Autore Redazione
sabato
17 Febbraio 2018
07:44
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Eventi - Valenza

Liquidità e impasse. Recensione di “Riportami là dove mi sono perso” a Valenza

Liquidità e impasse. Recensione di “Riportami là dove mi sono perso” a Valenza

VALENZA – Due pareti diagonali che sembrano correre verso un punto di fuga destabilizzano e suggeriscono un ambiente precario, come una prospettiva che ribalti su chi guarda le immagini di un quadro. E’ con questa scenografia essenziale e di grande effetto che ha debuttato venerdì 16 febbraio al Teatro Sociale di Valenza, di fronte ad un numerosissimo e in gran parte giovane pubblico, “Riportami là dove mi sono perso” del Collettivo Teatrale Officine Gorilla e Bachalòm Teatro, scritto e diretto da Luca Zilovich.

E’ proprio di immobilismo nella precarietà che parla lo spettacolo, una prosecuzione ideale, cioè solo nei temi di fondo, del precedente fortunato “Love date”. Il contrasto è quello con le alte aspettative e i desideri dei protagonisti, “liquidi” della liquidità stigmatizzata dal sociologo Zygmunt Bauman, ovvero flessibili all’adattamento come la nostra società richiede ai giovani di essere. Emma (Maria Rita Lo Destro) e Theo (Michele Puleio) sono una coppia legata da  sentimenti che non vengono meno, ma che si trova a fronteggiare una realtà esterna fatta di delusioni e sconfitte, di sensazione di mancanza di futuro familiare e professionale. Le pareti domestiche non sono un rifugio, perché vi irrompono telefonate che ricordano sforzi lavorativi non ripagati, spot pubblicitari che inneggiano a bisogni sempre maggiori e aloni di invidia per chi invece è riuscito.

Emergono i dialoghi, fulminei e ironici, talvolta taglienti da causare la risata. A confronto i punti di vista maschile e femminile, bisogni diversi ma accomunati dall’insoddisfazione e dalla difficoltà di far fronte all’insicurezza che genera frustrazione. Sono situazioni paradossali (la paralisi da stress di Puleio è giocata con una gestualità godibilissima), battibecchi degni di un manuale di incomprensione reciproca e spiragli dove si intuisce un sentimento soffocato da un rapporto impossibilitato ad evolvere. Theo ed Emma sarebbero perfetti in una società altra. La sensazione della loro possibile sintonia appare evidente in una bella sequenza gestuale, quasi teatro-danza, dove movimenti usuali, come il cambiarsi d’abito, diventano un appoggiarsi plastico reciproco, in un gioco di simultaneità e di unione. Ma questa è la società liquida, quella che decreta la sconfitta della generazione dei trentenni, e la difficoltà dei rapporti è tale da suscitare il desiderio di tornare là dove tutto si è guastato, forse sotto un mucchio di oggetti vecchi che si sono accumulati e bisogna buttare. Non a caso la colonna sonora è la canzone “In scatola” (proprio quella degli oggetti da buttare) di Dado Bargioni.

Una bella prova per Maria Rita Lo Destro e Michele Puleio, che danno corpo a significati sottesi e ad un’ironia che colpisce nel segno. Tra loro non si interrompe mai il filo dell’intesa, sono una vera coppia che rimane legata sempre, anche nella potenziale divisione. Il testo rivela spessore nei contenuti, un bel ritmo (da sottolineare un dialogo a distanza, fronte pubblico, profondo e dai tempi perfetti: una sorta di testamento interiore di coppia) e un passo avanti di grande maturità delle Officine Gorilla, una compagnia emergente da tenere d’occhio.

Veramente notevole il successo di pubblico al Teatro Sociale di Valenza.

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