Autore Redazione
sabato
16 Dicembre 2017
09:45
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Eventi - Piemonte

Divagazioni lunari. Recensione di “Primi passi sulla luna” allo Spazio Kor

Divagazioni lunari. Recensione di “Primi passi sulla luna” allo Spazio Kor

ASTI – “Una chiacchierata smembrata e post –drammatica”, dichiaratamente non recitata. Andrea Cosentino, in scena allo Spazio Kor, venerdì 15 dicembre, si è rivolto al pubblico definendo così il suo “Primi passi sulla luna, divagazioni provvisorie per  uno  spettacolo postumo”, spettacolo (o, meglio, non-spettacolo) della sezione Concentrica del Teatro della Caduta, nell’ambito della stagione Public, diretta da Emiliano Bronzino. E’ anche così che Public si rivela una realtà assolutamente da conoscere e condividere, forte del merito di raccogliere in uno spazio bello e polifunzionale diversi linguaggi artistici, tra cui proposte di nuova drammaturgia di alto livello e già pienamente riconosciute,  circo contemporaneo e danza.

In tono da narrazione comico-cabarettistica-confidenziale, Cosentino inizia a raccontare della nascita del monologo nel 2009, in occasione dei 40 anni dall’allunaggio, per virare sul surreale con un ipotetico film di Stanley Kubrik, interpretato da  un sosia viterbese di Neil Armstrong. Da uno scatolone escono oggetti improbabili come una Barbie in tenuta da astronauta, un osso di tapiro e un libriccino con una storia della Pimpa di Altan, ovviamente sulla luna. Il materiale è tanto, ma lo stile di Cosentino spiazza ancora e la storia diventa postuma, ovvero raccontata post mortem da un critico, che ricalca gli stilemi più ricorrenti della letteratura teatrale. Ci sono tutti i luoghi comuni e i pretesi riferimenti ad opere altre ed alte, da Brecht a Pina Bausch, sciorinati con una satira che fa a fette le costruzioni mentali spesso distanti dalla realtà di ciò che si vede. Ma lo spettacolo postumo è tale anche perché incompiuto, ovvero immanente, tale da rendere sempre presenti i fatti che lo hanno ispirato. Qui è il cuore della narrazione, nella vena personale e intima che si intreccia alle precedenti e destabilizza lo spettatore, diviso tra una dicotomia comicità-tragedia del tutto improvvisa. La luna, la Pimpa, il mestiere dell’attore ci sono sempre, ma entra un fatto legato ad un periodo della vita del protagonista, insieme ad un senso di attesa di un finale risolutivo.

Singolare il registro comico che vira nel tragico, ancora più insolita la suspense, accentuata dal ritorno alla comicità che divaga e lascia un interrogativo (chi vedrà lo spettacolo potrà comprendere) in sospeso. L’intenzione dichiarata della non recitazione lascia lo spazio ad un’interpretazione esilarante del critico teatrale, vera incarnazione in parole e gestualità loquacissima di un esercizio intellettualistico. Nel non-recitato ad arte rientrano anche le annotazioni verbali sulle luci, sulla musica e sull’uso di cappelli rosa scelti dal regista (Andrea Virgilio Franceschi), con precisi intenti subliminali. Quest’ultima indicazione ad uso di eventuali critici in sala  è una gustosa frecciata su pretesi voli ermeneutici.

Con la stessa comicità iniziale si chiudono divagazioni fantasiose, colte, intime e surreali. La luna si presta alle favole come ai calcoli degli scienziati o alle emozioni e tutto collima, sebbene partendo da presupposti diversi. Così in “Primi passi sulla luna” tutto diventa coerente, i frammenti smembrati sono parti di una macchina teatrale insolita, che diverte, commuove e sconcerta, per poi tornare a far ridere.

Da vedere nel suo farsi come il disegno di un caleidoscopio.

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