Autore Redazione
mercoledì
19 Marzo 2014
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Eventi - Lombardia

Klimt: alle origini del mito

Klimt: alle origini del mito

Con la nuova retrospettiva “Klimt. Alle origini del mito”, proseguono a Milano, a Palazzo Reale, le mostre di ampia risonanza internazionale con i massimi protagonisti della storia dell’arte. L’antologica inaugurata il 12 marzo e aperta al pubblico fino al 13 luglio, curata da Alfred Weidinger con Eva di Stefano, rende omaggio a Gustav Klimt (1862-1918) autore di celebri icone entrate nell’immaginario collettivo come “Il Bacio”, “Giuditta I”, “Solomé” e “Le tre età della donna”.

Un’affascinante mostra sul padre della Secessione viennese con l’esposizione di un centinaio di opere tra dipinti, disegni e testimonianze epistolari, però solo una ventina di Klimt, un numero ridotto, ma oggi ne esistono poco più di un centinaio dopo il rogo appiccato dai nazisti nel castello dove erano custodite. L’esposizione narra, cronologicamente, attraverso ritratti, figure femminili, paesaggi, il percorso umano e artistico di uno dei più eclettici miti dell’arte moderna, partendo dalla sua formazione alle opere della maturità, dalla rottura con lo storicismo accademico alla fase aurea, fino al periodo simbolista e al fauvismo.

Pur distaccandosi dallo stile preraffaellita che applicava come decoratore dei palazzi storici, in Klimt s’intrecciano il classico e il moderno, il figurativo con l’astratto, stili pittorici diversi mescolati al naturalismo dalle sfumature esotiche ma anche decadenti. Artista raffinato nella valenza espressiva della foglia d’oro con cui decorava le opere. Una tecnica che illuminava ed esaltava i soggetti rappresentati unificando la trama. Una profusione che avrà il suo clou nella fase aurea, dopo esser rimasto colpito e affascinato dai mosaici bizantini di Ravenna e Venezia.

Un linguaggio pittorico ineguagliabile che oltre al preziosismo aureo si caratterizza nell’assenza di volumi, nella bidimensionalità delle forme, nella linearità asciutta e nei caldi cromatismi. Ma la poetica klimtiana è di natura esistenziale, pone al centro i rapporti umani, i sentimenti, le passioni, la decadenza umana e realizza la sua migliore espressione nell’evocazione simbolica della realtà, non nella sua rappresentazione.

Klimt é stato il pittore di un raffinato erotismo, elegantemente voluttuoso, mai volgare o morboso come quello di Schiele, le donne che ritrae non sono sempre bellissime ma il pittore dell’Art Nouveau ne coglie il fascino, il mistero, il temperamento. L’artista é affascinato dalla femme fatale, erotica, enigmatica, da una donna non più dalle forme burrose rubensiane, ma da una femmina androgina, sofisticata e altera, forte e sicura della sua essenza, moderna. Così è l’icona“Salomé” (1909), simbolo della retrospettiva, rappresentazione drammatica di una Giuditta moderna ed erotica, ingioiellata, dal busto scoperto e il trucco ma sempre superba vendicatrice, il cui volto e le dita “artigliose”, contratte, esprimono l’intenso tormento emotivo.

Nell’opera incompiuta Adamo ed Eva (1917-1918) dall’espressione dolce, dalla posa morbida e l’opulenza diafana della donna che contrasta con le tonalità scure del dormiente Adamo invece si coglie nella composizione l’armonia raggiunta, il superamento della lotta passionale e il sereno appagamento.

Tra i ritratti femminili, dalle forti valenze espressioniste, la “Signora davanti al caminetto” (1894-1898) e l’inquieto volto, dallo sguardo liquido che si stacca dall’oscurità di “Ritratto femminile” (1898) e si contrappone alla splendida luminosità della donna rappresentata nel 1894. Tenero il dipinto simbolista“La Famiglia” (1909-1910) con i volti della madre e dei due figli dal candido incarnato infantile, addormentati, che emergono dallo sfondo oscuro, con una spazialità che si fonde con le figure. Incantevole nella suggestione sensuale dei corpi che fluttano “Acqua in movimento” (1898) mentre più inquietante, dalle ampie e accese cromie, “Fuochi Fatui” (1903).

Ma anche i paesaggi klimtiani possiedono una raffinata eleganza come l’aureo Girasole (1907), solitario e superbo, dal ricco fogliame, lo sfondo splendente per le pagliuzze d’oro, simbolo della bellezza della natura ma anche della donna amata, mentre sempre evocativo ma dal taglio più impressionista “Dopo la pioggia” (1898).

Splendida la ricostruzione, fedele all’originale, del monumentale “Fregio di Beethoven”, realizzato dal pittore viennese nel 1902 per il Palazzo della Secessione, che interpreta simbolicamente la Nona Sinfonia del compositore. Una raffigurazione che narra la nostra condizione umana, il lungo viaggio degli uomini alla ricerca della felicità, un percorso che deve attraversare forze oscure, passioni, sofferenza, lotte per arrivare all’abbraccio finale, liberatorio, nel quale l’animo tormentato umano trova finalmente la quiete.

Klimt: alle origini del mito

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