta Flaminia e a lei si devono momenti di pura espressione d’amore, subito alternati a fulminanti battute in siciliano e a frecciate pungenti. Arianna Abruzzese si prodiga in molti ruoli, tra cui quelli di Pantalone e dell’impacciato poeta Flavio che, persino in punto di morte, parla comicamente in rime baciate, passando con facilità dal veneziano al napoletano e alla parlata esitante dell’innamorato deluso.

La vicenda è semplice nella trama ma complessa per i tanti livelli su cui si intreccia. Tutto ruota velocemente, le interpreti cambiano ruolo, cantano, interagiscono tra loro e con il pubblico, ora come commedianti ora come personaggi, mettono e tolgono le maschere per cambiare identità, valorizzando un taglio registico che le mette alla prova.  Il legame è sempre la battuta, il lazzo e una comicità popolare che strappa la risata e fa apprezzare la particolarità della versione femmina, come da titolo, della commedia.  Una compagnia da ricordare e seguire, Santibriganti Teatro.

L’appuntamento successivo di Teatro in terra astesana  sarà venerdì 1 dicembre: Emanuele Arrigazzi e Fabio Martinello saranno in scena con lo spettacolo “Può una bicicletta volare?”.

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