Autore Redazione
lunedì
5 Giugno 2023
11:00
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Vivere il Pavese - Pavia

Plastica: un allarme ambientale che invade i nostri ecosistemi

Plastica: un allarme ambientale che invade i nostri ecosistemi

ITALIA – In occasione della Giornata Mondiale dell’Ambiente, il Wwf lancia un grido d’allarme riguardante l’invasione dei nostri ecosistemi da parte dei rifiuti di plastica. Secondo il nuovo report “Plastica: dalla natura alle persone. È ora di agire”, fino a 1/5 dei rifiuti di plastica invade ogni anno i nostri mari, le acque dolci e la terra. Questa situazione critica richiede un’azione immediata e un impegno deciso da parte del governo e di tutti noi.

L’Italia, una triste realtà nell’inquinamento da plastica

L’Italia, purtroppo, è uno dei peggiori Paesi inquinatori che si affacciano sul Mar Mediterraneo, contribuendo in modo significativo al disastro ambientale. Il nostro Paese è il secondo più grande produttore di rifiuti plastici in Europa, una posizione tutt’altro che lusinghiera. Nel report il Wwf sottolinea  quanto non sia possibile limitarci a un piano di riciclo limitato agli imballaggi. Serve, invece, estendere la raccolta differenziata a tutti i prodotti in plastica di largo consumo, al fine di favorire la crescita dell’economia circolare come valore condiviso.

Ogni fase del ciclo di vita della plastica, dalla produzione all’utilizzo fino allo smaltimento, provoca danni innumerevoli e significativi all’ambiente. Nonostante la produzione di plastica sia in costante crescita, lo smaltimento rimane inefficace e altamente inefficiente, con tassi di riciclo inferiori al 10% a livello globale. Questo porta a una triste realtà: fino a 22 milioni di tonnellate di rifiuti di plastica entrano ogni anno nell’ambiente marino e altrettanti nell’ambiente terrestre, principalmente sotto forma di plastica monouso.

Inoltre, la produzione di plastica è responsabile di circa il 3,7% delle emissioni globali di gas serra, e si prevede che questa percentuale possa aumentare fino al 4,5% entro il 2060 se non si adottano misure adeguate. La situazione è così grave che l’inquinamento da plastica ha superato il “limite planetario”, oltre il quale gli ecosistemi non possono più garantire condizioni favorevoli alla vita.

Economia circolare: la ricetta per salvare l’ambiente?

Ma cosa succede ai prodotti in plastica che non possono essere riciclati secondo la normativa vigente? Un esempio lampante è dato dagli spazzolini da denti, di cui in Italia ogni anno vengono gettate 4.000 tonnellate di plastica. Questa quantità enorme di plastica non viene riciclata e non contribuisce alla creazione di nuovi oggetti. La situazione si ripete anche con altri prodotti: una sedia da giardino potrebbe fornire fino a 2,8 kg di plastica riciclata, equivalente a 93 flaconi di shampoo; una bacinella per i panni potrebbe fornire fino a 1 kg di plastica riciclata, come 500 tappi delle bottiglie d’acqua; e un trasportino per gatti potrebbe offrire fino a 900 g di plastica riciclata, pari a 30 vaschette per le albicocche.

Per invertire questa tendenza distruttiva, è necessaria un’economia circolare in cui le materie prime, come la plastica, siano mantenute in circolo attraverso il riuso e il riciclo. Questo richiede un cambio di rotta immediato verso modelli di produzione e consumo più sostenibili ed efficienti. “È fondamentale agire sui primi tre livelli della scala gerarchica dei rifiuti: prevenzione, riuso e riciclo” – sostiene il WWF – “Dobbiamo ridurre la produzione e l’uso di plastica non necessaria, promuovere il riutilizzo e la riparazione dei prodotti in plastica e ampliare la raccolta differenziata per includere tutti i settori produttivi di largo consumo, non solo gli imballaggi”.

L’inquinamento da plastica sta minacciando i nostri ecosistemi e il nostro futuro. È responsabilità di tutti noi agire in modo concreto e immediato per salvaguardare il nostro pianeta. L’economia circolare è la chiave per creare un futuro sostenibile, in cui la plastica non sia più un pericolo per la natura e per noi stessi.

Giacomo Pelizza

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