Autore Redazione
domenica
15 Luglio 2018
01:55
Condividi
Eventi - Alessandria

Shakespeare sposa la fantascienza. Recensione de “La tempesta”

Shakespeare sposa la fantascienza. Recensione de “La tempesta”

ALESSANDRIA – Un’atmosfera umida e nuvolosa, un parco ai piedi di un edificio in rovina e un ritmo di percussioni che entra nelle ossa. Sabato 14 luglio la Compagnia Teatrale Stregatti, ai giardini Pittaluga, ha presentato “La tempesta”, che verrà replicata oggi, domenica 15, alle 21.30, nell’ambito del progetto “Shakespeare in the park”. L’intento è ambizioso e mira a diffondere anche da noi la tradizione anglosassone di rappresentare, in luoghi all’aperto, nella stagione estiva, i capolavori del bardo. Come in Inghilterra, la pioggia (poca per fortuna) non ha fermato il teatro né gli spettatori e l’impatto è stato, trattandosi di tempesta, ulteriormente acquatico e veritiero.

Il testo narra di Prospero, duca spodestato di Milano ed esiliato su un’isola, che scatena con le sue arti magiche una tempesta per rimettere ordine nelle vicende umane e imporre il suo volere. “La tempesta” degli Stregatti enfatizza l’atmosfera magica, sottolineando una vena noir e fantascientifica, ambientando la vicenda in un mondo post catastrofico dove nascono solo donne. Il sesso di quasi tutti i personaggi è capovolto (gli uomini sono donne e viceversa) e le sembianze sono quelle di sopravvissuti, feriti e sfigurati, vestiti in modo talvolta mimetico e sempre stracciato. L’ambientazione fantastica predilige toni tenebrosi, spunti dei manga, ma anche l’immaginario post atomico della cinematografia catastrofista o quello dell’hard rock (e il ritmo delle percussioni di Daniele Mignone ha un qualcosa di duro e persistente che lo ricorda). Giusy Barone è una Prospera che ricorda una rock star dannata e persino Capitan Harlock. Dei tre palchi su cui si svolge l’azione, troneggia sul più alto, metallico, come quello di un concerto, e il suo bastone si aggiunge ai suoni martellanti, per intervenire con sortilegi sugli uomini. Il piano umano è quello più basso del palco di legno, anche barca in balìa dei flutti, impotente di fronte alla magia. Al di sotto di tutto, il rifugio di Calibana, la schiava che ha in sé il germe dell’indegnità, ma anche quello della perdita della libertà sull’isola dove era sovrana. Una personalità distorta e controversa, materiale come la terra, volgare e persino animalesca nella postura,  ma con una scintilla di ribellione e sentimento che commuove, nella precisa interpretazione di Simona Gandini.

Una lettura singolare per un taglio registico di Gianluca Ghnò che fa della coralità e delle molteplici azioni contemporanee la sua linea portante. I punti di vista si moltiplicano e, grazie ad una scenografia naturale veramente notevole ed ampia di alberi e rovine, in ogni momento lo spettatore si può voltare e sentirsi circondato da un mondo in movimento. Il cast è numeroso e conta, tra componenti della compagnia e allievi dei corsi, venti attori sempre tutti in scena, per un effetto decisamente coinvolgente.

“La tempesta” sarà replicato stasera, domenica 15 giugno, alle 21.30, sempre nella bellissima cornice (da scoprire nelle sue potenzialità scenografiche) dei giardini Pittaluga, con ingresso da Via Lanza.

Condividi